Faerioll

Uno dei problemi che ho dovuto affrontare nel mio viaggio minimalista è stato come gestire l'amore per i libri. Come molte lettrici e lettori anch'io amo il libro cartaceo, mi piace la consistenza della carta, vedere che le pagine da leggere diminuiscono mentre quelle lette aumentano. Amo girare la pagina, sfogliare il libro avanti e indietro, mettere il segnalibro quando è ora di spegnere la luce...

Tuttavia il collezionismo è decisamente contrario alla mia filosofia di vita. Benché abbia dei libri che conservo perché ho amato molto o perché ho dovuto comprarli non trovandoli in prestito, tendenzialmente preferisco non riempirmi la casa di cose, neanche se sono libri. Senza contare che il libro cartaceo è sempre più un danno per l'ambiente che non sempre viene bilanciato con un vantaggio per la cultura umana. La carta è sempre più rara, il che significa sia che gli alberi iniziano a scarseggiare sia che quanto più una risorsa è rara tanto più costa. E infatti i libri iniziano ad avere costi decisamente proibitivi. Io ho trovato la soluzione per conciliare la passione per la lettura, l'amore per il libro e il desiderio di collezionare i testi che leggo nella biblioteca. Soluzione tanto semplice quanto geniale. La biblioteca è il luogo più bello che esista sulla faccia della Terra. Un luogo in cui puoi prendere i libri che vuoi senza pagarli. È perfino troppo bello per essere vero. E per tenere traccia delle mie letture senza accumulare quintali di carta sugli scaffali?! Per questo è venuta in mio soccorso la tecnologia. Siti e app permettono di salvare i titoli letti e io ho scelto di usare Goodreads. Non è necessario acquistare il libro per “tenerlo con me”, mi basta la mia libreria virtuale e, se volete, mi potete trovare qua https://goodreads.com/errabonda

Ogni volta che mi sento confusa, sopraffatta, incasinata, per dirla in maniera elegante, so che tornare al minimalismo è sempre la risposta.

Quando tutto è troppo, non perdo energia e tempo a trovare il bandolo della matassa per cercare di sbrogliarla. Le do fuoco. Elimino i problema alla radice. Perché darmi da fare per sistemare qualcosa che so già che non mi porterà da nessuna parte?!

Il minimalismo è la mia certezza e la mia forza originaria a cui fare sempre ritorno ogni volta che il caos della vita si fa insopportabile.

Il minimalismo è il mio faro.

Il tempo è ciò che mi spaventa di più. Perché è l'unica cosa su cui non c'è modo di avere controllo. Per questo non sopporto di perderlo, di sprecarlo. Il tempo passa e non torna indietro. Eppure non posso fare a meno di vedermelo scivolare tra le dita come sabbia senza riuscire a fare niente per fermarlo.

Vivo nella costante paura di stare sprecando il mio tempo, che la mia vita sia vuota e senza senso. Così continuo a vagare tra mille idee in attesa di trovare quella giusta, quella che darà uno scopo alla mia intera esistenza. Ma sapere che più il tempo passa e più le possibilità si riducono mi riempie di angoscia. Non riesco a prendere una decisione. E resto paralizzata.

E intanto gli anni passano... e la mia vita scivola via.

