Lo chiamerei Mario

“Aspetto un figlio, papà” Ammutolisco pensando alla fatica, al lavoro, alle preoccupazioni. Lo chiamerei “Mario”, se fosse un maschio. Come mio nonno. Ho sempre desiderato dare quel nome ad un figlio mio o ad uno delle mie figlie. Sono nate femmine, sempre: con mia immensa soddisfazione. Lei desiderava un maschio. Non ho mai capito, al di là delle consuete preferenze popolari, il “perché”. Credo ci sia, nel desiderio del maschio, la voglia di rendere un essere vivente più autonomo e indipendente. I vecchi, come me, sono cresciuti con l'idea che il maschio sia libero di fare ciò che vuole. Follia, pura follia. Le mamme vorrebbero un maschio per poterlo dirigere, governare per sempre. Le madri sanno che l'autonomia dei maschi si esercita al di fuori degli affetti, al di fuori delle mura domestiche: se si dovesse sposare ci sarà sempre una moglie cui rendere conto, anche dolendosene, se resterà “scapolo” curerà la madre, immortale.

Luigi