Ma cosa fa un'educatrice queer quando si trova davanti a ragazz3 queer?

CW: riferimenti generici a molestie su minori e omolesbobitransfobia; slur

Grooming è il nome con cui l'etologia descrive quella pratica animale per cui membri dello stesso gruppo sociale si prendono cura l'un l'altro, tipo spulciandosi la pelliccia, per mantenere i rapporti sociali e la gerarchia del gruppo. Poi a un certo punto grooming è diventato l'approccio su internet di minori con lo scopo di portare avanti molestie, quello da cui dall'inizio di internet tutt3 vengono mess3 in guardia: “non parlare con l3 sconosciut3 su internet, non sai mai cosa vogliano da te o chi siano in realtà”, quella roba lì. Io però questa parola l'ho scoperta tardi, pochi anni fa, se non mesi. Perché bazzicare per la parte queer dell'internet significa che a un certo punto scopri che il binomio (fasullo e portato avanti nonostante qualsiasi prova contraria apposta per danneggiare la comunità) “omosessuale/pedofilə” ha portato la destra bigotta ad accusare tutt3 noi di fare grooming all3 bambin3. “Non toccate i bambini” ci urlano ad ogni occasione, poi vai a vedere i dati e scopri che le percentuali di chi va a toccare l3 bambin3 non sono proprio a loro favore. Eppure mentre sono a lavorare alle medie, guardo le relazioni educative che ho sviluppato nel giro di un anno e riprendo in mano il concetto etologico di grooming. Guardo A che va in terza media e l'anno prossimo spero potrà lasciarsi alle spalle tutto il bullismo che ha ricevuto in questi anni. È una ragazza timida, ha solo I come amica e quando le guardi capisci subito che sono le outcast della scuola. Leggono manga durante tutta la pausa mensa e riescono a scoprire i posti in cui fa più fresco del giardino. Guardacaso sono anche quelli più nascosti dagli occhi di chi invece gioca a calcio nel campetto o di chi si siede sulle panchine al sole per squadrare l'intero spazio condiviso. Da qualche settimana A ha iniziato ad approcciarmi timidamente. Io la conoscevo già, una quantità senza senso di educatori ed educatrici le ha fatto outing giusto per fare gossip alla fine del servizio “Oh, ma non sapete cosa è venuta a dirmi A oggi” senza capire quanto sia orrendo tradire così la fiducia di unə adolescente in questo modo. Poi anche lei mi ha conosciuta, a partire da un episodio in cui mi sono divertita a discutere di politica con un suo compagno di classe. “Una società conservatrice è la più stabile e augurabile che esista” “Ah bello mio, tu dici questo perché sei un uomo, bianco, probabilmente etero e cisgender e per di più ricco” a quel punto della discussione A ha alzato le antenne e ha seguito tutta la discussione guardandomi con gli occhi giganti di chi ha capito un layer in più del discorso. Da quel giorno mi saluta da lontanissimo “Ciao Letizia, come stai?” seguito da una sequenza di domande random: se le tengo il libro per favore (un titolo a caso, vero A?! La Canzone Di Achille, che poteva anche darmi una bandiera arcobaleno e sarebbe stata meno sottile in quel che voleva comunicarmi); dove ho passato le mie gite delle medie; se le sta bene il nuovo taglio; che fumetti le posso consigliare... Guardo A e non posso fare a meno di considerarmi una protettrice di questa ragazzina, arrivo al lavoro e non vedo l'ora che arrivi a salutarmi e a trovare una scusa per chiedermi altri libri, altre storie, altra musica. Sono l'unica persona in questa scuola che è apertamente queer, ne faccio una parte fondante della mia opera educativa su quest3 pargol3, che non hanno idea che ci sono persone che le parole frocio e trans che loro usano come insulto se le prendono addosso e ne fanno un motivo di orgoglio. È questo che voglio essere al momento: la dimostrazione che esistono persone queer anche nella vita reale, che sono una persona normale, discretamente simpatica e di cui si possono fidare. Ma non solo, per A (e per chi altro in quella scuola scoprirà di non essere eterosessuale o cisgender) voglio essere un riferimento e un esempio, faccio in modo di esserlo il più possibile, per dimostrarle che essere queer e orgogliosə è la strada che la aspetta. Mi piace questo ruolo che mi sta dando, mi fa sentire, egoisticamente, importante e necessaria, ma soprattutto penso a quando avevo la sua età e nessunə tra le persone che conoscevo era così dispostə a parlarmi di sessualità e di genere al di là dello standard. Sarebbe bello poter ritrovare il senso etologico della parola grooming. Mi sento un po' come una capobranco. Mi occupo della cucciola e la proteggo quanto posso, prima che possa davvero trovare il suo ruolo nella società. Non la sto traviando e convincendo di essere queer, le sto dando mezzi per muoversi meglio nella consapevolezza di esserlo. La sto coccolando e le sto raccontando una versione di me più forte di quella reale probabilmente. Mi prendo cura di A come se facesse parte della mia famiglia e con un'attenzione in più. Per lei, per me e per la mia famiglia queer.

Edit: dopo qualche settimana c'è stato il Pride di Bergamo. Riguardando le foto sui social ho scoperto che A era lì, con in mano lo striscione più grande di tutti ad aprire la parata. Mi dispiace non averla vista di persona, non averla abbracciata, ma che emozione, che pianto.