È tutta la vita che mi preparo al mio fallimento. Aver costruito così tanto solo per aspettare il terremoto, quel terremoto con l’epicentro nel punto esatto in cui mi trovo ora; sarà dolce vedere sgretolarsi ogni cosa che ho finto di amare. L’esistenza è una lunga attesa per questo unico momento e non conta né il passato che in un modo o nell’altro l’ha portato e né il futuro, banale in ogni sua manifestazione, ma l’attimo dell’apice, la pura catarsi. Un delta di Dirac, fuoco quindi, magma su tutta la superficie terrestre, una densa coltre protettiva; la vita è fatta per essere fallita. E non serve dannarsi, muoversi con ardore, basta attendere pazienti. Gli esseri umani credono di capire quello che dicono, credono di capire quello che pensano e credono di comunicare, significati carichi, svuotati, lontani e lontanissimi dai significanti che non esistono; non esiste un modo per comprendersi attraverso le parole e soprattutto quelle scritte impresse nell’eterno precedente alla fiamma che tutto purifica. Una distesa infinita di bianca cenere, la candida pace, e poi finalmente germogli e solo verdi foreste solo verdi foreste solo verdi foreste. Non c’è da cercare risposte, c’è da fare solo domande e farle in solitudine lontani da se stessi, dove conta solo il sangue che scorre e corrode e l’aria vomitata. Gli esseri umani in quanto vivi sono solo in grado di commettere errori e di scorgere le conseguenze. È da morti che finalmente possono essere utili e immobili nutrire questa terra arida che vuole solo essere dimenticata.