La casa sulla ferrovia – Capitolo 4

Noodles piccanti e gioco d’azzardo

Quando le finanze me lo permettevano nella pausa pranzo o tra un capitolo e l’altro della tesi mi dirigevo verso la famiglia che mi aveva confortato a suo modo durante il mio sfratto e mi aveva mandato alla casa sulla ferrovia. Inizialmente lo facevo perché mi sentivo in debito con loro, dopo mi sembrava di mangiare in famiglia. Quando entrai mi diressi diretto al mio solito tavolo, tra fogli e penne due occhi mi fissavano. Un sorriso spuntava genuino. -Ciao. -Ciao Xiao. Si rimise a scrivere. Poco dopo arrivò la ragazza con la coda che mi prese l’ordine. Non sapevo dirle di no, una vera venditrice sorriso bonario, chiacchieravamo piacevolmente di the e vacanze che forse mai avremmo fatto. Sognare non costava nulla. Quando arrivò il mio ordine la ragazzina mi guardò incuriosita e mettendo i fogli e libri da parte si alzò e si diresse verso la cucina, poco dopo tornò con un piatto simile al mio. -Mi hai ispirato. Mangiammo il nostro piatto in silenzio. Quando improvvisamente comparve la terza figura che conoscevo da poco. Frangetta, occhiali rotondi e sguardo perforante, quando mi parlava era un confrontarsi su quello che la vita ci aveva riservato. Si sedette con noi con un piatto di noodles fumante. -Vuoi provarli? Sono noodles piccanti Coreani. Come avrei potuto dire di no? Prima ancora che potessi cambiare idea era già davanti a me, piccoli pezzi di peperoncino spuntavo dal brodo. Guardandomi fisso negli occhi mi diede un augurio di buona fortuna. Cominciai a pentirmi della mia scelta. Assaggiai il mio piatto e ci volle tutta la mia fermezza e compostezza per non affogare la lingua nel bicchiere di acqua gelata davanti a me. Con calma finì il mio secondo piatto, la ragazza soddisfatta della mia forza di spirito mi sorrise e chiacchierammo fino a che non tornò a sbrigare alcune commissioni. Tutto questo successe in meno di mezzora.

Un uomo entrò nel bar chiedendo un gratta e vinci. Vinse cinque euro che subito rigiocò con un altra schedina. Non vinse più nulla. Io e la ragazzina lo stavamo osservando. -Che cosa pensi dei gratta e vinci? -Non saprei, non ci ho mai pensato, davvero. -Penso proprio che sia come la pirite, oro per gli sciocchi. Riflettei in silenzio, quella sentenza aveva un fondo di verità. -Sai quante probabilità ci sono di beccare biglietto vincente? Davvero basse. Cioè, poi li vedi. Disse abbassando la voce. -Appena vincono ne comprano subito degli altri che poi non sono vincenti. Non capisco proprio il senso di fare una cosa del genere. -Il senso di ignoto è allettante. -Tu hai mai giocato d’azzardo? Disse con sguardo indagatore. -No, non mi ha mai interessato. -Non pensi che la vita sia un gioco d’azzardo? Ti svegli la mattina e non sai cosa potrebbe capitare. E’ un po’ come se i soldi fossero il nostro tempo, tu li usi, ma non sai se ti daranno dei frutti. Una volta dato il tuo tempo non si torna indietro. Riflettei su quelle parole e le diedi ragione. Stavo sprecando il mio tempo? Lo avevo fatto in passato e ora cercavo di rincorrerlo prima che fosse troppo tardi.
La ragazzina poco dopo tornò ai suoi libri. Io uscì e mi diressi verso la biblioteca, dovevo recuperare il tempo perduto.

Ben

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