Consigli fondamentali per amicizie senza retrogusto amaro, amarissimo


Ovviamente, non ne ho; non avrei fallito, altrimenti. E ora, mi ritrovo così, avanti negli anni, senza la voglia e la forza di ricominciare con nuove amicizie. Col timore di rifare gli stessi sbagli, perché gli errori sono fatti per essere ripetuti, mentre saggezza e esperienza sono concetti volatili.

Ho un rapporto complicato col concetto in sè dell'amicizia. Non ho mai dato troppo peso, non so se sbagliando o meno, alle amicizie scolastiche: solitamente, è gente a caso, finita in una classe a caso, senza nulla che faccia da collante, tranne l'indirizzo scelto dalle superiori in su. Si diventa, più o meno amici, più per forza che per desiderio. Finito il ciclo scolastico, finita l'amicizia.

C'è chi continua a vedersi, qualcuno che si fidanza o sposa attingendo a quel bacino casuale, nel mio caso niente di questo. Neanche le famose rimpatriate, per fortuna.

I miei amici, quelli di una vita, li ho conosciuti in sala giochi, qua il collante c'era, i videogiochi. Una passione che si accompagna spesso ad altre: i fumetti, l'animazione. Era il nostro caso, eravamo giovani, eravamo in sintonia e ne è scaturita un'amicizia, direi, naturale, non quella scolastica imposta dalla casualità.

Sono passati gli anni, i lustri, i decenni, quell'amicizia è rimasta più o meno salda, ha affrontato il tempo e una delle maledizioni del Sud, sopravvivendo come farebbe una lamiera alle intemperie: arrugginita, ammaccata.

Una delle maledizioni del Sud, perché ce ne sono troppe, è la diaspora giovanile: sono terre morte nel corpo e nell'anima, per vivere (piuttosto che sopravvivere) bisogna andarsene al Nord, all'estero. Lontano. Qualcuno si sposa, il matrimonio porta a cambiare frequentazioni. Quelli che una volta erano momenti insieme, avventure, diventano una chat di gruppo, da qualche parte.

E le chat di gruppo ti rivelano o riportano alla luce quelle realtà che volevi seppellire: che quegli amici, gli unici veri mai avuti, sono esattamente come la gente con cui non vorresti aver nulla a che fare. Omofobi, razzisti, fasci senza capire di esserlo, reazionari, fuori dal tempo che li circonda, incapaci di cogliere la necessaria mutevolezza della società. Irrecuperabili, inerti, gli unici interventi a durare più di due righe riguardano il calcio (e solo quello, altri sport non esistono) e qualche link a account femminili su questo o quel social, con relativi commenti adolescenziali e misogini, con insinuazioni da incel, pure da gente sposata e con figli.

E così resti in quella chat perché tanto, pur uscendone, sai che è contaminata; perché, uscendone, dovresti dare spiegazioni che non vale la pena dare. Ormai sai quel che dicono e quel che pensano, che tu ci sia o meno.

Quanta amarezza; pensare che, quando ho traslocato fuori regione, quando mi sono disperso anche io, non ho neanche preso in considerazione l'idea di nuove amicizie. Avevo già la mia compagnia, lo immaginavo come un tradimento.

Ora, ripeto, non ho più forza e voglia di cercarne altri, trovando nuove delusioni. Cosa farò in una nuova esistenze, dovesse esistere la reincarnazione? Potendo attingere alle vite passate, fonderò le mie amicizie PRIMA sui valori che reputo imprescindibili, DOPO, eventualmente, sulle passioni in comune: su quelle, si può trattare; sul resto, no, peccato averlo capito troppo tardi. Ecco, un consiglio forse l'avevo.

Quanta amarezza.