La luna

Il nonno mi chiedeva se la luna di Padova fosse la stessa della nostra campagna. Io, piccolo, accucciato in quella Topolino nera, mi azzardavo a dirgli di sì. La storia della luna era iniziata alla periferia di Padova, la strada costeggiava uno specchio d'acqua, c'è ancora, identico anche il paesaggio. Andando in centro, una sera d'inverno, non so perché, fermi ai margini di questo laghetto, guardavamo la luna che si rifletteva nell'acqua ferma. Mandava un bagliore che con gli anni, nella mia testa, è divenuto un faro che usciva dall'acqua in mezzo al nero della notte. “Ea vedito quea luna là?” “Sì nono, che bëa” “Questa ea ze ea luna de Padoa, zëa ea stessa che ghe ze da niantri?” “Sì, par forsa” “Ma che dimanda dificie che te ghe fe al me putin” ribatté la nonna, indispettita e offesa, ma in cuor suo raggiante per la perspicacia della mia risposta. Lui, il nonno, sorrideva certo e andava altrettanto fiero di me, il piccolo poeta bravo. Credo mi abbiano comperato un giocattolo da bambini grandi in città: il Meccano, verde ovviamente.

Luigi