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Il cerro di Monte Fontane

ero andato in Sicilia attratto principalmente dall'Etna. Versante sud, e tutti gli alberi secolari che ci abitano. alcuni sono visitabili in tranquilli centri cittadini, come il Castagno dei Cento Cavalli visto mentre bevevo un caffé delle undici. l'Ilice di Carrinu invece prevede un sentiero lastricato di buone intenzioni di circa un'oretta, ripidino. vederlo è trascendentale, e curiosando vicino si scopre il fronte del magma che decise di fermarsi a pochi metri dall'albero risparmiandolo. Dialoghi fra il fuoco e la foresta.

questo è l'ultimo albero che volevo vedere. il cerro di Monte Fontane. al pomeriggio avevo il volo di ritorno, e dovevo anche restituire l'automobile. perché non complicarsi la vita? il sentiero per trovarlo appariva prima chiaro, poi mi sono trovato dopo un'ora e mezza ad aver compiuto un percorso circolare. era tardi, mollo tutto? ultimo tentativo. devio dal percorso che mi suggerisce il navigatore, giustamente. trovo una bella casetta abbandonata in pietra, ma mi sto allontanando dall'albero: quindi per una qualche legge che non conosco, sarà stavolta la strada giusta. imbocco un sentiero più boscoso. ci sono percorsi da mountain bike ripidi. anche qui mi perdo, torno indietro, piovicchia e c'è fango (il che mi compiace sempre, anche se sembra tutto così ostico adesso). ad un certo punto in un fianco della montagna, ripido da usare le mani, sento il bisogno di provare il tutto per tutto e salire! la pioggia ha reso l'erba ed il sottobosco scivolosi. i rami sono bassi, si intrigano nei capelli. dove sto andando non è dato sapere. e stranamente, ma prevedibilmente, arrivato in cima trovo l'indizio di un sentiero. se solo fossi capace di seguire le strade normali. seguendolo, trovo prima un piazzale con tre querce che mi fa sentire di essere vicino. mi piace immaginare le cose, sento quasi l'ebbrezza di luoghi che hanno una valenza sovrumana (è così). e finalmente, un po' nascosto, ecco l'albero. cerco come sempre per mezz'ora lo scorcio migliore per una foto, lo vivo, lo posso toccare. fra l'altro poco oltre c'è un dirupo, bisogna stare attenti.

stranamente, di quale via abbia scelto per tornare ricordo molto poco, se non che avendo visto una strada asfaltata distante solo qualche chilometro mi ci sono avvicinato, per scoprire poi che per raggiungerla c'erano alcuni metri di rovo alto, maturo e cattivo, e filo spinato. la mia impazienza mi fa andare dritto nel rovo. per pochi istanti ci nuoto come penso di saper fare, poi comincio a graffiarmi. vado avanti in bilico fra ostinazione e ansietta. arrivo al filo spinato, mi arrampico, mi ci incastro coi vestiti bloccandomi in cima. forse l'angelo custode degli sciocchini a quel punto mi fa scendere, e tutto si conclude felicemente.

La condizione minima

dopo diversi anni spesi a lavorare presso una struttura pubblica, a luglio di quest'anno ho deciso di andarmene. è una struttura sanitaria, dove le grida delle persone con disagio psichico venivano ignorate, a meno che non giungessero alle orecchie di qualcuno della direzione, e allora il malato veniva spostato in stanze più lontane. l'agitazione psicomotoria viene di regola istituzionalizzata con sedazioni e contenzioni, anche se non c'è prova di efficacia scientifica sul loro utilizzo. un problema in meno per le mansioni lavorative già sottoposte a stress. una soluzione che fa comodo a molti, con controlli il tanto che basta per avere una facciata in regola anche se manchevole eticamente. dove durante la pandemia era sopportato un clima generale permissivo, che non avrà di sicuro contribuito a rallentare i contagi. solo perché presi tramite un obbligo, i dubbi dei contrariani sull'efficacia dei vaccini venivano spesso solo sussurrati in base all'ultimo studio scientifico uscito su facebook. in generale gli approcci alla salute del lavoratore erano rivolti solo ad espletare obblighi di legge con corsi superficiali, consigli banali sul ricorrere alle medicine alternative, perché si aveva come guida il solo basarsi sul “senso comune” caro a chi ha la mentalità conservativa e chiusa. perché questa decadenza? perché viene prima di tutto il profitto. le strutture sanitarie sono diventate aziende dove si bada ad incanalare il possibile flusso di denaro facendo pubblicità illusorie e cercando amicizie nella politica locale. illusorie perché le terapie promesse vengono somministrate da personale che talvolta fa il minimo necessario per scansare le critiche dei clienti, pazienti. personale che quando non disquisiva alla macchinetta del caffé sull'aspetto fisico di una nuova assunta passava il suo tempo in attesa creativa dell'orario dove timbrare il cartellino. perché questo veniva permesso. il flusso di denaro della sanità pubblica mantiene in certe strutture un gioco di equilibri dove per il quieto vivere ci si copre a vicenda la sciatteria di certi comportamenti. non saranno infatti criminali o illegali, ma non si può darne un giudizio positivo e guardarsi allo specchio con la coscienza a posto. le possibili polemiche interne venivano scansate o soffocate con un meccanismo caro alla politica, trovando di volta in volta obiettivi minori su cui dimostrare un decisionismo ridondante e apparentemente concreto. per fare un esempio, ascensori o bagni che non funzionavano venivano rattoppati senza mai risolvere il problema, mentre per la presenza di cani che si avvicinavano alla struttura veniva immediatamente diramata comunicazione a tutti i lavoratori di evitare di dargli da mangiare, in estate come in inverno. alcuni sono stati testimoni di maltrattamenti veri e propri, con riunioni su riunioni di persone toccate come mai prima dalla voglia di risolvere questo problema, fino a paventare soppressioni di massa. in ogni caso per ripulirsi l'anima tanto bastava dichiarare il giorno dopo il proprio amore per gli animali portando un bel coniglietto a cui fare le foto per instagram con improvvise confessioni su un ritrovato sentimento naturalisticheggiante.

in chi non è inserito, per sua natura o scelta, in questo meccanismo, il rimanerci a contatto inquina l'anima. dato che per vivere può essere necessario percepire un reddito, viene di conseguenza il non poter scansare il fastidio di trovarsi un lavoro. perché anche quando il lavoro piace, se le condizioni sono queste, non sono quelle minime per avere un bilancio interno sano. di qui il mio tenerci a far sì che tutte le persone che per un qualsiasi motivo provano disagio a causa del loro lavoro cerchino di cooperare per venirne fuori, per quel che si riesce. diamoci consigli sul fare la cosa giusta, esterniamo i problemi, non barattiamo per nemmeno mille euro al mese i valori che sostengono la nostra idea sullo stare al mondo.

un po' di solidarietà di classe ;)