No one cares when you're out on the street
La macchina corre nella notte buia, i fari illuminano la segnaletica orizzontale come in Mulholland Drive, almeno credo perché sono seduto dietro. Gioco con un leoncino di peluche trovato sulla cappelliera. Stringo le zampe posteriori con la destra e le anteriori con la sinistra, lo punto fuori dal finestrino e fingo di sparare come se fosse un fucile.
Questa notte buia buia che ci culla nella Brianza in cerca di un posto che possa conciliare la necessità di riposare le nostre stanche membra e i nostri portafogli vuoti.
Il primo tentativo ci vede all'esterno di un gay bar dall'aspetto asettico. La sua insegna fuxia sembra volerci dire che siamo troppo pezzenti per poterci permettere anche solo un'acqua minerale.
Ha ragione.
Gli altri dicono che prima era un locale più modesto con ottime patatine. Il tempo è una brutta bestia, a volte ti cambia in peggio e altre ancora in locali costosi.
Picking up the pieces to make ends meet
La macchina cigola ogni volta che sterza, è abbastanza inquietante ma finché va… poi Luca deve risparmiare, non può mica spendere soldi per un’auto nuova se vuole sposarsi. Perché lui vuole, solo che ancora non lo sa e, se lo dice Lei, io ci credo.
“Smettila con ‘sto coso!” si lamenta Mattia mentre spingo il culo di pezza del peluche contro la sua guancia.
Secondo tentativo: un piccolo bar in mezzo a una strada che si biforca. Ci accoglie un gruppo di quattordicenni palestrati rasati, lampadati e forse un po' nostalgici.
Prima era un localino per famiglie dove ci si poteva intrattenere anche con giochi in scatola. Inizio a interrogarmi sul significato di “prima”. Il tempo è una brutta bestia, a volte ti cambia in meglio e altre ancora in locali avanguardisti.
Il motore si riaccende e siamo di nuovo in marcia.
No one cares when you’re down in the gutter
“Potremmo andare al Mexicali”
“È chiuso”. Sono tutti chiusi, rimpiazzati da ristoranti egiziani. Il Dottor. ingegnere Hayder Mahfuz, ricco magnate del petrolio e con un odio profondo per il simpatico popolo centro americano, se li è comprati tutti. Ecco che succede quando hai tanti soldi e ti stanno sul cazzo i messicani.
“Smettila con ‘sta minchia di coso!” Sono di nuovo io che spingo il culo del peluche contro la guancia di Mattia.
Il terzo tentativo, nel senso che era il terzo di tre, è comunque pessimo ma migliore degli altri. Ai bei tempi andati, le macchine erano parcheggiate fino alla fine della via e il locale era sempre colmo di avventori, ma poi hanno sparato al gestore. Siamo solo noi e un’altra ventina di persone, tra parenti e amici, venuti a vedere la band che suonerà dal vivo da lì a poco. Hanno pure finito la panna, quindi niente White Russian: il mio Drugo interiore ripiegherà su un Long Island.
Got no friends got no lover
Tutte le consumazioni costano un euro in più per colpa della band. Lei vuole indietro il suo euro.
Una giovane Carrà all’altoparlante mi ripete incessantemente che dovrei cominciare io a fare l’amore. Lo farei anche, ma c’è troppa gente e poi sempre da solo mi rattrista. Nel frattempo, al tavolo scorrono un po’ di topic: lavoro, università, amici, vestiti, vacanze, fame nel mondo, quelle strane immagini che se le fissi e strizzi gli occhi ne vedi altre.
Finalmente arriva il Long Island Ice Tea, lo assaggio. Devono aver preso troppo sul serio l’“Ice Tea” del nome.
La band attacca con un brano dei Deep Purple. Adesso anche Mattia rivuole indietro il suo euro. Arrivano le patatine abbondantemente salate, nella vana speranza di indurci alla seconda consumazione. Cambio brano, assistiamo in diretta allo stupro di Learn To Fly. Rivoglio indietro il mio euro. Immagino Dave Grohl esanime su un letto di lenzuola bianche con un rigolo di sangue che sgorga dall’orecchio. La band passa a un brano dei Cranberries.
“Luca non lo rivuoi indietro il tuo euro?”. Ci ha portato qui lui quindi, per la sua incolumità, preferisce non chiedere risarcimenti.
For what it’s worth
La macchina corre nella notte buia, i fari illuminano la segnaletica orizzontale bagnata da una calda pioggia incessante come in Mulholland Drive, almeno credo perché sono sempre seduto dietro. Questa notte buia e piovosa che ci culla nella Brianza ha saputo conciliare la necessità di riposare le nostre stanche membra e i nostri portafogli vuoti, anche se a discapito dei nostri timpani.
“Ti ho detto di smetterla con ‘sto cazzo di coso!” Sono sempre io che spingo il culo del peluche contro la guancia di Mattia.
“Ti ricordo che tra pochi mesi è il nostro decimo anniversario.”
“… cazzo è spenta!” Esclama Luca nel panico, il volume non si alza se la radio non è accesa.
“Dieci e dico dieci anni che stiamo assieme. Voglio un bel regalo hai capito? E ho dei testimoni, giusto?”
“Sì” rispondiamo dai sedili posteriori.
“Ma sì, cosa!?”.
Got no lover
E pensare che neanche li ascolto i Placebo.
Got no friends got no lover
Questo è un breve racconto, leggermente rimaneggiato, che pubblicai anni fa sul mio primo blog, a distanza di anni è l'unico mio scritto che supera la prova del tempo. Tutto il resto, riletto con gli occhi di oggi, è veramente indecente.
Quel primo blog era già allora un progetto condiviso che precedeva inconsapevolmente questa piattaforma che mi vede ricondividere questo testo oggi.