Il 25 aprile è una linea di confine, lo concedo


L'ANPI organizza una manifestazione in città, in giro per le strade della Liberazione. Diverse tappe nelle strade dedicate a momenti e eroi (perché questo sono) della lotta al fascinazismo, con una breve lettura sui fatti e la posa di una coccarda rossa. L'amministrazione locale, che patrocina, sul materiale promozionale ha vietato la frase, di purezza cristallina, “W l'Italia antifascista”.

Il percorso prevedeva una sosta lontana da via Martiri delle Fosse Ardeatine, via Pilo Albertelli... è una casa privata, vi abitava un compagno morto troppo giovane, portato via dalla malattia, in un lampo, l'anno scorso. Non lo conoscevo, sono relativamente nuovo della zona. Dal sentore comune, l'ho percepito come una persona molto amata e, di sicuro, lo era dalla sua famiglia.

Ci stavano aspettando all'ingresso, con un rinfresco troppo abbondante per il numero di partecipanti. Crostate, dolci, biscotti. Bibite, da consumare sul posto o in brick, da bere comodamente nel tragitto. I parenti erano tutti commossi, una persona che lo conosceva ne ha letto una breve dedica, poi ci han detto “ok, ora basta, venite a prendere qualcosa”. Solita titubanza iniziale, per qualche motivo la gentilezza intimidisce, poi la gente ha iniziato a farsi avanti: come dicevo, era troppo per i presenti, così quella che penso sia stata sua sorella ha iniziato a girare con un vassoio. Prendete ancora una fetta di torta, un succo, una bottiglietta, vi serviranno energie. Neanche dovessimo fare la maratona. Aveva la bocca tirata su, in un sorriso, da una forza che i fascisti non possono neanche concepire, che tutte le squadracce del mondo non riescono a eguagliare. I suoi occhi erano tristi, ma dietro c'era la gioia della condivisione con degli estranei uniti dagli stessi ideali del fratello, ideali di giustizia, comunità, resistenza, libertà.

Sconosciuti con cui entrare in risonanza, empatizzare, perché il rapporto con gli altri non può essere solo di diffidenza, sopraffazione e repulsione. Probabilmente, ci siamo sentiti così anche noi, in qualche misura.

Quindi, ci sono quelli che stanno dalla parte sbagliata, quelli che non riescono a dirsi antifascisti perché non lo sono e perché perderebbero il fondamentale supporto dei rigurgiti neri, queste ombre che avvelenano il mondo, fuori dal tempo e dalla razionalità.

Poi c'è il 25 aprile, che divide.

Oltre la linea, c'è quella gente che sa riconoscere il male, quando lo vede. E sa commuoversi davanti al bene.