16

Arrivata una certa età, e soprattutto ad una certa consapevolezza, mi sono resa conto che cercare di convertire alla causa chi ha un pensiero totalmente opposto è un lavoro senza speranze. Non serve a niente, è solo una perdita di tempo. E, onestamente, una fonte di arrabbiatura. Perché mi fa proprio arrabbiare sentire discorsi di persone che non solo non vogliono capire ma insistono a portare avanti un pensiero, una cultura, che ha dimostrato più e più volte di essere totalmente sbagliato, dannoso. Per lə altrə e anche per loro stessi. Ma nessuno vuole fare quello sforzo per cambiare prospettiva, per vedere tutte le altre possibilità. Arrivata a questo punto ho deciso che devo scegliere le mie battaglie. Devo lavorare dove c'è margine di miglioramento. Discutere, informare, conversare con le persone che hanno già dimostrato sensibilità all'argomento. Che hanno già dimostrato l'intenzione di imparare, di capire e, soprattutto, l'intenzione di voler fare una critica di questa società e anche di se stessi. Io non perdo più il mio tempo con gli ottusi, con quelli che sono convinti che esista un complotto delle donne che detengono il reale potere, che è il potere di quello che hanno tra le gambe. Perché quello è che ciò vogliono gli uomini. Non voglio più sentirli certi discorsi, non mi fanno neanche più ridere. Una volta almeno mi facevano ridere. Adesso basta. Il mio tempo è troppo importante. Preferisco dedicarmi a chi dimostra di meritarlo. In fondo anche questo è un gesto di amor proprio e rispetto per se stesse. Non sono la maestra di nessuno. Se vuoi sapere “cosa vogliono le femministe” ti basta una connessione a internet e la licenza di scuola primaria e le tue ricerche te le puoi fare benissimo da solo.