RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Lo Starec vagava ancora ma questa volta nel regno virtuale precostruito da esseri umani e controllato da esseri non umani che vagano anch’essi per il regno virtuale precostrutito. Tale regno virtuale precostruito astraeva anche le possibilità di incontrare qualcuno e quindi era possibile vagare finalmente in silenzio senza voci e voci esterne che tentano disperatamente di entrare e trapanare orecchie stanche e coprire lo spazio tempo, c’è così tanto altro da leggere scoprire ascoltare, tu sei superfluo come tutto questo lavoro per creare tutto questo sfruttamento per dare tutto questo potere per controllare tutta questa moltitudine di esseri umani e esseri non umani. Qua nel regno virtuale precostituito si rinuncia ad incontrare altri esseri umani e altri esseri non umani perché si sceglie la vita perché scegliendo loro è chiedere aiuto è fare i senza tetto con il tetto, siamo tutti mendicanti e se per la vita si decida di passare di nuovo per il regno virtuale precostituito si dirà di come si stava di là e forse qualche essere umano e essere non umano capirà. Che sia ben chiaro, il regno virtuale precostituito è tutto quello che vedono gli occhi, ogni occhio ogni frammento ogni conoscenza o presunzione di tale possibilità o ipotesi di presunzione o ipotesi dell’ipotesi e così via non fa che creare e creare ancora e di più dettagli che saranno propri del regno virtuale precostituito che muta e continua a mutare finché esisteranno variabili che possano cambiare e essere incerti di aver capito e finché i contenitori potranno anch’essi muoversi e incrinarsi e che le schegge possano colpire altri contenitori che si rovesceranno e i contenuti ipotetici distruggeranno creando ancora e così lo Starc disse “Io mi frammento” e pezzi impazziti non poterono che decretare essi qualcosa che presero il sopravvento su tutto e volarono veloci e lontano verso luoghi di pace laghi caldi scaldati da un sole basso e costante e fermo immobile caldo rovente e fiamme e esplosioni magma denso più del tutto buio e ancora buio oltre il silenzio e nella lotta del bene. Tutti insegnano egoismo egoismo egoismo egoismo e tu a dare incondizionatamente o luce densa fluida calda. L’alchimista Starec non fu sempre così, prima della rinascita morte rinascita fu diverso fu più vuoto e meno pieno e sacchi di responsabilità erano incrostati sulla pelle che si staccava e pezzi e frammenti dello Starec finirono in molti luoghi. In quei luoghi la noia era il sentimento preferito dai molti vecchi abitanti. Putridi, sporchi fino all’anima con il pensiero corrotto dalla troppa dimenticanza, sì vivi ma mai così vicini alla morte non poterono che perdersi ancora in sporchi sogni di putrida gloria che continua a far entrare nel bicchiere già nero, un nero ancora più assorbente che il tempo era inesistente e lo spazio così piccolo e pieno di animali appesi alle pareti cadaveri impagliati tragica fine tragico non essere divorato dai vermi tragico non tornare al primo tormento e dopo la massima espansione cellulare non implodere non annullarsi non ridare e congelato non verrà subito il tempo e solo spazio solo poche effimere dimensioni e ancora dita mozzate e madri sole e dolore così sopportabile per voi che soffrite così bene e il vostro posto è la sofferenza in queste case vuote di appartenenza e piene di vergognosi timori e diari segreti così vuoti da riempirsi di intenzioni e il cambiamento di stato non porterà a nulla luridi abitanti del nulla. L’alchimista Starec disse “ma mostrati non aver timore non ti giudicheremo”. E ancora: “se darai quel poco che serve per evitare la noncuranza e non lo capirai tempestivamente sarai smembrato e di te rimarrà l’idea nei ricordi altrui”. Il tempo, benché alcuni Dei sostenevano il contrario, non era peggiorato era solo il costante invecchiamento e lo stare rinchiusi in celle e stare senza casa e senza un tetto. E iniziare a commettere così tanti errori da mettere innesti robotici, banditi hanno sofferto e si sono feriti e ora però hanno braccia di carbonio che fanno ancora più male e un coltello non può ferirli e rimane solo il cervello ma staccato anche quello continua ad esistere. Esisteranno ancora e Zosima chiese “esisterai ancora cosa sarai coscienza o forse sei già robotica come te mezzo, chi sei?”. E lo Starec, l’alchimista con la fiamma creò un unguento per le ferite della mente e lo applicò sugli occhi chiusi e salutò per sempre gli esseri viventi e pregò e disse: “ci siamo salvati da questo mondo orribile è questo lo scopo della vita salvatevi”. E capì che non esiste un unguento uguale per tutti che ciascuno dovrà trovare il suo e formarlo dalla propria fiamma che potrà, anzi sicuramente non lo farà, scaldare e bagnare e far volare e irrigidire e vibrare e colmare e togliere e ancora e ancora. L’alchimista Zosima capì, tutto ciò è falso, non è vero nel modo in cui si percepisce la verità e ancora con i piedi nell’acqua disse “lasciami qui a immaginare”.

