Inter-Milan è una partita che nel mondo anglosassone definirebbero bigger than football e probabilmente avrebbero ragione. La stracittadina di Milano, infatti, ha una dimensione che trascende dal valore delle due squadre in campo e dall’importanza della posta in palio, nonostante questa sia stata spesso molto rilevante.

Secondo la tradizionale divisione sociale delle due squadre, infatti, la borghesia interista – i baùscia – è opposta alla classe operaia – i casciavit – milanista. Questa distinzione è ovviamente un retaggio del passato, risalente a prima che il calcio assumesse la sua contemporanea connotazione industriale, ma contribuisce a rendere l’idea di quanto l’appartenenza a una o all’altra squadra sia più simile a un’affiliazione religiosa che a una sportiva.

Tuttavia, quello che rende speciale questa partita – oltre la sua capacità di tracciare una linea di demarcazione netta per la propria appartenenza cittadina – è che storicamente ha avuto enorme importanza sportiva; basti pensare che il primo campionato nazionale in cui le due squadre milanesi sono arrivate nei primi due posti è quello che si è giocato nella stagione 1950/51. E allora non c’è da stupirsi che gli echi delle sfide tra i nerazzurri di Helenio Herrera e i rossoneri di Nereo Rocco, che infiammavano Italia ed Europa negli anni ‘60, riverberino nelle sfide tra Lautaro e Leão della nostra contemporaneità. Poco importa, dunque, se siamo solo a Settembre e in palio non c’è il passaggio del turno di Champions o lo scudetto.