L'Immortal Theatre è un'altra community on line (prima ancora dell'Antico Borgo) che ho amato più di quanto potrei amare qualsiasi altro amico in real life. In realtà ho degli amici che amo in real life, ma il gruppo di scrittori e scrittrici che eravamo aveva qualcosa di magico. L'Immortal Theatre era un forum su cui si giocava di ruolo ma in forma narrata. Ognuno aveva un personaggio, o più di uno, con cui interagiva con altrə scrittorə in storie che si tramavano insieme a priori oppure in cui ci si lasciava andare all'improvvisazione. L'importante era descrivere al meglio il proprio personaggio, e leggere con cura quelli dellə altrə, perché durante la scrittura poteva capitare che si muovessero personaggi non propri pertanto era importante conoscerli a pieno in modo da non stravolgerne la natura. Ciò ne faceva anche una sorta di terapia di gruppo. Perché ognunə si presentava con una maschera con cui si interagiva pur conoscendo, più o meno bene, le persone che c'erano dietro. Eravamo in pochi, non più di una decina, chi più dedito chi meno. Ma eravamo un bel gruppo affiatato e insieme creavamo davvero magia. E poi, c'è stata una frattura. Come quasi sempre la motivazione era solo il pretesto per portare a galla incomprensioni e antipatie antiche. Il che non è necessariamente una cosa negativa, ma solo se si affronta l'argomento con il dialogo e il rispetto reciproco. Invece le cose sono finite male. Pazienza, in fondo ogni cosa finisce. È stato allora che è finita la mia voglia di scrivere... o forse era esaurita già un po' prima. Non sono sicura di ricordare bene. Sta di fatto che non ho più scritto da allora. Comunque Venetia viene da lì, dall'Immortal Theatre. Lei era me, la mia me più nascosta, quella che am(av)o di più. La maschera grazie alla quale rivelavo me stessa, nascondendomi. Quelli erano davvero “bei vecchi tempi”. E vorrei davvero giocare ancora, mascherarmi ancora, rivelarmi ancora. Chissà se riuscirò mai a riproporre il mio vecchio e amato Immortal Theatre. Un antico ricordo che riaffiora e torna in vita...

A volte ripensiamo a periodi felici della nostra vita, momenti in cui ci siamo sentiti bene, lieti di avere uno scopo nelle nostre giornate e persone con cui condividerlo. A me è capitato giusto ieri e ho provato un’immensa nostalgia. Anche se è finito (male) farà sempre parte di me. Ieri ho ripensato al mio vecchio personaggio, Venetia, un personaggio che mi ha aiutato in un modo in cui poche persone reali hanno potuto e potranno mai fare. E al luogo in cui ogni giorno ritrovavo lei e tutti gli altri: il teatro degli immortali. E oggi, per puro caso, la rivedo. Lì, nella mia bacheca. Come se lo avesse voluto il destino. E no, non è “merito” dell’algoritmo di g00gle perché non l’ho cercata, non ho cercato nessuno di quel periodo che potesse suggerire all'algoritmo di riportate alla mia attenzione immagini di quel forum. E’ solo lì, che mi guarda, con la sua aria altezzosa e distaccata. Probabilmente mi sta chiedendo quando tornerò a trovarla… Non sa che non l’ho mai lasciata.

Parlando di minimalismo applicato farò alcuni esempi di cosa ho eliminato dalla mia vita senza che queste mi siano mancate assolutamente.

Cose che non compro più da quando sono minimalista:

  1. acqua in bottiglia; non riuscirò mai a capacitarmi di come sia possibile che esistano persone che spendono soldi per avere una cosa che esce letteralmente dal rubinetto di casa tua*. La plastica è il veleno di questo pianeta e c'è chi ne copra chili per trasportarla dal supermercato a casa. E sì, lo so che ci sono realtà in cui l'acqua di casa ci viene detto non è sicura, ma sinceriamocene consultando le strutture adeguate invece di dare retta a cosa dice ammiocuggino.

  2. fast fashion; H&M, Zara, Benetton, Pull&Bear... tutte quelle marche che ti permettono di portarti a casa una maglietta a 5 euro per poi ritrovarti tutte le cuciture spostate, buchi o un colore diverso dopo il primo lavaggio. Meglio pochi capi, ma scelti con cura, adatti a me, alla mia figura, alla mia personalità, ai miei bisogni. Niente più acquisti sull'onda dell'entusiasmo per poi lasciarli abbandonati nell'armadio perché, in fondo, quella gonna è davvero troppo sgargiante e non mi sento di indossarla...

  3. libri cartacei; le biblioteche sono la più meravigliosa invenzione che l'umanità potesse concepire. Compro ancora qualche libro in carta, ma si tratta di artbook o manuali che mi serve avere sottomano o libri che mi servono per il mio lavoro. Per il resto: romanzi, saggi, tutto quello che posso lo prendo in prestito. Non occupa spazio, non prende polvere e non richiede ulteriore dispendio di carta.

  4. cd, dvd, vinili; da quando frequento il fediverso ho scoperto valide alternative open al dover comprare fisicamente musica, film o serie. E ho eliminato scatole e scatoline di dischi.

