Diario Segreto: Non fare questi errori

Piccola guida per risparmiare qualche visita allo psicologo al tuo editor di fiducia.

Alcuni consigli sono validi per tutto, altri solo per la narrativa. Parlare di errori per molti è in realtà sbagliato. Una ripetizione non è un errore, di per sé. Per questo di norma io parlo di criticità piuttosto che di errore.

Manuali consigliati

• Come non scrivere di Claudio Giunta. Si basa principalmente sulla scrittura non narrativa, ma fidatevi che molte cose le correggo pure in narrativa.

• Elementi di stile nella scrittura di William Strunk jr. È la Bibbia di King. Cercate la versione italiana, che l’inglese ha delle regole diverse e i traduttori sono stati attenti a questo particolare.

In entrambi i casi, attenti. Non sono vere e proprie regole da seguire passo passo, ma consigli da tener presenti.

Punteggiatura nei dialoghi

Prendete un libro dalla vostra biblioteca, reale o digitale, e studiate la punteggiatura: • meglio le caporali, i trattini etc etc? • la punteggiatura dentro o fuori le caporali? • i verbum dicendi vogliono la maiuscola? Vi giuro che il discorso meriterebbe un articolo a parte, ma per farla breve, la parola d’ordine è: coerenza. Scegliete un metodo e usatelo. No, i verbum dicendi non necessitano di maiuscola, si usa per i verbi che non esprimono il parlato.

«Ciao» disse.

e non

«Ciao» Disse.

ma

«Ciao.» Non mi guardò neanche.

Appendice: Occhio che i simboli del maggiore e del minore (<<>>) non corrispondono a «». Se non sapete farle o non lo ricordate[^1], piuttosto usate le virgolette alte.

I punto e virgola

Non è intercambiale con i due punti. No:

Elencò le sue cose; un righello, una penna, una gomma.

ma:

Gli disse cosa pensava; che era orgoglioso, arrogante e saccente.

Trovo queste frasi più frequentemente di quel che possiate pensare. Il punto e virgola lo si mette tra due frasi indipendenti ma in qualche modo collegate. • Esempio da Elementi di stile: I romanzi di Steven sono divertenti; sono pieni di avventure emozionanti.

La virgola

Non va tra soggetto e verbo, ma potrebbero esserci eccezioni in base alla diversa scuola di pensiero; per esempio, alcuni ammettono la virgola quando il soggetto è un periodo troppo lungo o in caso di incisi. Per le elencazioni, molti usano il metodo inglese. • No: mele, pere, e banane. • Sì: mele, pere e banane. Qualcuno (non ricordo chi) mi ha spiegato che in inglese c’è una differenza tra i due. Il primo metodo significa che sono tre oggetti separati, mentre nel secondo caso “mele e banane” sono considerate come unico. In italiano questa differenza non esiste. Al massimo si usano perifrasi varie. Nella versione inglese di Elementi di stile, infatti, viene segnalato il primo metodo. Da noi lo hanno modificato seguendo le nostre regole. La virgola, tuttavia, è una vera e propria forma d’arte. A parte alcuni errori di fatto, l’uso della virgola fa parte dello stile personale dell’autore.

D eufoniche

Questo è un errore che ci si porta dietro dalle elementari. Le maestre sono ferme a un metodo usato ai tempi del fascismo e fa nulla se leggono tanto, non si accorgono che la regola è cambiata. La d eufonica solo con vocali uguali. Ficcatevelo in testa. No: vocali diversi, davanti all’h (a hamburger), vocali uguali ma la seconda lettera della parola è una d\t (ad adesso, ed edifici) Eccezione: • tu / lui / lei ed io,  • ad esempio (tuttavia è meglio la formulazione per esempio),  • ad eccezione,  • fino ad ora,  • dare ad intendere. Non mi credete? Link

Gli accenti

Per la stessa ragione per cui pò è errato e si scrive po’ (funfact: Word mi ha corretto in automatico l’errore), lo sono anche e’ ed é. Quando vedete la linea rossa sotto al testo con una parola che vi sembra corretta, controllate l’accento. Curiosità: Il font usato da Einaudi non ha l’accento grave; quindi in un libro Einaudi è à ì ù non esistono. Appendice: le vocali dell’alfabeto italiano sono in realtà sette: à è é i ò ó u.

