Una domenica mattina in un'altra regione, diversi anni fa
E anche questo testo, recuperato casualmente, non è recentissimo.
Cielo come latte affumicato, quasi scozzese. Tra un balcone e l’altro, conversazioni di massaie in uniforme, quei loro vestitini dai colori e motivi assurdi. Fiori, cuori, azzurro quasi fluorescente. Anche qualche merletto. “Mi son svegliata presto per battere i tappeti e andare alla prima messa”. Sono le 9.30 passate da poco, in queste strade semivuote a quell’ora è ancora presto.
Un motorino tutto scassato, un vecchio 50, è appoggiato a un muro tutto crepato, si reggono a vicenda. La scocca in plastica è tutta rotta, nessuno si degna di rubarlo: dovrebbero spingerlo, probabilmente. Mentre il cielo inizia a tendere all’azzurro, in una traversa ancora più spettrale annuso quel che sembra essere una frittata di cipolle, la colazione dei campioni. Staranno preparando la genovese, penso sia questa l’ipotesi più plausibile Uno stupido volpino da guardia mi abbaia contro, la padrona esce da una panetteria con un sacchetto e mi rassicura, “non fa niente”. Buon per lui.
Torno verso il centro storico, un modo fiorito per definire una zona che sarebbe da radere al suolo. I vecchi orbitano attorno ai bar e parlano con giovani vecchi dentro di cose volgari, di nessuna rilevanza. Sono in molti ad approfittare della vecchiaia per sfoggiare con orgoglio la propria volgarità. Pensano tutto gli sia dovuto e concesso, dopo una certa età. Lo squallido cicaleccio è sovrastato, per qualche secondo, da un fruttivendolo ambulante. Dall’altoparlante della sua apecar si ode “Wonderful life”, di Black. Probabilmente, una cassetta “Anni Ottanta compilation, mixed by Erry”.
Nelle strade ancora più povere, l’occhio cade su qualche fotocopia appiccicata ai lampioni: “cena per l’amicizia interreligiosa…”. Un po’ di calore umano, forse c’è ancora speranza. Poca. Intanto, tra i palazzi, fa capolino la linea decisa del Vesuvio. Mi pare di scorgere come delle torri filiformi, saranno nuove o non ci ho mai fatto caso. Non penso mi si sia aguzzata la vista, non è possibile. Devono essere pale eoliche, non mi viene in mente altro.
Al vulcano, comunque, di tutto questo non gliene importa niente. Non gli importa di me, delle signore col vestitino, del motorino, dei vecchi, delle cassette e del vento. Sta lì e torreggia.