  5. gioielli; ho passato in rassegna la mia collezione di bigiotteria e l'ho decimata. Oggi non ne compro più. I gioielli in oro o argento che non mi piacevano li ho scambiati in gioielleria per acquistare regali.

  6. cibo spazzatura; questa è una scelta che oltre che al pianeta e alle tasche fa bene anche alla salute.

  7. souvenir; quando viaggio non compro più quelle stupidaggini per turisti che a niente servono se non per ingombrare ulteriormente casa tua. Come se avessi bisogno di un oggetto per ricordarmi di una vacanza, molto meglio le foto.

  8. creme, cremine, lozioni, olii...; più cose ci mettiamo addosso peggio è. La pelle sa già ripararsi e proteggersi da sola, è programmata geneticamente per farlo. Quando hai una crema per il giorno che protegga la pelle del viso dallo smog della città (se vivi in città) e una lozione per struccarti (se ti trucchi) o semplicemente per pulire il viso la sera non ti serve altro. Tutto il resto è solo pubblicità.

Oggi vi parlo di minimalismo, un argomento che mi sta molto a cuore e, pertanto, non potevo non tentare di fare proselitismo anche qui 😅

Molto probabilmente ne avrete già sentito parlare in rete. Quasi sicuramente lo avrete trovato associato a foto di case vuote, asettiche, dai colori quasi esclusivamente della gamma del beige. Con giovani donne bianchissime, magrissime, “acqua e sapone” (tra virgolette perché lo stile acqua e sapone non esiste, mettetevela via, è solo un sapiente uso del make-up), con una crocchia di capelli biondo platino elegantemente disordinata...

Ebbene dimenticatevi di tutto questo. L'estetica minimalista può piacere (non nascondo che a me piace molto) ma non è questo il Minimalismo.

Minimalismo vuol dire prendere coscienza del potere che le cose, e l'immagine di noi che vogliamo dare tramite quelle cose, hanno su di noi. Vuol dire fermarsi, guardarsi intorno e capire quanto quello che possediamo possiede noi. Quanto della nostra vita, del nostro tempo, della nostra serenità abbiamo sacrificato per avere ciò che abbiamo oggi e se ne sia o meno valsa la pena.

Userò come esempio il guardaroba perché è il più semplice (e spesso l'unica cosa che accomuna ogni essere umano di quello che definiremmo il mondo occidentale). Ci troviamo spesso ad avere miriadi di capi che teniamo pur non usandoli per i più disparati motivi: perché è un regalo, perché è carino anche se non mi sta, perché l'ho pagato tanto... spesso perché non mi ricordavo neanche di averlo. Ma tutto ciò che non indossiamo è solo ingombro. Conosco persone che hanno armadi stracolmi di vestiti, al punto da non avere spazio per metterne di nuovi. E poi indossano sempre le solite cose. Due o tre maglie che alternano con due paia di pantaloni. E spesso sono anche cose di scarso valore, trasandate. Magari hanno nell'armadio cose graziose, che gli starebbero meglio, e che valgono di più, ma vanno sempre “sul sicuro” coi soliti capi. Io ero una di queste persone.

Il punto è che tutto ciò crea una condizione di frustrazione anche se inconscia perché sentiamo di avere il nostro spazio (e di conseguenza la nostra mente) ingombro di cose che sfuggono al nostro controllo.

È scientificamente dimostrato che uno spazio ingombro e disordinato è fonte di stress. L'armadio è un luogo fisico che apriamo ogni giorno (più o meno), vogliamo davvero che quello che vediamo sia caos, oggetti alla rinfusa, uno spazio ingombro?! Le nostre case (o stanze se viviamo con la nostra famiglia) sono lo specchio della nostra personalità. Che immagine vogliamo vedere ogni volta che apriamo l'armadio? Che immagine vogliamo che le nostre scelte ci rimandino?!