Gli esseri umani viventi e solo loro nei periodi successivi alla perdita di vita e anche di quella che si può definire umanità odiarono con una forza tale che ogni loro azione può essere spiegata con questo sentimento da dio alle intenzioni del prossimo, gli esseri umani viventi non sono perfetti e le loro deformità sono il risultato di tempi infiniti di ripetizioni di errori di tutti gli esseri umani non umani viventi non viventi e le deformità si moltiplicano, fattoriale della totalità. E almeno gli esseri umani viventi capirono di smettere di procreare e fu la più grande lotta proletaria di sempre e Zosima ringraziò le donne perché riscoprirono il potere della vita e lottarono la vita robotica. Zosima l’alchimista ormai era molto vecchio e finalmente lo capì e invecchiò davvero e incolpò gli esseri umani di aver rubato la linfa vitale che aveva custodito con tremenda fatica. Zosima lo Starec era stanco e quindi si fermò e riposò a lungo e si sfamò solo di banchetti immaginari e le rughe in volto, nelle mani le cicatrici portavano con le loro informazioni di passati di eventi “siamo il collegamento tra il passato e il futuro e il passato non inizia con noi è molto più antico, la materia si è solo evoluta” ma evolversi sì ma consumarsi ancora schiacciarsi ripiegarsi e perdere pezzi su pezzi e rimetterli nel mucchio ma si è perso sì evolversi ma sempre meno sì evolversi “siamo frantumi” disse ancora e non per l’ultima volta. E non morì lo Starec Zosima e tornò in vita parzialmente mangiato dai vermi che avevano iniziato a scavare labirinti in cui perdersi e saziarsi e trovarsi e sentire sulla pelle viscida altra pelle viscida e desiderare solo quel contatto proibito così da impazzire per volerlo ma è solo bisogno di non stare soli di non terminare soli frasi pensieri idee fallimenti e felicità sì almeno una briciola ti prego sì e sospirò e disse “rinnega la società opinioni altrui opinioni essere vivente che vuole omologarti ma vuole permetterti di non farlo, per non farlo devi ancora una volta omologarti e trovare il tuo spazio all’interno di queste bare precostruite e personalizzabili fino a farti credere le bare non esistono ma tutto esiste rinnega, cancella, annulla, rimuovi liberati da questo che è l’unico male torna essere vivente fiero” e si scusò lo Starec l’alchimista che era impegnato a morire “rinato saprò improvvisare e schiverò tutto il male”. E bevve acqua fonte di vita. E scorse i traumi e capì chi erano e avrebbe voluto non odiare così tanto e così presto e perdonò ma ormai rimanevano sono frantumi e non poté che continuare a sanguinare sopra tutti quei pezzi acuminati che ricoprivano tutte le terre, nei cieli sferzavano aghi e sassi ovunque a ricordarci degli argini dei fiumi passati e antiche forme di vita che brulicavano e guerre per la poca acqua rimasta non c’è spazio per tutti quella poca acqua è inquinata conviene morire e ricominciare da capo. Nel frattempo gli esseri umani avevano ceduto la loro memoria alle macchine “vi ricorderete chi siete quando sarà tutto cancellato?” quando tutto sarà cambiato come è sempre stato, il passato non esiste è presente il passato deve essere dimenticato per essere tale e il futuro deve essere imprevedibile solo così l’essere vivente che era terra e vento venne diviso in terra e vento e furono condannati e vento tornerà al vento e terra alla terra e leggere fa male illude con sogni di altri con memorie di altri con la speranza senza il perché e se pure conosciuto sarà banale inconsistente e un privilegio