L’alchimista nel suo viaggio incontrò un essere vivente che gli servì un pasto e già qua servire, come si può volere essere serviti, come ci si può porre così in alto, così in basso servili a volere essere schiacciati a volere sempre di più a sfruttare sempre meglio indistintamente. Non cambia se si è animali o stranieri in paesi stranieri diversi, eravamo tutti uguali un tempo sicuramente, non cambia mai niente, la violenza è la ragione, è solo quello che muove e fa muovere, con la violenza si guadagna, non si può attendere come alberi pazienti che il nutrimento venga generato da graziosi e luminosi raggi caldi e buoni e lacrime almeno, un oceano di acqua salata. Lo Starec l’alchimista disse “non chiamarmi signore, ti prego faccio continuamente incubi insultami piuttosto così che possa acquietarmi anzi no, continua così,. che me ne faccio delle quiete”. L’alchimista volle rifugiarsi lontano e ad alta quota perché terrorizzato dall’aumento del livello del mare, le conseguenze erano reali, era finito il tempo dei racconti, tutto stava convergendo, il mare si stava alzando, i ghiacci si stavano sciogliendo, le coste stavano scomparendo, l’entro terra stava bruciando, i popoli stavano fuggendo. E delle guerre e delle innumerevoli sempre singole, la pace temporanea illude quelli che si fanno illudere da parole troppo belle per essere dette pubblicamente, la guerra inorridisce sempre chi la perde ma a certe condizioni che invece ad altre la alimenta e sicuramente chi la vince ne è fiero, solo così, solo grazie ad essa il mondo è l’incantevole giardino in cui viviamo, un giardino però circondato da miseria, un giardino innaffiato con il sangue, un giardino che verrà divorato dal mare, da infiniti oceani fatti da ghiacci sciolti e disse “rifugiamoci in case a 300 metri sul livello del mare, così forse non sfolleremo con gli altri” ma ovviamente siamo troppi e tutti sfolleremo e tutti periremo è così tragica la fine perché siamo effettivamente alla fine così vicino ad essa che vediamo i bordi e di là il nulla. L’alchimista nel suo vagare condizionato dalla fiamma, dal vento che fa muovere la fiamma e la fa traballare e a volte la spegne e deciso trovò un essere vivente con cui condivise paranoie e frustrazioni, anch’esso fu alchimista ma fu travolto senza dubbio dalla fiamma lo divorò a tal punto a diventare fiamma anch’esso. L’essere vivente prendeva quello che rimaneva e a forza di usare emozioni consumate si consumò a sua volta e divenne carburante e comburente contemporaneamente questo fa la fiamma alchemica quando divora. Festeggiò feste improvvisate e creò la società odierna formata da gruppi di primati seguiti da altri primati danzanti. E non fece differenza tra amici consumanti e amori consumati tutto era sfilacciato al punto da spezzarsi e tutto mancava e tutto era desiderato perché mancante e tutto era così pieno di malinconia e sogni troppo lontani per avere il coraggio di inseguirli. E la paranoia non lo abbandonò mai e si chiese fino all’ultimo se tutto ciò fosse reale e se valeva la pena preoccuparsi così tanto. Lo Starec continuò a fare compagnia all’essere vivente, a studiarlo e a imparare. E poi come sempre accade nei rispettivi silenzi si chiesero “ma domani ci sarà il sole?”.