I miei anni di villeggiatura sono iniziati con un ricatto


I ricatti senza senso e sporporzionati che i genitori fanno ai bambini. Nel mio caso, “mangia tutto, altrimenti domani non andiamo ad affittare la casa per la villeggiatura.

Era la seconda metà degli anni Ottanta, il decennio più lungo della storia, visto che non è ancora finito e non ne ha alcuna intenzione. I miei genitori ne avevano parlato tra loro, non ne sapevo niente, era il momento del pranzo di un giorno. Mia mamma non ha mai saputo cucinare pasta e piselli, il risultato sembra sempre della pasta scaldata e poi buttata in una latta di piselli, con lo stesso feeling tra gli elementi dell'olio versato nell'acqua. All'improvviso, alla mia recalcitranza a finire il piatto: “mangia, altrimenti non eccetera eccetera”. Così, all'improvviso.

Avevo sentito parlare di questa villeggiatura. Non siamo mai stati ricchi, neanche sufficientemente benestanti, ma all'epoca c'era un certo margine di manovra per andare in villeggiatura. Non c'erano le spese che oggi reputiamo indispensabili e prima erano superflue, poi ci si poteva arrangiare a poco prezzo; alla fine, era praticamente come addossarsi un mese di affitto in più. Ci si arrangiava affittando per un paio di settimane, o un mese, la seconda casa di qualcuno, solitamente poco rifinita o in stato di semiabbandono, in un paesino di montagna non eccessivamente celebrato. Ho detto un mese: in quegli anni la vita in Italia si fermava per tutto agosto, tranne che nelle località... di villeggiatura.

Mangiai, recalcitrante, tutto il piatto di pasta e piselli, il giorno dopo partimmo alla ricerca di una casetta. Saremmo partiti lo stesso, ovviamente, ma uno dei compiti dei genitori è quello di riversare sui figli decisioni e aspettative ingrate. Il mezzo era una Fiat 127 900 tre porte, terza serie, blu. Non ricordo se Super, che poi era la versione base, o Special; probabilmente Super, sicuramente a quattro marce. La destinazione è il Matese, San Gregorio Matese.

Era una zona che conoscevamo bene, ma come poteva conoscerla bene della gente che andava a farci, spesso, dei picnic. Quindi, per forza di cose, esperienze mordi e fuggi. Arrivi, trovi un posticino per parcheggiare, piazzare il tavolino e accendere la brace, vai in giro a cercare legna se non hai la carbonella, poi si inizia a cucinare, riposino dopo pranzo e via, si torna in paese per un caffè o un gelato e poi a casa. Ve li ricordate i tavolini da picnic di una volta, quelli che si aprivano e chiudevano con meccanismi da sedie pieghevoli? Quelli che incorporavano tavolo e piano seduta. Facevano il paio coi set di piatti e posate di plastica riutilizzabili, spesso contenuti tra due insalatiere semisferiche.

Partimmo alla volta di San Gregorio Matese, una novantina di chilometri in tutto, non abbiamo contatti, avremmo chiesto ai passanti nella piazza del paese. Il primo suggerimento è una villetta ampia, con una generosissima vista sulla vallata, abbastanza fuorimano, tanto che difficilmente ci saremmo incamminati a piedi verso il paese. Saremmo stati isolati un po' per tutto il tempo, niente da fare.

Il secondo suggerimento fu quello giusto. Una casa in un vicoletto del centro storico, centro storico che poi sarebbe quasi tutto il paese. L'ingresso raggiungibile dopo una prima rampa di scale, perché nei centri storici le case possono essere così: accatastate. Su due livelli, collegati da una scala esterna di gradini abbozzati epoco regolari, il bagno solo al piano più alto. Fuori, un terrazzo spettacolare dove la vista può spaziare, la pelle abbronzarsi. Con le stelle brillanti come possono brillare in montagna, senza l'inquinamento di un milione di finestre e altrettanti lampioni. Sotto, l'area giorno, con cucina e camino, soggiorno tendenzialmente vuoto come lo sono quelli delle case da villeggiatura, un balcone. Nel soggiorno c'erano anche altri lettini, mi pare ci dormissimo noi figli, in bagno dovevamo andarci solo la mattina dopo.

A poca distanza, una chiesetta semiabbandonata, ma con le campane perfettamente funzionanti che si facevano sentire ogni quarto d'ora; alla medesima distanza, in un'altra direzione, una botteguccia col telefono per i villeggianti.

Abbiamo villeggiato in quella casetta diverse volte, interrotte da un triennio in Abruzzo e da qualche variazione matesina, ma ci sarà tempo per parlarne.