Granaio

Il granaio della casa era al primo piano, prima di entrare nella zona notte, isolato ma protetto. Si scendeva qualche gradino in legno, accostato da un lato ad una parete: il pavimento era di legno. La nonna conservava un po' di granoturco, i peperoncini sott'aceto (immangiabile acidità), le cipolline e i vasi in terracotta che contenevano le oche squartate conservate nel loro stesso grasso fatto sciogliere in enormi padelle sul fuoco della cucina economica. Nella annate magre andavano bene anche le anatre, ce n'erano di due tipi. Io odiavo quelle “mute”, ma pare fossero migliori e più saporite. Le oche erano davvero una cosa di gran lusso. Delle oche, come del maiale del resto, non si buttava nulla; con alcune parti si faceva il brodo, con le piume i cuscini e i guanciali, talvolta, le trapunte. Certo non si andava per il sottile e, non di rado, capitava che qualche piuma più aguzza uscisse dalla trapunta o dal guanciale. Non tutti le allevavano, la loro conservazione in queste grosse giare domestiche non era cosa semplice. Talvolta irrancidivano e diventavano immangiabili. Le giare, contenitori di non meno di otto litri, erano in terracotta e venivano riempite con questi pezzi di oca, il tutto si ricopriva con il loro “strutto”, non ricordo se, preventivamente, questi pezzi di carne venivano scottati oltre che adorati per il loro valore. I ciccioli erano dei bocconcini croccanti e deliziosi, erano ciò che restava dei pezzi di grasso fuso. L'operazione si concludeva portando in granaio i vasi. Il granaio era un territorio of-limits, era esclusivo della nonna e di enormi topi che si divertivano a rincorrersi lungo le travi incustodite, liberi di sgranocchiare grano, facendo attenzione alle trappole. Io cercavo di essere coraggioso, quasi mai ci riuscivo mi tenevo alla larga da quel posto. La mamma non ne voleva sapere del granaio dentro casa, la mamma pensava ad una casa moderna. La nonna, realisticamente, preferiva mangiare. La nonna sapeva, da sempre, che la terra garantiva il cibo anche nei momenti bui. Non si é mai sbagliata.

Luigi