I pupazzetti di Guerre Stellari


Oggi si chiamano action figure: è un oggi relativo, come lo ieri che poi, calcolatrice e calendario alla mano, son passati alcuni decenni. Poco dopo quella visione, potenzialmente pirata, del film, ci fu l’esplosione del merchandising anche dalle nostre parti.

Ogni settimana, il sabato pomeriggio (andavamo a Napoli dalla nonna, ricordate?), scendevo con mio padre e andavamo a fare un giro nel mercatino del Borgo di S. Antonio abate, a poche centinaia di metri dal Ponte di Casanova. Dalla zona, non dal ponte.

Era tendenzialmente buio, come lo sono le strette strade di Napoli, fiancheggiate da palazzoni che si oppongono al sole; la pavimentazione, di basolato consunto e irregolare, è perennemente umidiccia per i numerosi fruttivendoli e la catena quasi ininterrotta di pescherie. La struttura di questi negozietti è tipica: spazio interno di 10 metri quadri, se tutto va bene, e un ettaro di bancarelle fuori. Tra un fruttivendolo, una pescheria, un negozio di casalinghi e le bancarelle dei fuochi (anche a luglio inoltrato), negozietti, ovviamente in miniatura, di giocattoli.

Ogni sabato, scendevamo, mio padre mi teneva per mano e, al ritorno, nell’altra mano, quella libera all’andata, c’era un nuovo eroe di Guerre Stellari. Tutti li ho avuti. “Oggi varrebbero una fortuna, nelle scatole ancora sigillate”. Troppo tardi, la scatola praticamente non sopravviveva all’uscita dal negozio.

Tutti mi piacevano: buoni, cattivi, Jawas. Ewoks no, mai avuti. D’altronde, come tutti sappiamo, gli unici tre film di Guerre Stellari sono due e mezzo, in realtà: la storia finisce e si completa un fotogramma prima della comparsa di quelle creature demoniache. Qualche volta, la mattina, mia mamma me ne faceva trovare una sotto il cuscino, e subito era un grande risveglio. La stessa mamma che spiaccica le pizze in faccia al primogenito.

Il mio preferito, però, era il candido Stormtrooper. Non saprei il perché, probabilmente una questione puramente estetica. Sapevo benissimo che stavano dalla parte sbagliata della storia, soldatini anonimi mandati allo sbaraglio, con la mira e le capacità che tutti conosciamo. Un pomeriggio, mi portarono da uno specialista per una qualche visita: probabilmente, al momento di entrare lo lasciai su una delle poltroncine della sala di attesa e, all’uscita, non c’era più. Fu una tragedia.

Rosse. Le poltroncine erano rosse.