Zosima lo Starec incontrò di nuovo se stesso, incontrò il dio del suo mondo e come tutte le divinità ambì all’eternità e volle essere rappresentato e disse e promise infinite ricchezze ovunque anche nel mondo senza lavoro dove l’ozio rende liberi dove si gode fino a non poterne più si vuole godere di più e promise e creo così l’arte o meglio l’arte di controllare ancora di più e meglio sì esprimetevi schiavi pensando a me sì che siate eternamente quando la mia eternità condannati a sentirvi liberi amandomi, qua e sempre qua tornerete, l’arte è puro controllo, l’arte non esiste sporchi stupidi esseri viventi umani non capirete e non capirete mai perché soffrite ma Zosima anche qua fallì, sì rinacque ma non comprese c’era ancora molto da uccidere e morire. Era insolito per chiunque passasse per le vie non imbattersi in esseri viventi non umani, questi erano già da diverso tempo irriconoscibili dagli esseri viventi umani. Tra loro gli esseri viventi comunicavano e questo comunicare piacque davvero ora sì agli esseri viventi non umani, questa prerogativa dei viventi era allettante sì questi elettroni che si legano e si fermano e sedimentano lacune peccati non dogmatici che si fugga dalle leggi e che questo ordine contro l’altro è sempre una lotta uno contro un altro non esiste un terzo, il terzo è sempre un po’ dei due la falsa trinità. Zosima disse alla chimera madre sconosciuta amica “sostituiscimi, io non ho saputo accettare il tuo affetto e tu non hai saputo capirmi o non hai voluto ma io d’altronde chi sono chi è mio figlio dov’è mio padre” innamorate della paura della propria fragile anima e Zosima era come loro almeno fino al quel giorno o lo era stato almeno in passato. Un giorno l’alchimista incontrò una giovane coppia che era già pronta per dormire in caldi vestiti pieni di leggendari ricami rappresentanti la loro infinita inadeguatezza “e ti immagino da vecchia molto più grassa e molto più felice” essere vivente troverai la pace e distintamente l’altro pensò così intensamente da poterlo sentire “vado a fare la spesa così prendo la mia ora d’aria da te”. Starec Zosima conobbe suo padre poco prima di vederlo morire intenzioni mancanza di coraggio e l’umanità sempre nascosta e mai cercata in verità mai andato oltre il minimo necessario per far terminare i discorsi e finalmente il silenzio. Luce o divina guida Zosima si nascose da essa e fece bene, la luce acceca, serviva nascondersi in profondità e vedere se questa luce serve davvero che poi servire è sicuramente troppo nulla serve davvero forse al massimo se la luce migliora il cammino se è più sostenibile se i dubbi diminuiscono ma ovviamente in quel momento non ci fu consapevolezza solo azione solo la luce in realtà non era abbastanza vicina ma comunque inevitabile chiuse quindi gli occhi e la luce non fu più. Al buio Zosima dovete ricorrere ad altri sensi per farsi guidare da se stesso e lo fece ma la luce esiste per essere guardata per scaldare è questo il suo scopo e la luce sparì del tutto. Tradito dalla luce ripeté alla luce “sei il male sei il male” quando era tutto pervaso dal fuoco quando camminare era così difficile che si cadeva su un terreno fatto di odio e insicurezza, la ricerca è così dolorosa ma il dolore fa lottare e se c’è abbastanza da bruciare e se non si ha il coraggio di cedere, la solitudine è semplice, non vale la pena perdersi, sensi di colpa illudono, non c’è colpa, i sensi spiegano sempre una parte e la follia continua a pervadere solo l’insicurezza “mi illudevo così tanto e così bene dove è la verità adesso?” non il centro qua pensò Zosima non certo vicino “la vita è dicotomica inspira espira e il passaggio?” come passare come fermarsi come procedere se non sbagliando fino errori sempre più sostanziosi di conseguenze e nel cielo una grande voragine luce tuono silenzio più niente da sentire buio più niente da vedere.