Oltre al benessere psico-fisico il minimalismo porta con se anche il benessere dovuto al risparmio di soldi. Ma anche al risparmio di materiali (spazzatura) che mettiamo in circolo nonché la fine (o la sensibile riduzione) dello sfruttamento della manodopera a basso costo dei paesi in via di sviluppo. A tal porposito vi consiglio di vedere, se non lo avete già fatto, The true cost. Lo trovate qua –> https://i.devol.it/watch?v=rwp0Bx0awoE

Quando è successo che l'essere umano ha sviluppato il “bisogno” di possedere 10 (quando è parsimoniosə) maglioni? 50 magliette? 10 paia di jeans?!? Il consumismo è ciò che ha creato quel mostro ingoia-pianeta che è la fast fashion. Non farò nomi di aziende ma sappiamo tuttə quali sono. E se non lo sapete vi faccio un po' di conti della serva. Una T-shirt non può costare 5,99 euro. Non è matematicamente possibile. A meno che non si tagli pesantemente sui materiali e sui costi di produzione. Tagliare i costi di produzione vuol dire che da qualche parte nel mondo (quasi sicuramente in Bangladesh) c'è un uomo, una donna o unə ragazzinə che lavora 10 ore al giorno per 2 o 3 dollari alla settimana in un edificio privo delle più basilari norme di sicurezza e benessere. Persone che muoiono giovanissime per tumori sviluppati a causa dei vapori degli agenti chimici usati per lavorare tessuti scadenti, pieni di micro-plastiche, che finiranno ad inquinare il pianeta. E no, non sono i “rischi del mestiere”. Perché l'alternativa sicura c'è. È solo che costa troppo per chi vuole vendere T-shirt a 5,99 euro guadagnandoci l'80%.

Io penso spesso a quello che resterà di me dopo che avrò lasciato questo pianeta. Mi riferisco sia alle cose più stupide (tipo mi preoccupo di cosa troveranno lə miə eredi nella mia cronologia di internet :D ) ma anche all'impatto che avrò, pur nel mio piccolo, nell'ambiente. E quando parlo di ambiente mi riferisco sia alla natura, sia alle vite di coloro che verranno dopo di me. Che non sono per forza i miei figli (che non ho), ma chiunque dovrà ripulire dopo che me ne sarò andata. Siamo su questo pianeta per pochi anni e io voglio lasciare il minimo di immondizia possibile. Tanto niente di quello che possiedo verrà con me nella bara.

Mi rendo conto che forse ne è uscito un discorso un po' nichilistico, dopotutto alcunə aspirano giustamente a lasciare aə propriə eredi una casa, dei possedimenti materiali che rendano loro la vita più semplice. Ma vogliamo che lə nostrə eredi trovino una casa, un piccolo scrigno di tesori, magari gioielli e investimenti, o un armadio pieno di stracci che dovranno preoccuparsi di smaltire?!

Rileggendo il mio scritto su Afrodite mi sono resa conto che quel cammino non è per niente concluso. Forse potrei dire che è concluso perché mi sono finalmente liberata di tanti, troppi pregiudizi e stereotipi che mi tenevano ferma e mi impedivano di crescere. Ma il mio viaggio non è giunto al termine. Non smetterò mai di interrogarmi, di scoprirmi, di migliorarmi. Diciamo che ora ho trovato un diverso cammino che mi guiderà dove voglio arrivare. È un cammino che ho intrapreso già da tempo solo che ora ho scoperto che ha un nome suo. È un cammino che professa tutto ciò in cui credevo prima ancora di scoprire che qualcuno aveva già scoperto tutto questo e questo qualcuno era un Buddha.

Non smetto di amare la mitologia ellenica, mi ha sempre affascinato e continuo ad amarla per come il suo pantheon rappresenti meglio di qualsiasi altro la più profonda natura umana. Solo che ora vedo quelle divinità per come sono realmente: riflessi dell'umanità né più né meno. E io voglio andare oltre quegli stereotipi, voglio essere di più, meglio. Voglio essere me stessa. Ho sempre visto le divinità come emanazioni di un unica grande Divinità che assume diversi aspetti a seconda delle occasioni o delle necessità per cui viene invocata. Ebbene sono finalmente giunta alla conclusione che non c'è nessun Divino da invocare se non in noi stessə. L'unica Dea in cui credo sono io. Non cerco più la luce di una Divinità che mi illumini, ora brillo della mia luce ed è della mia luce che voglio illuminare tutto ciò che amo. L'ho cercata a lungo questa luce... e pensare che è sempre stata dentro di me. Dovevo solo svegliarmi.

