Bulletin Board System
Mario era fermo dinnanzi al cancello in ferro battuto, lo stava guardando da qualche minuto. Barre verticali si innalzavano per poi unirsi nella parte superiore in una specie di giglio meccanico, qua e là alcuni punti di ruggine: attorno ai rivetti che univano le varie parti e lungo una putrella storta, probabilmente frutto di qualche manovra poco attenta.
Gianna e gli altri della Bulletin Board System lo aspettavano oltre al cancello, dentro alla villa. Cosa avrebbero pensato una volta conosciuto dal vivo? La sicurezza e l'anonimato garantito dal web sarebbero caduti definitivamente, il suo costume da arlecchino sarebbe stato sufficiente a nascondere il suo disagio e le sue paure? Forse avrebbe dovuto spenderci di più, un costume più pregiato avrebbe fatto un'impressione migliore o dissimulato meglio il suo imbarazzo?
Uno sguardo all'orologio e poi qualche passo verso il citofono. La prima volta che aveva visto un articolo sulle BBS, Mario aveva sentito riaccendersi qualcosa dentro, qualcosa che era rimasta assopita da anni. L'idea di poter comunicare con altre persone sparse in tutta Italia e, perché no, nel mondo intero lo affascinava ed eccitava. Avrebbe potuto raggiungere persone con interessi simili ai suoi, fare nuove amicizie, conoscere cose nuove ma, soprattutto, incominciare da capo. Un nuovo Mario.
La mascherina nera di arlecchino giaceva sul sedile del passeggero. Con la fronte appoggiata sul volante e con gli occhi chiusi, Mario respirava profondamente per recuperare un minimo di calma: la paura aveva preso il sopravvento e, con la coda tra le gambe, era tornato all’auto parcheggiata in una traversa poco distante. Era arrivato, come suo solito, con abbastanza anticipo. Non era quindi ancora formalmente in ritardo per la festa ma di quel passo lo sarebbe stato. Con gli altri della BBS era stato vago e già aveva paventato una sua non presenza per motivi tanto personali quanto fittizi. La questione era semplice: mettere in moto e farsi altri 100 chilometri per tornare a Piacenza vestito come un cretino o decidersi e andare alla festa.
E se qualcuno lo avesse visto allontanarsi dalla villa? Se lo avessero riconosciuto mentre spiava la villa dal cancello? Magari qualcuno dentro o un altro utente che a sua volta era diretto alla festa? Che figura di merda. Perché non poteva essere il Mario virtuale anche nella vita vera? Il Mario del web però non doveva sopportare gli sguardi che giudicavano il suo aspetto fisico. Il Mario del web aveva tutto il tempo del mondo per trovare le parole più adatte per Gianna. Il Mario vero giocava a una difficoltà più alta, niente tempo per pensare, niente salvataggi, niente scuse. Guardando fuori dal finestrino, verso il fondo della via che svoltava verso la villa, Mario assaporò il pensiero di essere lui quello più forte. Inforcata la mascherina, scese nuovamente dall’auto e tornò verso la villa cercando di convincersi a fare l'ultimo passo.
Finite le scuole aveva troncato i rapporti con tutti, era stato abbastanza facile. Nessuno lo aveva cercato per sapere come stava o altro, il che era abbastanza scontato in realtà, poiché, dai suoi compagni di classe, non aveva ricevuto nulla all’infuori di angherie e sofferenza. Aveva fatto una specie di patto non scritto con sé stesso: non tentare più di avvicinarsi a qualcuno per non soffrire più. Qualche anno dopo il Mario del web avrebbe scoperto, grazie a Gianna, che questa cosa si chiama dilemma del porcospino.
Svoltato l'angolo, il cancello di ferro battuto, ormai familiare, lo aspettava in fondo alla via. Le persone che lo avevano ferito non avrebbero saputo neanche come accendere un computer, figuriamoci connettersi al web ed entrare in una BBS. Inoltre si era allontanato abbastanza da Piacenza da non rischiare di incontrare qualche vecchio compagno di scuola. Non c'era quindi particolare motivo di temere incontri con facce conosciute. Però certe cose, certe paure, ti rimangono dentro e non è facile liberarsene.
Quegli ultimi anni di avventura telematica lo avevano portato lì: davanti al citofono. Per questa ragione si era iscritto alla BBS, andare via ora avrebbe vanificato tutto lo sforzo. E poi cosa avrebbe potuto succedere di brutto, peggio di quello che aveva già passato a scuola? Il pensiero che non c'è limite al peggio cercò di insinuarsi tra le meningi di Mario, come se intrappolato in una stanza che si riempie d’acqua, la paura e l’ansia iniziarono a risalire: prima le gambe, poi su lungo la vita ed il petto, arrivando fino alla gola impedendogli di respirare.
Raccogliendo tutto il suo coraggio deglutì, come per ricacciare giù la paura, inspirò profondamente e puntò il dito, con fare intimidatorio, in direzione del pulsante del citofono. “Harlock non scappa mai. Ricordalo Tadashi!“ “Mario sei tu?” disse una voce femminile alle sue spalle. Mario si voltò di scatto, tutto il coraggio svanì improvvisamente, la marea della paura tornò ad alzarsi, sudava freddo e sentiva il cuore palpitare forsennatamente in gola. Una ragazza vestita in un abito ottocentesco e con il volto adornato da una maschera di pizzo guardava sorridendo. “Si, sono io” riuscì a rispondere in un filo di fiato con la bocca impastata. “Lo sapevo!” esclamo la ragazza gioiosamente. “È una di quelle frasi che ripete sempre Mario, cioè che ripeti sempre tu.” Mario deglutì con fatica, aveva parlato a voce alta mentre era immerso nei suoi pensieri? Non aveva ancora premuto il citofono e già collezionava la prima figuraccia. Se iniziamo così chissà cosa penseranno gli altri di uno sfigato che minaccia un citofono. Poi gli venne un dubbio, che la ragazza di fronte a lui fosse proprio Gianna? Nonostante la maschera il suo sorriso era proprio come se lo era immaginato, la voce era sincera e non sembrava giudicarlo. Ma era davvero felice di vederlo? Di conoscerlo? Era davvero Gianna? Mario ricambiò il sorriso e suonò il campanello, avrebbe avuto tutta la serata per scoprirlo.
Questo post partecipa fuori concorso, come i film impegnati, alla challenge di Febbraio del Circolo di Scrittura Creativa Raynor’s Hall. La sfida prevede di scrivere un testo, di massimo 8000 caratteri, seguendo un tema sorteggiato.
Quello di questo mese è cose proibite e carnevale. La mia prima idea era quella di mettere il protagonista su un treno diretto da qualche parte con qualcosa a presso che rappresentasse il proibito. Poi quando ho iniziato a scrivere è apparso Mario davanti ad un cancello negli anni 80 e sono finito tristemente (nel senso che il racconto è triste) fuori tema.
Non sono sicuro dell'utilizzo di BBS al femminile, sono arrivato su internet quando ormai erano tramontate. Facendo qualche ricerca ho trovato una specie di 50 e 50, le pagine più datate però sembrano usare il femminile, quindi per questo testo ho deciso in questo senso.
Ringrazio Alessia per l'aiuto nella correzione e l'editing del testo, potete trovarla qui nel fediverso e qui nel non fediverso, e voi lettori se siete arrivati fin qui.
Fatti e personaggi di questo romanzo sono puramente immaginari. I luoghi no. Ma tanto loro non si offendono. – Andrea G. Pinketts