Ripudio l’arte in ogni sua forma; mi distrae dalla mediocrità che mi sono costruito con tremenda fatica, lottando costantemente il naturale slancio di espormi, aprirmi, liberarmi. Ripudio i maestri che sono tanti, forse troppi, venditori di sogni borghesi per borghesi annoiati; la ricchezza in ogni sua forma è il più grande male. Che la temperatura terrestre salga fino alla temperatura con cui brucia la carta e il silicio. Tornare infine al pane caldo, la frutta scaldata dal sole e nuotare in acque termali durante rigidi inverni e niente da rappresentare, niente ontologia e ancora maestri, spettri, che possiate sparire che qua c’è una vita fatta di ozio, l’ozio rende liberi e smettere di sapere che ora è, in quale giorno della settimana siamo, il mese dell’anno, quanti anni sono passati, l’arte non salva, l’arte rende tristi e fa crogiolare nella tristezza; tenetevela voi la tristezza, figli di ricchi proprietari terrieri che qua c’è da coltivare terra cattiva, serve ottimismo per far piovere e per scavare pozzi, servono abbracci così lunghi da far sincronizzare i battiti, e cantare solo per il buon raccolto. Non c’è niente da capire, basta il fiume che si immerge nel mare e non c’è niente da ascoltare, bastano gli uccelli nelle foreste; c’è un irrazionale a cui cedere. Questo pensava B., molto più spesso di quanto avrebbe voluto, gli ritornava alla mente come torna un crampo sempre lì nella spalla destra dopo aver alzato il braccio destro ad un'angolazione insolita. Ma come per i crampi, dopo i primi dolori lancinanti, un mattino, dopo qualche giorno, inaspettatamente spariscono, e la vita di B. procedeva come sempre, con i tormenti quotidiani e la felicità, che risulta sempre banale e inefficace. L’ardore che lo aveva colto ora era sparito, il suo piano per la sua salvezza era sfumato anch’esso e si ritrovava ancora senza risposte e una linea chiara da seguire. La madre di B. non era più la stessa, cambiò e passò alla fase di vecchia madre sola, con bisogno di compagnia e una collezione di sogni non suoi mai realizzati. Fumava così tanto che la casa era completamente invasa di cenere e veniva distribuita omogeneamente nel pavimento da un ventilatore perennemente acceso. Ovviamente nessuno dei due avrebbe mai pulito quella casa che per chiunque fosse entrato sarebbe stata più simile ad un incubo che ad una casa abitata. Ma questo è il destino delle case abitate da persone né vive né morte che almeno nella morte vermi e piante iniziano il percorso della rinascita e dell’accumulo di terra su terra e infine una dolce collina.