Il cammino di Einem

[13] E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Giorno terzo L’aria è pesante, calda, secca. La notte è trascorsa, e questo è già tanto. Percorrere questo deserto di vite perdute si fa sempre più pesante, o semplicemente sono io che inizio a cedere lentamente? Le risorse sono sempre più scarse, la prossima città non è molto vicina ma devo andare avanti. È ciò che conta.

[14] Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni[…]

Giorno 25 Non so in che tempo siamo giunti, le stagioni ormai non si distinguono più le une dalle altre; n’è rimasta solo una, che noi chiamiamo Efesi. Non sappiamo quando iniziammo a chiamarla così, o se il suo nome venne storpiato nel tempo, sappiamo solo che di quelle narrate dagli avi non vi è più traccia. L’unico modo che c’è rimasto per scandire il tempo è il mattino e la sera.

Giorno 40? Sto perdendo il conto dei giorni in cui sono in cammino. Ho attraversato troppe città per potermi ricordare il nome di ognuna di loro; ma ormai non ha importanza, nessuno me ne farà una colpa, nessuno..non più.

Altro giorno... Non ricordo neanche più il senso del mio vagare, del mio strisciare su questa desolata terra. Ho finito ormai l’inchiostro, o meglio, l’acqua che poteva alimentarlo. Da ora in poi, per poter scrivere, dovrò usare l’unico liquido che ancora questo mondo non è riuscito ad asciugare, non ancora. Scriverò, finché le mie vene reggeranno...

[15] e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne

Giorno 0 Ho incontrato una Nenfi, un'ancella del deserto, non credevo fossero reali ma solo leggend. Come posso esserlo? Donne che si sono adattate a questo deserto e che si dedicano ai viandanti dispersi? Loro vengono dalla grande grotta, l'ultimo rifugio dell'umanità, almeno così narravano gli anziani.

Non mi chiese il mio nome, né il perché del mio vagabondare, non ebbe paura di me, non ebbe paura dell’animale selvaggio che sono…che sono stato? Forse la mia debolezza la rassicurò dal pericolo in cui poteva incombere?

La intravidi in lontananza, tra le onde di sabbia e il vento che pareva non toccarla, come un'allucinazione del deserto. Mi si avvicinò con viso dolce, lenta, come se lo spazio fra me e lei si restringesse per avvicinarci, come se i suoi passi non esistessero, irreale, come la dolcezza su questa arida terra. Mi sorrise, ricordo solo questo, prima di cadere in ginocchio sulla sabbia e svenire per la troppa stanchezza e la mancanza di liquidi che i giorni(?) di cammino mi avevano procurato.

Al mio risveglio mi ritrovai da solo, rinato, circondato da calde e morbide stoffe. Mi aveva dato una tenda, con cui proteggermi dal sole e dalle intemperie della notte. Mi aveva lavato. Mi aveva dissetato. Non mi conosceva, ma lo fece lo stesso.

Come possono queste creature essere reali, essere ancora benevole? Abbiamo tentato di distruggerle, come abbiamo fatto con la terra, che non possiamo più e non dovevamo mai osare definire “nostra”, in quanto, di nostro, non c’è neanche questa stessa esistenza.

[16] Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.

Giorno 15 Ho ricominciato a contare i giorni, le sere e le mattine, da zero, dopo quell’incontro. Ora le vedo, come non le avevo viste prima. Le apprezzo, come nessuno le ha apprezzate mai, non più in questo tempo di sofferenza e redenzione. Il mio cammino continua, la speranza di questo mondo continua. Arriverò. Arriverò alla Grande Grotta, devo arrivarci. La speranza dell’umanità risiede in me, nel mio sacrificio, nella mia scrittura.

[29] Poi Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

[30] A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne.

Ultimo giorno Che gli alberi possano rinascere, che le acque possano rifluire, che le creature possano rivivere. Le Nenfi esistono e con loro la speranza. Credete nel cammino, credete nella speranza. Efesi finirà e con essa la nostra punizione.

Sono finalmente giunto alla fine del mio cammino. Ora potrò finalmente riposarmi. Ora potrò finalmente godere dell’eden, potrò farne parte, potrò rinascere, potrò ridare una gemma di vita a questa terra arida, che i miei avi hanno distrutto e devastato. Venite e lasciate che il perdono venga a voi. Il perdono c’è ed è la nostra redenzione.

Einem.

Questo racconto partecipa alla challenge di primavera 2024 del Circolo di Scrittura Creativa ̴̴ Raynor’s Hall

Circolo di Scrittura Creativa Raynor’s Hall.