Il sonno e la bicicletta


Domenica di inizio maggio, faccio il mio lungo settimanale, che lungo non è perché non posso concedermi troppe ore e non avrei neanche chissà quanta energia da spendere. Bel tempo, temperatura perfetta per pedalare, vento ininfluente. Le sensazioni, sulle pendenze più importanti (7-8% e strappi a due cifre, questa l'entità della mia importanza) sono molto positive. Mi sembra di essere più forte del solito, meno preoccupato delle cifre sul ciclocomputer. Torno a casa, controllo i tempi su Strava e confermano le sensazioni positive di prima: ho limato diverse decine di secondi in diversi tratti, addirittura un paio di minuti su un tratto di cinque chilometri abbondanti, caratterizzato da salite poco rilevanti all'inizio e alla fine.

Parentesi Strava: sono un maniaco delle cifre, inseguo le prestazioni, voglio confrontarmi con gli altri? Niente di tutto questo: l'unico confronto è col me stesso delle uscite precedenti, voglio giusto capire se il mio corpo sia capace di reggere i ritmi degli anni passati (pochi in verità, ho iniziato tardissimo e solo qualche anno fa) senza venir schiacciato eccessivamente dall'età che avanza. In qualche modo, non posso lamentarmi: sembra tutto stabile, non miglioro ma neanche peggioro. Ecco che questa uscita particolarmente piacevole mi insospettisce, voglio capire cosa sia successo.

La bicicletta è sempre quella, non ho comprato abbigliamento tecnico (giro sempre conciato pressapoco come Hammerin' Harry), non ho goduto di vento a favore, non son partito col serbatoio pieno (non faccio colazione)... senza tirarla troppo per le lunghe, la conclusione più probabile è stata una notte di sonno decente.

Dormo poco e male quasi sempre, pochissimo e malissimo in estate. Mi giro e mi rigiro, mi sveglio spesso e sveglio resto anche per ore, insomma: un disastro. Stavolta, invece, son riuscito a farmi quelle poche ore di sonno tranquille, tutte di fila, senza incubi, sussulti.

Penso sia questo l'unico scenario possibile.