Il linguaggio della stampa videoludica degli inizi, il manifesto di questo blog


Sicuramente, ben poco professionale. Neanche noi lo eravamo, tantomeno lo saremmo diventati, io no. In quegli anni, avevamo fame di videogiochi, in generale, e le riviste erano il contorno al piatto principale. Faccio qualche titolo tra quelle più gettonate nella mia cerchia, per vari motivi: simpatie per i redattori, macchine trattate ecc.: The Games Machine, Consolemania, Gamepower, K, CVG. Più o meno, in ordine di preferenza.

Ebbene, leggete uno qualsiasi di quegli articoli e rendetevi conto di quanto sarebbero diventati imbarazzanti solo pochi decenni dopo. La competenza generali e gli approfondimenti tecnici, oggi, sembrano (sono) poco più che amatoriali, improvvisate. Il clima che si respirava, però, era ben diverso: sembrava più l'operato di un gruppo di amici che la vivisezione dei giorni nostri. Magari si ammazzavano tra loro, fuori dalle pagine dei giornali, ma non ci interessa: trovavamo naturale relazionarci con quell'atmosfera giocosa, spensierata, divertita che accompagnava i videogiochi agli albori della massificazione.

Oggi, invece, ci si relaziona coi tizi che smembrano i giochi frame per frame, fanno analisi sociologiche e di mercato, indagano nella psiche dei realizzatori. Perché noi (dico noi, ma io no, non mi ci calcolo) ci sentiamo più a nostro agio nel dedicare ai videogiochi cure e analisi degne di media più antichi e sedimentati, perché il videogioco ha la stessa dignità di cinema/pittura/letteratura/verdura, fate voi. Va bene anche così, ma a me non me ne importa nulla o quasi.

Poi, neanche sarei in grado di approfondimenti del genere: non ne ho proprio le competenze, in generale, per critiche e recensioni, in qualunque ambito. Anche per questo, forse, son rimasto legato a quei periodi più ingenui, quando alla fine tutto si riduceva al divertimento che un titolo riusciva a offrire.

Quindi, in questo blog, non ci sarà alcun approfondimento. Parlerò di videogiochi, credo per sistemi casalinghi (l'idea nasce tale, poi non so), come ne parla un illetterato.

#Videogiochi