Il nonno mi piaceva

Il nonno era simpatico. Rideva e faceva ridere. Amava la pesca e, ne sono certo, avrebbe voluto che l'amassi anch'io. Andava a pescare, faceva tardi, litigava con la nonna. Non gridava, si girava rassegnato e borbottava, sorridendomi. Non l'ho mai sentito imprecare, bestemmiare.

Mio padre bestemmiava, era un grande ricercatore di bestemmie colorite e stravaganti. Forse alla ricerca di bestie strane da associare a dio. Un dio al quale, di sicuro, non importava nulla delle bestemmie di mio padre. Il nonno mi portava a pescare, forse con una Fiat Topolino, lungo strade polverose e deserte. Mi dovevo precipitare da argini sovraccarichi di erbe schifose. Non toccavo i pesci, neppure quei rarissimi disgraziati perditempo che, per noia o stupidità, abboccavano alle mie esche. Prendevo qualche “Pesce Sole” io, mai nulla di più serio, un disastro per il nonno. Ma neppure lui aveva successo, ma almeno lui li “perdeva”, o, perlomeno, così raccontava. I pesce-gatto si mangiavamo, la nonna li preparava fritti, con la pancia gialla sventrata. Un po' come i merli o gli stornelli, davvero cattivi, che venivano cotti al forno con dei micro bocconcini di pancetta. Mangiavo la testa di quelle piccole prede. Masticavo, con i miei dentini, le ossa alla ricerca del sapore delle cervella. Nessuno ci faceva caso, al contrario, per il nonno, ero io che dovevo godermi quei bocconi.

Avevo poco meno di ventisei anni quando il nonno è morto.

Luigi