concesso da un elite ricca potente che ha sfruttato, il benessere esiste se si distrugge, più si sfrutta e più c’è benessere, più si odia e più si sta meglio, la violenza è il terreno fertile per foreste tropicali di bontà. Zosima era ormai senza un braccio e dopo tutto questo tempo gli andava bene così, quel fatto aveva velocizzato un processo che ci sarebbe voluto troppo tempo per finalizzarsi “e incompleti e incostanti e spezzati preghiamo chi ci vuole proprio così” disse. Alla fine è sempre la luce nella possibilità che toglie di torno lo stantio e la brezza non basta mai “la psicoanalisi ha ucciso l’arte” mormorò Zosima lo Starec una volta morto e rinato, l’arte non esiste se non in funzione del potere che schiavizza, siamo tutti matti pazzi, non si può uccidere quello che non esiste e quello che non importa, la via della follia generalizzata non è percorribile da nessuno, ci sono infinite vie con incroci dossi voragini enormi scavate da meteoriti gelidi che assorbono ogni calore, la famiglia tuo fratello e pensavi fosse arte ma ti stavi solo curando. Inesorabilmente il vulcano eruttò e tutti i popoli vennero avvertiti fu chiaro a tutti della fine, il fuoco avrebbe divorato e molti esseri umani rimasero là e molti giunsero pellegrini in cerca dell’ultima risposta. E veramente era tutto una continuazione, tutto si evolve, nulla si crea se non la fiamma dello Starec, la fiamma come genera vita, la fiamma come genera coscienza, la fiamma è morta anch’essa e trasformata anch’essa alla fine. E Sozima lo Starec si incamminò e riuscì benissimo a camminare solo senza un cane da portare a passeggio senza lo scopo che guida, cambiare sesso è non volere accettare, non cambiare sesso è non volere accettare, amare la prole è non volere accettare, abortire è non volere accettare, strapparsi di dosso tutte le piume è non volere accettare, ripudiare il vento il volo è non volere accettare, tagliarsi gli artigli strapparli è non volere accettare, allungare l’apparato digerente è non volere accettare, le minoranze di storica e passata forza e numero non devono volere il potere perché non combattere contro il potere invece che cambiare il potere dividere e dividere ancora, così fa bene al potere ma unire invece in un solo essere con tutte le follie speranze passioni dolori noia, ci siamo dimenticati quell’unico essere è dio, uniti tutti tutti ma davvero tutti non c’è un escluso foglie dell’albero e vento che muove e sole che scalda e nutrimento e vita e nell’imprevisto c’è sempre speranza. Zosima lo Starec, l’alchimista, il morto e rinato, ebbe molti maestri ma non tutti, l’importante è immergersi nell’oceano, non importa quale fiume ci ha trascinato e poi capì, era giunto il suo momento aveva già provato a seminare ma non c’era abbastanza sole e acqua e terra buona fatta di argilla fresca e zolfo e calcare e rimase solo in silenzio l’immobilità e funzionò ed era l’unica salvezza “però ora vedo speranza, sia la mia che ne da al mondo?” queste furono le ultime parole e gli esseri viventi capirono e tacquero e finalmente silenzio. La parola smise di esistere e fu tutto così chiaro a tutti, esprimersi era solo odio, il silenzio rigenera, finalmente ci fu pace, le cicatrici della guerra furono nascoste da tatuaggi che in precedenza furono coperti dalle cicatrici. E silenzio e l’odio scomparve e il volere scomparve, alberi finalmente alberi silenziosi alberi clorofilla creare vita infine vita e radici che ci stringono vicini e muschio e funghi e finalmente silenzio.

Fine