Questa è la morte, rinascita e momenti seguenti del noto alchimista Starec Zosima, un anti racconto contro le storie non volute e non cercate, uno scoprire muscoli, scolpire marmi e rifinire forme incomplete che nascono spontaneamente da fessure e violenza nel martellare e dolcezza nel levigare. Troppo radicato nella realtà, troppo vittima dell’apparenza, incapace di distinguere ma solo di pensare, non di riflettere ma alla ricerca continua ed estenuante di risposte e soprattutto soluzioni per questa umanità incoerente, egoista, vuota ma non era solo questo che sarà dopo, in principio solo un leggero dubbio; le strade erano così ben battute e i confini così visibili e rassicuranti e sicuramente sarebbe potuta finire così ma cosa è cambiato infine dopo tutte queste rinascite, cosa è davvero cambiato, la sicurezza di aver battuto le strade è aumentata e ora si sta di fronte a dirupi ingabbiati tra strette montagne scavate da singole molecole di acqua di un fiume ormai scomparso ma non solo il caldo torrido, anche terremoti lenti, movimenti di placche tettoniche e corsi deviati e irrigazione e questo terreno serve per produrre energia in modo ecologico e questo terreno è sacro incalpestabile, fu il luogo della nascita e della morte e sempre così sarà luogo di morte e si possono solo recitare i nuovi canti e può di nuovo essere bagnato solo dal sangue. La musica non è mai davvero libertà e ha fallito il suo antico scopo ma mai fallito ma sempre oppressione e incasellamento e modellazione nel nome del dio nell’attuale forma lecita e schema e ricerca dell’animale più grasso da uccidere nutrito con alimenti privi di pesticidi con terreni nutriti solo dal sole e acqua piovana ma sempre gabbia ma se pure un campo enorme in cui pascolare brucare razzolare, sempre la morte incombe, se pure la morte non sia la fine sempre limitata la scelta possibile, sì uomo colto ma quale vita, sì uomo colto cosa ti interessa, sì uomo colto smetti di chiedere, smetti di volere e lascia infine questo animale, lascialo sbagliare e rincorrere i suoi sogni istintivi di morire ucciso dopo aver combattuto e sopravvivere a lunghi inverni e estinguere se sarà necessario, l’obiettivo è sempre vendere e vendere e mangiare e soffrire il più possibile, in un mondo di sofferenza e violenza non può che vincere quello che procura più violenza e sofferenza e sta tutto qua nel comprendere quanto sia vero tutto ciò, quanto pensare diversamente possa cambiare l’umanità, quanto in fondo una speranza esiste nel non cadere nel solito baratro che ciclicamente si ripresenta da cui ciclicamente si esce ma sempre più ammaccati.