Continui cambi di soggetti

Mauro andava a cavallo che era marrone, ma il terreno era accidentato perché la pioggia, che era stata torrenziale, del giorno prima lo aveva distrutto.

Molti pensano che una frase lunga piena di dettagli sia sinonimo di saper scrivere. Non è così. Significa, invece, che o non conosci le subordinate (e quindi usi solo paratassi), o hai studiato latino (ma noi stiamo scrivendo in italiano). Cambiare continuamente soggetto confonde, la scrittura appare poco musicale, poco armonica. Per soggetto non intendo quello vero e proprio della frase (sopra sono Mauro, terreno, pioggia e di nuovo terreno), ma il concetto principale; ne abbiamo due: Mauro che cavalca e la strada distrutta.

La strada su cui Mauro cavalcava era accidentata. L’uomo non se ne stupì, il giorno prima la pioggia torrenziale aveva lasciato solchi che l’avevano completamente distrutta.

A questo problema si collega anche quello dei concetti simili e dei verbi in eccesso. Se sto parlando del cotone nel primo capoverso, non ha senso iniziare a parlare della seta per una frase per poi tornare al cotone. Dite tutto quello che serve del cotone subito e poi passate alla seta.

Per verbi in eccesso, invece, intendo perifrasi come: iniziò a, prese a, è successo che, accade che… Se la vostra frase vi sembra pesante, quasi sicuramente è perché ha troppi verbi, causati dal continuo cambio di soggetto.

I puntini di sospensione sono tre e sono un simbolo specifico.

Se usate un editor di testo (es Word) ... deve diventare …

Gli spazi

Un errore che trovo spesso sono gli spazi messi a caso. Non scriviamo in francese, per cui non va lo spazio prima dei segni di punteggiatura. Lo spazio è uno solo. Finito di scrivere, vi consiglio di sostituire i doppi spazi con quello singolo usando il trova e sostituisci.

Cambi di registro linguistico

A scuola ho visto due miei compagni baruffare in cortile. Se le davano di santa ragione.

Il registro viene dato non solo dalle parole, ma anche dalle costruzioni delle frasi: se la struttura è semplice, andare a ripescare verbi non più in uso comune estrania dalla lettura e fa apparire lo scrittore come quello che finge di conoscere molte parole, ma che in realtà ne sa due o tre e le usa perché fa figo. Diverso è il caso se sapete costruire una frase in linea con il registro usato:

Recandomi lesto nella scuola dove m’aveva iscritto la mamma, vidi due compagnetti baruffare tra loro, proprio lì!, in mezzo alla corte.

Usare solo paratassi

Correggo testi, scrivo articoli e bevo del tè.

Creano noia. L’azione, il dramma, viene dato anche e soprattutto dall’uso di ipotassi.

Nella mia vita, correggere testi si alterna alla scrittura di articoli… ma bevo sempre del tè.

E l’ipotassi si crea usando i connettivi.

La macchina arrivò sul vialetto di casa, la claire si alzò e l’uomo entrò nel garage. È una frase noiosa, non è elaborata, è tutto sullo stesso piano. Si chiama coordinazione paratattica. Meglio:

Quando la macchina arrivò sul vialetto di casa, la claire si alzò per farla entrare nel garage.

Gerundi

Il vero male non sono i congiuntivi sbagliati, ma i gerundi. Allora, il gerundio è un tempo verbale magnifico ma infingardo, credo anche quello usato peggio, ancor più del congiuntivo. Quando facevo latino, c’era un tipo di frase, l’infinitiva, che non sapevi mai se tradurre come temporale o causale. Il consiglio era di tradurla con il gerundio. Questo perché ha in sé entrambe i concetti. Il problema è che rende la frase “passiva”, di conseguenza pesante e spesso crea ambiguità poiché si fatica a capire chi è il soggetto della frase. Usatelo con cognizione di causa.

