Percorsi: la salita per la Cima Pantani


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È stato così ribattezzato, non ufficialmente, il passo Le Crocette, nel territorio di Campodimele, raggiungibile principalmente da Lenola e Fondi, sempre in provincia di Latina, in onore di Marco Pantani, idolo del ciclismo italiano (e non solo) di fine anni Novanta, la cui esistenza è terminata in maniera tragica, lasciando ancora molti interrogativi. Non è questa la sede per parlare di quegli anni particolarmente bui del ciclismo, sia a livello di atleti che dello sport in sé.
La salita gli è stata dedicata perché, per diversi anni e in via ufficiosa, se ne era parlato come di uno dei suoi percorsi di allenamento, durante le sue permanenze in Centro Italia: quella che appariva come una specie di leggenda, sembra sia stata poi confermata, in un’intervista, da Stefano Garzelli, all’epoca suo compagno di squadra e oggi direttore sportivo.

Come anticipato, il passo è raggiungibile anche da Lenola, passando per via Pozzavelli e Camposerianni: si inizia con una breve discesa per proseguire, poi, con una salita costante, con alcuni tratti abbastanza impegnativi, con pendenze a due cifre che fanno capolino per diversi metri.
Non è questo, però, il versante che ci interessa, se non facendolo in discesa: ci torneremo dopo.
La salita che interessa ai ciclisti che vogliano sentirsi partecipi, in qualche modo, della sua leggenda, inizia nel territorio di Fondi, più precisamente in zona Querce.
Si parte dal centro di Fondi, da via Arnale Rosso per poi immettersi in via Querce; inizio alternativo in via Vetrine, con immissione in via Querce all’altezza dell’incrocio di via Valle Rocco. Dopo 500 metri abbondanti, sulla sinistra appare la Chiesa di S. Antonio e, proseguendo a destra inizia la salita, moderata ma con qualche strappetto, fino all’incrocio tra via dell’Ape regina e la SP 154, in località Camposerianni, dove inizia il segmento di Strava.

La strada provinciale si presenta subito con decisione: un doppio tornante molto stretto, con pendenze attorno al 15% circa, ci introduce a quelle che saranno le pendenze tipiche della salita.
Siamo subito nella natura e nel silenzio (a dire il vero, ci eravamo già da un po’): a farci compagnia, i suoni della natura, il passaggio di altri ciclisti o podisti, qualche rara automobile; è possibile anche non incontrarne nessuna durante tutto il percorso, ma non bisogna mai distrarsi, specie percorrendo il tragitto in discesa, inebriati dalla velocità e dal sibilo del vento.
Si alternano tratti di strada esposta da un lato al sole a altri in cui l’ombra la farà da padrona, proiettata dagli alberi a entrambi i lati della strada.
Lungo l’asfalto, i tifosi hanno lasciato con le bombolette testimonianze del loro affetto per il Pirata, con delle scritte che inneggiano al suo ricordo.
Si prosegue lungo una strada povera di curve, per la maggior parte piuttosto aperte, a parte un altro paio di tornanti a U: ancora una volta, da percorrere con cautela in discesa.
Ed è proprio all’altezza dell’ultimo tornante, a 4 km dall’inizio della salita e 600 metri all’arrivo, sulla destra appare un cartello ligneo con varie indicazioni, tra cui a destra la strada sterrata che porta alla foresta di S. Arcangelo e, al suo interno, l’orto botanico, raggiungibile dopo un tratto di circa 3 km, a piedi o in mountain bike/gravel.
L’arrivo è quasi in vista, ci aspetta un ultimo tratto piuttosto intenso e ci siamo. Ad accoglierci, posata tra due alberi sempreverdi di alto fusto, la stele dedicata a Pantani (inaugurata in presenza della madre), con incisi la sua firma e la sua figura stilizzata. Nelle immediate vicinanze, sulla destra, oltrepassando una sbarra è possibile inoltrarsi in un percorso sassoso, aperto a coloro che vogliano percorrerlo a piedi o in mountain bike, conoscendo i sentieri. Da evitare, nel caso non si sia pratici della zona.