Oggi è il giorno. Sono passati più di 10 anni da quando mi sono iscritta al forum e a oggi è ancora abbandonato. Perciò me ne vo. Non mi trascino dietro questioni insolute, rapporti sospesi. Non lascio finestre aperte sul passato.

C'è però una cosa che vorrei salvare di quel forum, prima di lasciarlo definitivamente. La giusta conclusione del percorso che vi ho compiuto e che ho trovato in Afrodite. Afrodite è stata per molto tempo una dea che trovavo irritante. Perché lei è bellissima, anzi la più bella. Chiunque si innamorava perdutamente di lei, e lei sceglieva senza remore chi amare e senza preoccuparsi delle conseguenze che ciò avrebbe avuto sugli altri... Inconcepibile per una ragazzina insipida e insignificante com'ero io; bruttina, grassoccia e senza amici a cui avevano insegnato che i valori di una donna sono la modestia e la discrezione.

È solo adesso che, guardando alle divinità come aspetti di noi umani, ho capito chi è davvero Afrodite. Lei è ogni donna così come dovremmo tutte essere. Lei è bellissima, certo, ma non perché lo sia obbiettivamente, ma perché lei si sente bellissima. Si percepisce bellissima e come tale si comporta. Sa di essere attraente e questa convinzione si realizza perché è lei la prima a crederci. Per questo Afrodite mi faceva rabbia: la invidiavo. La consideravo una poco di buono superficiale ed egoista perché non potevo ammettere che ammiravo la sua forza, la sua indipendenza, la sua capacità di fregarsene del giudizio della gente.

Ora vedo questa dea per quello che è: un modello a cui ogni donna dovrebbe guardare perché è questo che noi donne siamo in fondo. Siamo tutte Afrodite in potenza. Ma poche lo sono anche in atto. Millenni di patriarcato hanno umiliato e seviziato i nostri corpi e le nostre menti e ora soffriamo della paura del giudizio di questa cultura malata e distorta, ma possiamo uscirne. Ogni volta che ci facciamo dominare dai sensi di colpa e da chi li usa contro di noi (mariti, madri, suocere, figli...) Afrodite perde terreno. Ogni volta che scegliamo per il bene nostro, sopra a quello degli altri, Afrodite vince un po'. Noi donne siamo state addestrate a sacrificarci, a immolarci sull'altare del focolare domestico. Soprattutto dal cristianesimo (religione maschilista e patriarcale), ma perché sacrificare noi stesse, la nostra libertà, il nostro benessere quando non è necessario o, peggio ancora, quando possiamo pretendere che il sacrificio sia equo da parte della donna e da parte dell'uomo?! Perché siamo portate a invidiare, a odiare, chi riteniamo più libera di noi, chi non è preoccupata del suo aspetto? Perché sappiamo che noi potremmo essere come lei, ma la nostra paura ci blocca, il nostro bisogno di essere accettate dal potere maschile ci dice che quel modo di agire non ci darà mai il “rispetto” della cultura dominante. E odiamo noi stesse per inibirci in questo modo. E odiamo lei perché questo condizionamento patriarcale lo ha superato.

Ho guardato ad Afrodite con tanta irritazione perché la invidiavo terribilmente e, consapevole di non poter mai essere bella e forte come lei, ho cercato me stessa in atri modelli più... alla mia portata. Ma ora che ho imparato a capirla tenderò a lei come mio modello. Se devo pensare ad un'idea di me in potenza voglio che sia Afrodite e voglio che sia lei la dea perfetta alla cui immagine e somiglianza siamo state fatte.

In realtà Afrodite non è la più bella perché è oggettivamente la più bella (anche perché sappiamo tutti che il concetto di bellezza è personale) ma perché il suo amore verso gli altri la rendeva bellissima agli occhi di chiunque. È l'amore a renderci belli, l'amore attiva quella luce negli occhi di chi guarda. E non mi riferisco al solo amore tra amanti. Parlo dell'amore che lega una famiglia, un'amicizia, ma che ci lega anche alla città in cui viviamo. Dopotutto ogni cosa è fonte di amore, basta donarglielo.

