Il controllo dell'informazione (in senso buono)
Nell'ultima puntata ( https://open.spotify.com/episode/4xN1OprIN2gfsqVERnWJdE ) abbiamo parlato di misure applicabili contro il complottismo.
Una misura che ci sembra venga spesso presa sotto gamba è quella del controllo dell'informazione: non stiamo parlando del controllo centralizzato da parte di un ente o un governo, ma del controllo che possiamo applicare tutti noi quando stiamo per condividere un'informazione.
Più il titolo dell'articolo è eclatante, più l'emozione generata in noi è forte e più velocemente tenderemo a condividere un'informazione. Spesso senza controllarne la veridicità. È il meccanismo che rende virali notizie “che non lo erano”, ad esempio notizie vere, ma riportate in modo incorretto o distorto, oppure notizie false (“fake news”).
Gli studi dimostrano che la misinformazione, ad esempio un politico che cita delle statistiche in modo errato o distorto per giustificare una legge, ha un impatto più grande delle “fake news” che spesso sono relegate ad una frangia più estrema e numericamente ridotta della popolazione.
Quindi quello che possiamo fare nel nostro piccolo è controllare le notizie che condividiamo: è proprio vero che un nuovo studio conferma che mangiare cioccolata fa bene? Probabilmente i ricercatori scrivono qualcosa tipo “è stato riscontrato un miglioramento nel 51% dei soggetti testati, ma non è possibile stabilire un nesso causale”. Invece di condividere acriticamente, andiamo a leggere lo studio, facciamoci un'idea più chiara, forniamo un contesto al semplice link e al titolo “acchiappa click”, così che le persone che leggeranno la nostra condivisione potranno a loro volta fermarsi a riflettere.
Poi, certo, qualcuno potrebbe argomentare che in questo modo l'algoritmo potrà dare ancora più spazio alla fuffa che viene generata e ricondivisa alla velocità della luce, ma quello è un problema differente e andrebbe affrontato con strumenti diversi.