Comfort-zone

Gli psicologi al servizio del capitalismo

Il mega-direttore delle risorse umane sta spiegano a Gianni che bisogna fare sinergia per stare al passo con la concorrenza ed hanno deciso di chiudere la sua filiale. Da Lunedì prossimo Gianni dovrà andare a lavorare a 70km da casa. Gianni è perplesso. Gianni è perplesso perché fa resistenza al cambiamento

Per carità, lungi da me mettere in discussione il panta rei e l'evoluzione ed insomma il fatto che senza cambiamenti saremmo ancora all'età della pietra. Poi non c'è bisogno di scomodare Eraclito, i Croods in epoca più recente hanno spiegato come la resistenza al cambiamento possa essere pericolosa.

Il problema nasce quando questa resistenza al cambiamento che alcuni hanno ed altri no viene purtroppo usata per vendere idee stupide come colpi di genio e qualcosa che conviene ad un altro per una cosa che conviene a te.

Nelle aziende le armi che hanno preparato per + indorare la pillola + promuovere l'arricchimento dei capi in cambio della tua povertà + dare piacere agli stakeholders sono appunto sta storia della resistenza al cambiamento in coppia col concetto di uscita dalla comfort-zone

L'uscita dalla comfort-zone è segnalata nei corridoi delle grandi aziende con grandi segnali luminosi che ogni notte il reparto HR rinnova con nuovi colori e brillanti aforismi.

Leggo su wikipedia che La zona di comfort è uno stato psicologico nel quale un individuo si sente perfettamente a suo agio ed è consapevole di avere tutto sotto il proprio controllo, sperimentando bassissimi livelli di ansia e stress; nella “zona di comfort”, i comportamenti e le prestazioni di un individuo divengono costanti.

Ora capite bene che alle aziende sta storia che voi abbiate bassi livelli di ansia e stress proprio non può andare giù soprattutto perché il vostro rendimento deve essere in costante crescita! Mica come il vostro stipendio! Voi dovete autperformare, outperform.

Come sopra, non metto in discussione che sia importante muoversi nella zona dell'apprendimento (quindi fuori dalla zona di comfort), buttare un'occhio alla zona di pericolo perché no... il punto è che anche in questo caso questi concetti vengono usati per fini biechi, ad esempio la job-rotation esogena che funziona più o meno come vado a descrivere adesso.

Lorenzo è un capace sistemista dell'area ICT che decide di dare le dimissioni. Massimilano lavora nell'area finance dove non brilla per capacità e competenze ed inoltre nella stessa area c'è un eccesso di personale. HR convince Massimiliano ad uscire dalla sua comfort-zone, gli spiega quanto sia bella la job-rotation e che da Lunedì (ma lo stesso del Gianni di sopra? boh) andrà a lavorare in ICT. Michela e Luigi da Lunedì hanno un nuovo collega cui devono spiegare persino come si installa un programma sotto Windows. Si perchè comunque l'azienda ha fatto fare dei corsi di aggiornamento a Massimiliano che aveva quindi già imparato ad accendere il computer.

Pochi sanno che i primi riferimenti alla job-rotation risalgono a Marx che si poneva il problema dell'alienazione portata dal lavoro uguale e ripetitivo delle fabbriche. Ma anche in questo caso un concetto di per sé sensato viene applicato alla biiiip di cane. Però gli stakeholders sono contenti soprattutto perché fanno tanti soldi con bassissimi livelli di stress.