Potrei quasi dire che Afrodite sia una dea/specchio perché il suo potere è quello di rimandare a chi la guarda, a chi la ascolta ciò che l'altro vuole vedere ovvero se stesso guardato, ascoltato, amato... Afrodite è la dea più bella perché si circonda di bellezza: ama l'arte e fa di tutto ciò con cui entra in contatto un'opera d'arte. Ama anche le persone belle e se ne circonda. Ama chi la fa sentire bene perché così può far sentire bene gli altri di rimando. Perciò cerca sempre il meglio nelle persone che la circondano.

In quest'ottica il concetto di bellezza perde totalmente il significato che secoli di propaganda hanno creato in noi (la bellezza da cartellone pubblicitario) e riacquista quello di bellezza come “creazione di emozioni piacevoli, armonia, serenità”. Questa è la bellezza in cui credo. La bellezza del sentirsi bene con se stessa e con gli altri. È la bellezza a cui aspiro.

Credo che questa consapevolezza sia una sorta di conclusione di un cammino.

Dopo essere partita dalla schiva Artemide, colei che cerca di bastare a se stessa, ho trovato la fragile Persephone che mi ha guidato nel mondo delle ombre per costringermi a guardare in faccia i miei lati oscuri. Per giungere infine alla placida Hestia che vive bene nella sua pace solitaria, la pace di chi ha già visto tutto e non si sorprende più di nulla. Ma ho deciso che non voglio più essere così. Voglio sorprendermi, voglio meravigliarmi, voglio innamorarmi, voglio vedere la bellezza ovunque soprattutto in me stessa. Voglio essere Afrodite. Voglio essere creativa, voglio suonare, dipingere, cantare, muovermi, esplorare. E voglio che le persone accanto a me godano di tutto quanto mi fa gioire attraverso me.

Erano anni che non tornavo in quel forum. Ma grazie a una mail automatica partita a caso mi sono ricordata che esiste ancora quel borghetto che è stato tanto felice, sperduto nel bel mezzo delle terre del sogno. Lə suə abitanti, però, se ne sono andatə tuttə. Mi manca quel periodo della mia vita. Mai come allora mi sono dedicata alla ricerca del mio equilibrio interiore: nello spirito, nella vita, nell'anima. Equilibrio che, a dire il vero, non ho mai trovato. E proprio per questo ne ero costantemente alla ricerca. Pur sapendo che non avrei mai trovato quel punto di perfetta stabilità che mi permettesse di dire: io sono così, sono questa, sono io. Ma sono sempre stata inquieta, sempre in bilico tra questa e quella me stessa, sempre in conflitto fra la definizione perfetta che mi desse un'identità e la voglia di essere libera di cambiare ogni volta che volessi. Ma soprattutto mi manca la community che si era creata online e nella vita reale. Mi mancano quelle persone... o meglio, il ricordo che ho di quelle persone. Però devo smetterla con questa fissazione di volere che le cose tornino com'erano ai “bei vecchi tempi”. Prima di tutto perché le cose non tornano mai com'erano. E secondo perché se le cose sono cambiate un motivo c'è. Dico bene?!? Inoltre, se mi fermo a ripensarli nel dettaglio, quei tempi non erano neanche così belli, dopotutto... non sempre, almeno. Hanno avuto i loro momenti, certo, ma trovo più fruttuoso impegnarmi per costruire tempi migliori nel presente piuttosto che vivere nel rimpianto di quelli del passato.

E insomma mi sono data una scadenza. Per quanto mi manchi quel periodo non voglio avere faccende in sospeso, non mi piace tenere legami “penzolanti” quando non c'è nessuno dall'altra parte a tenerlo in vita. Vale anche per la vita in rete: non tengo mai un profilo aperto se non lo uso. In effetti quel forum è stato una speciale eccezione, ma non lo sarà più. Non voglio che passino altri 5 o 6 anni per poi ricordarmi un giorno, per caso, che ho lasciato una finestra aperta sul mio passato. Di solito dalle finestre rimaste aperte entrano solo spifferi e rumore. Ho stabilito una scadenza. Mi sono iscritta il giorno 23.05.13. Sarebbe perfetto se la scadenza di quel profilo fosse il 23.08.23. La mia ossessione per l'ordine e la mania per la precisione ne sono soddisfatte. E direi che di tempo per crogiolarmi nell'idea che si potesse tornare a vivere quei tempi ne ho avuto più che a sufficienza. È ora di andare avanti.