Avverbi (soprattutto in mente)

Riguardano la scrittura “concreta”. Più si è specifici, meglio aiuti il lettore a capire di che parli. Non è che debbano essere eliminati tutti, ma frasi come “Si attivò concretamente”, non dicono nulla. Meglio sprecare due frasi in più a spiegare che si mise a redigere i verbali da inviare al capo, piuttosto. Inoltre quel -mente crea ripetizioni fastidiose.

Aggettivi

Anche qui, dipende. Ho letto di alcuni folli che hanno tentato di eliminare tutti gli aggettivi, ma non ce la si fa. In certe descrizioni appesantiscono e basta, anche perché inseriti in modo caotico. > La bionda creatura leggiadra si alzò in volo meravigliosamente con le sue ali cangianti. Meglio > La bionda creatura si alzò in volo leggiadra, sbattendo le sue ali dai colori cangianti.

Continui cambi di nome per lo stesso personaggio

«Ciao» disse Lucia. «Buongiorno» rispose Laura. «Come sta tuo figlio?» chiese la corvina.

Anche se hai descritto il capitolo prima che Lucia ha i capelli neri, sembra che in gioco ci siano ben tre personaggi. I nomi sono tra le poche cose che si possono ripetere.

Troppe parole per indicare un concetto unico

L’oggetto che si usa per scrivere (la penna).

Sì, a volte capitano delle perifrasi che non hanno nulla di artistico per indicare oggetti semplici. Parole come “il cerchio tendi tela” invece di telaio. Spesso è ignoranza e spesso se si usa il termine tecnico non si capisce, ma per i termini di uso comune meglio la parola specifica.

Errori di punti di vista

Questo è complesso da spiegare e bisogna separarlo dal narratore. Ma in pratica, a meno che non siate bravissimi, non rivelate informazioni che il punto di vista scelto non sa. Se usate un narratore onnisciente, e quindi in terza, ma che è focalizzato, non può sapere chi ha messo un bicchiere sul tavolo. Anche il cambio di pov va fatto con cautela, in pochi lo sanno padroneggiare.

Ripetizioni

Questo discorso si collega alle relative: le ripetizioni sono di ogni tipo, quando non volute è meglio eliminarle. Comprese era, aveva, per… nella frase sopra del primo articolo, mi sono accorta della ripetizione.

La piramide si è modificata nel corso del tempo, tenetela per buona per il momento.

L’ho modificata così:

La piramide si è modificata nel corso del tempo, tenete per buona questa al momento.

Ci sono (pochi) casi in cui questo non è possibile, ma ogni ripetizione che vedete, evidenziatela in lettura. Aiutatevi con il sintetizzatore o leggendo ad alta voce. Per evitare ripetizioni, spesso basta mantenere lo stesso soggetto per l’intero paragrafo.

Relative

Questo tipo di errore, che trovo sovente nei testi che devo correggere, viene spesso visto come sinonimo che uno scrittore sappia scrivere.

Questo errore, tipico degli scrittori amatoriali, viene visto spesso come indicazione di abilità comunicativa.

Quale delle due vi sembra più elegante e fluida? Esistono tantissime subordinate, usiamole. E ci aggiungo: il “che” non è detto che si leghi a un congiuntivo.

Errori ortografici e grammaticali comuni

• Piuttosto che usato con valore disgiuntivo • Apposto\a posto • Il sì affermativo vuole l’accento • Da è preposizione, dà è indicativo, da’ è imperativo (ricordate l’importanza degli accenti?). • Fa, non fà o fa’ • Gli: a lui • Le: a lei • Gli o le al plurale fa… loro • Centra: deriva da centrare (il bersaglio) • C’entra: Ci entra (Non c’entra nulla) • Qual è, non qual’è. • Compito sfidante è sbagliato. In italiano con il participio di “sfidare” si intende lo sfidante, una persona. “Challenging work” è un compito stimolante, non sfidante! Occhio all’uso dei participi.

Alessia


[^1]: Ci sono tanti modi, alcuni variano se usate Windows, Linux o Mac. Il metodo più veloce è impostare il correttore automatico in modo che trasformi << in «. Io l’ho impostato in modo che mi crei entrambe le caporali, tanto vanno sempre chiuse.