L’alchimista creò il dolore a se stesso a causa della sofferenza e dell’immagine di se stesso riflessa in specchi altrui. E si rivide sconfitto e trafitto infinite volte. Quelle immagini erano così nitide con contorni così ben definiti da averlo illuso e ancora illusioni dovette ammettere l’odio Zosima e lo ammise. E si illuse a tal punto da entrare nello specchio e vivere nei panni di lui e dall’altra parte scorse se stesso e si illuse ancora, nulla di tutto ciò è mai esisto e pensò di vederlo e pensò di urlare: “Tu sei beato, stolto, ignori chi sei e cosa sono gli altri, tu vivi in pace!” così pensò di urlare lo Starec ma non parlò a se stesso, parlò a un essere vivente che umiliò Zosima lo Starec l’alchimista, l’essere vivente insegnò allo Starec, sì gli esseri viventi che subiscono il potere lo odiano e nei limiti delle loro possibilità lo affrontano a prescindere dal loro intelletto, consapevolezza, stato sociale. Urlò ancora e sentì un eco eterno, ciclico che dalle sue corde vocali fino alle labbra fuggì lontano per poi arrivare alle orecchie con una forza uguale a come uscì e dalle orecchie il flusso raggiunse i polmoni e il ventre si gonfiò e pure le spalle e la gola e ancora sentì vibrare e l’eco continuò almeno per un’eternità e sicuramente durò di più, venne tra noi a raccontarlo, spezzò l’anello, si attorcigliò fino a scomparire dall’altra parte e da tutte le possibili altre parti, tutto falso Zosima era nel piano dell’illusione, così ferito da non distinguere più se stesso gli altri. Zosima in quel periodo non era morto e utilizzò il potere delle fiamma che amplificava la percezione con cui entrò dentro i pensieri di alcuni essere viventi ma erano tutte illusioni erano i suoi pensieri dentro loro e di loro scorse solo quello che gli esseri viventi mostravano e delle volte fu sufficiente anche se si chiese Zosima se fosse davvero così, se è possibile comprendere un vita in pochi istanti di utilizzo della fiamma, la fiamma fece diventare Zosima un alchimista scopritore di sentieri ma la fiamma era sempre esterna allo Starec, la fiamma era una forza che lo divorava, la fiamma era tutto per l’alchimista. Zosima percorse le vie degli esseri viventi e la fiamma gli permise di confondersi tra loro e godere e gioire ma sempre di se stesso e perdersi ancora ma sia le vie che gli esseri viventi erano devitalizzate non morte nella morte si rinasce ma vive senza scopo vive senza slancio spinta intenzione e comprese Zosima così erano e iniziò a disimparare e chiese: “hai iniziato il tuo percorso per disimparare?” a chi se non a se stesso e agli esseri viventi stolti tutti vittime di voi stessi e della vostra superbia ammettete di essere nulla ammettete che non esistete in quanto non comprendete il tutto esiste solo dio. Poi riempì i nuovi vuoti imparando di nuovo e meglio sugli altri esseri viventi su se stesso c’era così tanto spazio e chiese: “hai riempito i nuovi vuoti come quando eri bambino?” e infine: “ma con giochi diversi, ma con errori più grandi” Gli errori sì siano benedetti mai ne saranno abbastanza e mai smetterà di averne bisogno e questa dipendenza dagli errori lo guidò e sì certo ne fu lieto ogni istante ogni momento contemplò l’amore e l’abbraccio intimo e segreto e così avvolgente da sparire là e ritrovarsi ancora nello stesso punto ma più sbiadito e leggero ma non meno libero e vorace di sapere e sapere era così gradevole che non smise se non nei momenti di sconforto che però che gioia che gioia.