Compleanno

Ho iniziato a scrivere questa riflessione il giorno del mio compleanno, il 4 Febbraio, ma poi ho impiegato qualche giorno a elaborarla per via di impegni, stanchezza e goliardie. I compleanni per me non sono mai stati facili, molti sono stati contrassegnati dalla solitudine e dalla rabbia, ma quest'anno l'ho passato serenamente in buona compagnia e sono stato contento.

Sono sopravvissuto a un altro anno.

Non è stato facile, soprattutto negli ultimi mesi, ma ho avuto la fortuna di avere dalla mia un professionista che nel momento peggiore mi ha fatto sentire “visto” e che mi ha mostrato una via diversa da quelle già percorse, una nuova strategia nel mio cammino di guarigione.
C'è da dire che vorrei dire al Lelio quattordicenne che avrebbe soffiato su due candeline a forma di ventitré in una tuta da sci rosa, circondato dal suo party di D&D dopo una bella sessione. Vorrei dirgli che sto scrivendo questa sorta di bilancio per lui, oltre che per me, per farlo sentire capito e per ringraziarlo di essersi aggrappato così disperatamente a quella scintilla guerriera di vitalità. Dirgli che ce la stiamo facendo, che non siamo più soli. Abbiamo persino fatto partire il progetto dei tuoi sogni.

Questo è stato un anno di alti molto alti e bassi molto bassi; un anno in cui ho imparato per la prima volta cosa vuol dire davvero essere adolescenti; è stato un anno di paure affrontate e imprevisti, di tappe raggiunte e soddisfazioni, di nuove scoperte e vecchi ricordi. Un anno in cui sul palco ho danzato, cantato e interpretato vari personaggi; un anno in cui sono andato contro le aspettative di alcunǝ e oltre quelle di altrǝ. È stato un anno d'amore, in cui mi sono innamorato tanto di concetti, pensieri, immagini, ma soprattutto di persone e di vita. Ho iniziato a innamorarmi anche del mio riflesso allo specchio, non come Narciso, ma di quell'amore che abbiamo per la nostra casa. Ho stretto nuove amicizie e ne ho perse di vecchie. Ho trovato una seconda madre e una seconda sorella, con cui il legame è artistico ma anche molto di più. Mi sono imbattuto nel calore delle braccia del mio compagno e nella tenerezza delle sue carezze; mi sono scontrato con il muro di luce che è il mio morosetto e mi sono lasciato avvolgere dalla sua dolcezza. Ho iniziato a immaginare come vorrei che fosse la mia famiglia queer.

Questa estate ho iniziato a praticare yoga ashtanga per ragioni di ricerca spirituale più che fisica, anche se la componente del corpo è fondamentale. Mi ci sono affezionato subito, così per mesi è stato parte della mia routine giornaliera – finché non ho iniziato ad avere problemi alla schiena. Adesso che la risonanza magnetica e il fisiatra mi hanno autorizzato a riprenderlo, sento nuovamente quella spinta e quella comunione col mio corpo che nient'altro mi riesce a far provare. Avevo iniziato proprio per cercare di riconnettermi alla mia carne, alle mie ossa, al mio sangue; per sentire ogni muscolo, ogni nervo, ogni articolazione vivere nel mio respiro, sostenendomi e accogliendomi. Ho un corpo trans e voglio amarlo nel presente. Sarà sempre più facile connettermici col proseguimento del mio percorso di affermazione di genere, ma adesso il mio corpo è così, il mio cuore batte per tenerlo in vita così com'è perché la vita, di per sé, non discrimina. Domani sarà diverso perché anche fra un minuto, o un secondo, io sarò diverso. Chissà come sarà tra uno, due, cinque anni. Chissà come sarò io tra centinaia di migliaia di minuti. Voglio gioire nel presente, sentirmi presente nella gioia. Per questo, nonostante la scomodità di certe forme, voglio essere in comunione col mio corpo nel presente invece che rimandare questa ricerca al futuro. Pare un pensiero infelice, ma il fatto che la morte è imprevedibile e definitiva è semplice verità; perché dovrei vivere aspettando il domani, così incerto? È inevitabile lasciare qualcosa di incompiuto, ma so che godendomi ogni momento mentre costruisco la mia versione del futuro è l'unico modo per trovare serenità. Ed è a questo che aspiro.

Un mesetto fa il mio morosetto mi stava dando una mano con un'acconciatura e ha scoperto il mio primo capello bianco. Ho dato la notizia al mio amico Carlo e questo simbolo fisico di maturità lo ha commosso. Carlo mi insegna spesso quanto è gioioso crescere e cambiare. Sono grato di averlo nella mia vita come collega, oltre che come amico. Anche perché fa il caffè più buono che io abbia mai provato.

Ho dei problemi con passato, presente e futuro. Col futuro ho problemi per le paure che nascono dal mio perfezionismo. Il passato contiene dei fantasmi che mi tormentano ancora, come se il tempo fosse bloccato ad allora. E ovviamente sul presente influiscono queste cose, ma ci sto lavorando. Quest'anno è stato l'anno in cui sono stato più presente, voglio continuare su questa strada e vedere da che parte mi porterà la vita. Voglio portarmi dietro la sensazione del mare caldo a mezzanotte e il solletico freddo della brezza dopo esser riemerso dal riflesso della Luna; le scale infinite di Genova e i graffiti sui muri della città di sotto; le mani delle amiche che mi fanno sentire al sicuro mentre mi aiutano a spalmare la crema solare; le rughe sul volto dei nonni che sorridono chiamandomi per nome; la possibilità di vivere avventure con mia sorella; il profumo delle torte di mia madre.

Vorrei ringraziare tutte le persone che sono nella mia vita indicendo un grandioso ballo in maschera con un buffet di pietanze preparate da me appositamente per loro. Quest'anno non ne ho le energie. Recupererò facendo risotti man mano a ciascunǝ.