Ciclocomputer Bryton 420, la recensione


Ciclocomputer fotografato frontalmente e accostato a una foto rimpicciolita della confezione, con la scritta Rider 420 GPS bike computer

Il Bryton 420 è un modello economico, ma non di base, della gamma Bryton, uscito ormai nel 2020. Offre funzioni di navigazione ma non è cartografico, disponibile in tre configurazioni:

Possiedo il 420E, a cui ho collegato successivamente fascia cardio, sensore di cadenza e radar, comprato nel 2024 a 85 € circa, più o meno il prezzo attuale.

Il 420 supporta gli standard ANT+ e Bluetooth, quindi è compatibile coi sensori di altre marche. Si collega al telefonino via Bluetooth per la gestione di eventuali percorsi e una gestione molto più rapida delle impostazioni e, soprattutto, delle varie pagine dati tramite l'app Bryton Active App. Non dispone di connessione Wi-Fi, quindi per gli upgrade firmware è necessario usare l'app o collegarlo al PC col cavetto USB micro B e usare il programma apposito, Bryton Update Tool, disponibile per Windows e Mac. Sarebbe gradita anche una versione per le distro Linux più diffuse, ma non penso sia mai stata presa in considerazione. Questo modello può essere tranquillamente usato senza connessione, tutta la logica è interna; tuttavia, l'applicazione ne permette un utilizzo molto più fluido, come dicevo sopra, oltre a poter ricevere a schermo le notifiche del telefonino (chiamate in arrivo, messaggi, email o altre notifiche a nostra discrezione).

Ok, se state ancora leggendo, sarete interessati a quello che il 420 è in grado di mostrare sul suo schermo monocromatico LCD da 2,4”, piccolo ma piacevolmente contrastato e leggibile. Schermo non touch, come prevedibile in questa fascia di prezzo. Non penso sia un male, ma sull'ergonomia torniamo dopo. Sono disponibili fino a 5 pagine standard, ciascuna con fino a 8 campi personalizzabili; oltre a queste, 2 pagine per i lap, ancora una volta totalmente personalizzabili fino a 8 campi, e 2 pagine che si attivano successivamente al caricamento del percorso, entrambe con 2 campi personalizzabili.

Le informazioni offerte sono davvero tante, la lista completa è pagina 49 del manuale. Ovviamente, molte opzioni sono attive quando sono collegati i relativi sensori: cadenza della pedalata, frequenza cardiaca e zone, un'ampia selezione relativa alla pletora di dati ottenibili dai misuratori di potenza e anche i dati dell'eventuale cambio elettronico Shimano.

Nel caso non abbiate voglia di spulciare il manuale, sappiate che sono sicuramente disponibili tutte quelle necessarie ad analizzare in tempo reale le nostre uscite, che riassumo sicuramente dimenticandone qualcuna: velocità (attuale, media e massima), distanza percorsa e odometro, tempo trascorso effettivo e totale, pendenza, altitudine, guadagno altimetrico, distanza in salita e discesa, ora, temperatura ecc. Campi specifici sono disponibili per le pagine dei lap, ma sono visualizzabili anche nelle pagine generiche: velocità media del lap, distanza, tempo, tempo del giro precedente, media del giro precedente e così via.

Questa abbondanza di informazioni porterà l'utilizzatore al suo primo ciclocomputer a impostare 5+2 pagine con 8 campi attivi ciascuna: cosa molto scomoda, in quanto non è possibile navigare tra le stesse in avanti e indietro, ma solo avanzando in maniera circolare, operazione lenta e che distrae parecchio durante la pedalata. Si finisce, generalmente, con limitarsi alla schermata standard da tenere per tutto il tempo e a una riassuntiva, con le medie e altri valori non immediatamente rilevanti. Oltre a una schermata lap e quella della traccia, se attive.

È possibile il collegamento a app di terze parti: Komoot, Relive, Ride with GPS, Strava e TrainingPeaks; inserendo i relativi dati di accesso, a fine percorso il tracciato verrà caricato automaticamente sulle piattaforme di nostra scelta. Una gran comodità, specie per gli utilizzatori di più servizi.


Questa prima parte spero sia stata un'introduzione decente alle funzionalità usate in ogni uscita, ora continuo con accenni a funzioni e opzioni più specifiche.

La navigazione.

Come detto in apertura, il 420 non è cartografico, ovvero non dispone di mappe interne o della possibilità di accedere a mappe caricate sul telefonino, non permette il ricalcolo del percorso in caso di allontanamento temporaneo dal file previamente caricato. La schermata di navigazione è occupata, per buona parte, da una singola linea che indica il percorso, sovrastata da una freccia che indica il ciclista, senza mostrare incroci e strade laterali. Allontanandosi dalla linea, dopo un po' appare il messaggio “fuori rotta” e l'unica possibilità di riprendere la navigazione sta nel tornare, in qualche modo, lungo il percorso definito. Problema, questo, comune a tutti i dispositivi non cartografici.

I percorsi si gestiscono tramite app.

È possibile pianificarli internamente o inviare sul telefonino un .gpx o .fit creato esternamente (da Strava o Komoot, per esempio) e aprirlo nell'app Bryton. La procedura, però, non è immediatamente intuitiva: aperto il percorso, bisognerà aprire il menu in alto a destra e selezionare l'opzione per creare un nuovo percorso, con le info per le svolte. Di default, il nuovo percorso ha lo stesso nome di quello originario con l'aggiunta del suffisso “-1”: è questo il file che dobbiamo aprire per aggiungere eventuali POI, scegliendo tra sette impostazioni: Cima (predefinita), Generale, Ristoranti, Emergenza, Checkpoint, Punto di incontro, Acqua. È possibile assegnare qualsiasi nome ai POI. Sarebbe stata gradita la possibilità di modificare a posteriori i POI, invece bisogna cancellarli e rifarli in caso di errore. Preparata la traccia, selezionando l'opzione “scarica sul dispositivo”, dallo stesso menu, la si trasferisce sul Bryton, pronta per essere caricata e avviata.