Poco distanti, una cornice per i selfie e un cartello che illustra la storia della salita, nei pressi di un incrocio che ci permette di proseguire in varie direzioni.
Partiamo da quella meno utile, per così dire: accedendo alla stradina più a destra, si percorre una strada che finisce, dopo circa 1,5 km, in una proprietà privata, quindi di scarsissima rilevanza.

La via intermedia, SP 99, funge da collegamento a via Civita Farnese, SR 82. Una bella discesa, da affrontare con cautela per i sette tornanti, più o meno aperti, che la contraddistinguono. Giunti all’incrocio con Taverna, si può proseguire verso Pico o girare a destra, in direzione Campodimele o Itri.
Scegliendo la strada a sinistra, procedendo praticamente dritti, ci si imbatte prima in un’area attrezzata per i picnic, con tavoli, braci e una rastrelliera per le biciclette. L’area verde, ahimè, non è accessibile ai disabili e a chi abbia problemi rilevanti di deambulazione: è vero, si tratta di una zona in pendenza tra alberi e rocce, ma mancano, in ogni caso, sia una rampa che una semplice successione di gradini degni di tal nome.
Proseguendo ancora dritto, si giunge fino a Lenola: nella traccia allegata, ho seguito la strada per Campodimele-Taverna, ma il modo più rapido è semplicemente quello di proseguire per Camposerianni, SP 154.
A una breve, ma intensa, salita iniziale, segue una lunga discesa (attenzione a non lasciarsi andare troppo, ci sono dei piccoli centri abitati in corrispondenza di un restringimento della carreggiata) che passa anche per loc. Madonna del Latte. Rampa finale e si è nel territorio di Lenola, di cui allego qualche foto del Santuario di Madonna del Colle e qualche panorama.

Nel caso vogliate scegliere la via più lunga, all’incrocio di passo Le Crocette potete seguire la freccia per Campodimele, proseguire in direzione Taverna e poi sempre dritti, fino all’incrocio, sulla sinistra, con l’indicazione per Lenola (diversamente, raggiungerete Pico).
In loc. Taverna inconterete un distributore di benzina, ma a noi ciclisti i motori a scoppio interessano poco: più interessanti i punti di ristoro, tra cui la trattoria/bar/b&b La Taverna, il ristorante Lo Stuzzichino, il bar/trattoria La Clessidra e la fontanella.

Cosa portarsi dietro:
– Una o più borracce, non ci sono fontanelle in zona;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Ahimé, nessuna dopo l’inizio della salita, dopo aver lasciato loc. Querce. La prima disponibile è quella di cui ho parlato, in loc. Taverna, sulla strada che porta a Campodimele, di sicuro non immediatamente raggiungibile per fare rifornimento.

Terreno e altimetria:
Come anticipato, ai due tornanti abbastanza impegnativi seguono pendenze impegnative ma umane, 7-8% con qualche strappetto attorno al 10% qua e là. Secondo Strava, il segmento in questione è lungo 4,59 km, il guadagno altimetrico è di 372 metri e la pendenza media è dell’8,1%.
L’asfalto è liscio e non presenta buche/crepe, anzi la parte iniziale è stata rifatta in tempi relativamente brevi e presenta un manto ancora molto compatto, visto il traffico in prevalenza di ciclisti.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Mai incontrati di randagi, c’è qualche cane di piccola-media taglia in zona Querce, nelle villette che precedono la salita. Abbaiano, al massimo.
Vi capiterà di sicuro di incontrare un numero variabile di ciclisti, quasi sicuramente diversi nei giorni festivi: in caso di imprevisti, dovreste poter contare su qualche anima pia.

Variazioni del percorso:
Non ve ne sono, sostanzialmente: se vi interessa la salita Pantani, dovete accedere dalle Querce e proseguire fino in cima.

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