Usare Evangelion per contare gli anni che passano


Era il 1995 e a Napoli il Supermarket del Fumetto, a via Montesanto, viveva quelli tra i suoi anni migliori. L'ultima volta che ci son passato, era tutto chiuso e impolverato, niente fumetti, dei vecchi stavano giocando a carte attorno a un banchetto scassato; ora, credo, ci sia un locale di scommesse.

Stava per uscire Neon Genesis Evangelion, ne avevamo letto sulle pubblicazioni con le anteprime. All'epoca c'erano queste pubblicazioni, magari anche corpose, distribuite gratuitamente come una sorta di cataloghi e non solo: anteprime, appunto. Sia come sia, sapevamo che sarebbe uscito Evangelion, sapevamo trattarsi di qualcosa di grosso (e diamine se lo è stato), Dynamic e fumetterie spingevano sulla sua pubblicità; nel caso specifico, parlo della proiezione di una VHS assemblata ufficialmente all'uopo, con degli estratti dalle prime due puntate.

Era un sabato pomeriggio, solitamente il sabato prendevamo l'autobus e ce ne andavamo in fumetteria. Non sempre, ma quella volta non si poteva mancare. La sala proiezione (un videoregistratore attaccato a un vecchio, pesante televisore da 25” al massimo) era stata allestita in un locale attiguo, sempre collegato alla fumetteria ma solitamente non accessibile ai clienti. Ci presentammo col giusto anticipo, per fortuna, la saletta era già alquanto affollata, poi si sarebbe riempita. Tutti seduti a terra, tutti probabilmente abituati a Mazinga & C.; quello che stavamo vedendo, però, al netto di ispirazioni, citazioni e discendenze, era altro. Era qualcosa che veniva dopo e andava oltre. Sapete? Quella storia del prima e del dopo, eccetera. Ci esaltammo.

Credo che nessuno dei presenti abbia poi dimenticato, abbia potuto dimenticare quel momento di comunione robotica.

Intanto, il tempo passa e io, non so altri, ho iniziato un po' a conteggiare i lustri da quella data. Un nuovo anno zero, insomma. 2000, 2005, 2010... ancora troppo vicini, forse. 2015, però, attenzione: son già passati 20 anni! Poi arriva il 2020, gli anni sono 25, un traguardo simbolico ma importante, tanto da poter usare una frazione di secolo. Ora che scrivo, è passato un altro lustro, gli anni sono 30 ed è una cifra che inizia a intimidire, una fetta abbondante di vita è stata mangiata, chissà quanto resta della torta. La fetta migliore, ecco, mangiata e digerita.

Dovessi esserci ancora nel 2030 (sempre avere dubbi, le certezze non appartengono agli esseri viventi), mi ritroverò a pensare a quel sabato pomeriggio di 35 anni prima, quando ero giovane e la torta sembrava ancora tutta intera.