È possibile impostare due biciclette.

Ancora una volta sia da dispositivo che da app, ancora una volta con la maggior praticità di quest'ultima: per ciascuna delle bici, è possibile impostare peso, diametro della ruota e valori di ODO1 e ODO2. Una precisazione sui tre odometri disponibili, perché le voci dei menu possono essere confusionarie in qualche caso. C'è un odometro generale, che mostra il totale di chilometri percorsi su entrambe le bici, nei campi delle pagine è indicato limpidamente come “odometro”. Le voci Viaggio 1 e Viaggio 2 corrispondono nell'app, nelle impostazioni della bici, a ODO1 e ODO2: sono due contachilometri separati, i cui valori possono essere modificati in app per effettuare le misurazioni che decidiamo. Esempio: possiamo azzerare il valore di ODO2 a inizio anno e usare quel contatore per tener traccia dei chilometri percorsi annualmente, così come azzerare ODO1 per tracciare le percorrenze di un viaggio cicloturistico spalmato in più tappe.

Un'altra impostazione ambigua è quella relativa all'avviso sonoro dell'eventuale radar associato: per attivarlo, l'impostazione deve essere controintuitivamente su OFF.


Prima dei pro e contro, una breve sezione sulle funzioni che non ho avuto modo o necessità di provare. È possibile impostare dei piani di allenamento, ce ne sono tre precaricati ed è possibile crearne altri dall'app o importarne da TrainingPeaks.

Live Track è una funzione che permette di condividere, in tempo reale, posizione e dati durante una sessione, con la possibilità di inviare automaticamente il link a indirizzi email prestabiliti.

Group Ride permette di condividere percorsi e dati vari tra i partecipanti di gruppi creati all'uopo, se in possesso di altri ciclocomputer Bryton.


Pro e contro

È un dispositivo relativamente economico, anche se ormai soffre la concorrenza di modelli con schermo a colori, anche touch, per poche decine di euro in più. Il rapporto prezzo/qualità è ancora soddisfacente e non credo di aver mai incontrato bug rilevanti. Lo schermo, seppur monocromatico (anzi, probabilmente per quello) è ben leggibile all'aperto, ma se siete degli -anta forse è meglio limitare il numero dei campi visibili e aumentare le pagine. La definizione non è esagerata e 2,4” sono pochini, in generale Le funzioni sono molte e le informazioni anche sovrabbondanti, specie per il ciclista comune. Le possibilità di seguire tracciati e allenamenti sono sicuramente caratteristiche gradite. La durata della batteria è soddisfacente, anche se non saprei stabilirne la durata esatta: con sensore di cadenza, fascia cardio e radar, di sicuro c'è carica sufficiente per diverse uscite, nessun rischio di trovarselo scarico in giornata. Può essere usato totalmente offline.

L'ergonomia non è ottimale a causa dei due pulsantini posizionati sul retro del dispositivo, difficilmente raggiungibili specie quando è installato su una staffa da manubrio. Staffa che, comunque, consiglio perché lascia libero l'altoparlantino interno, facendo sì che gli avvertimenti dell'eventuale radar siano decisamente più udibili. La staffa non è inclusa nella confezione, l'attacco di default è quello col supporto da fissare al manubrio o al cannotto di sterzo con l'ausilio degli anelli elastici.

I menu sono solitamente intuitivi, con qualche eccezione; come dicevo prima, per attivare i suoni del radar bisogna impostarli su OFF, mentre il fatto che si possano settare diverse altitudini, relative a diversi punti di partenza, non è di immediata comprensione: magari basterebbe rinominare “Posizione n” in “Posizione altimetrica n”.

il collegamento micro USB è figlio del suo tempo, ma ormai è stato soppiantato dal tipo C; considerata l'anno di uscita del modello, forse non è il caso di fargliene una colpa.

L'app Bryton Active, che è comune a tutti i modelli del marchio, andrebbe rivista nella gestione delle pagine. Non è possibile modificare l'ordine delle stesse: se vogliamo, per esempio, invertire le pagine 2 e 4, dobbiamo rifare manualmente tutti i campi, non possiamo semplicemente trascinare le pagine nell'ordine che vogliamo. Non c'è modo di salvare, in qualche modo e da qualche parte, la configurazione delle pagine: basterebbe un semplice .csv o anche un comunissimo file .txt, da poter esportare e importare a piacimento.


Riassumendo.

Il Bryton 420 è un ciclocomputer non più recente, come testimoniato anche dallo standard USB utilizzato, dal rapporto prezzo/qualità favorevole, destinato all'amatore che non vuole spendere troppo e non ne ha alcuna necessità, o anche al ciclista più evoluto che predilige strumenti semplici, ma non semplicistici, che può contare comunque su una disponibilità di rilevazioni e funzionalità molto ampia.

L'ergonomia sarebbe stata migliore disponendo tutti i pulsanti lateralmente o frontalmente; i menu non sempre sono concettualmente cristallini.

Inizia a soffrire la concorrenza nell'ambito dei dispositivi monocromatici nella stessa fascia di prezzo e dei dispositivi a colori, ormai accessibili per poche decine di euro in più. Concorrenza anche interna, vedi il Bryton 460: ergonomia migliore, schermo più ampio, Climb Challenge 1.0, ma supporto per una sola bicicletta e solo per i sensori ANT+. Per le mie esigenze, probabilmente oggi, nel 2025, prendere il 460.