Nonni

I nonni, con cui vivevo, erano amorevoli. In tutto. Il nonno era di origini artigiane, tutti artigiani i suoi antenati, costruivano case. Anche il nonno costruiva case. Aveva costruito anche la chiesa del paese, ne andava fiero. Forse c'erano delle foto da qualche parte. Ne avevo vista una, da piccolo, era sopra il tetto proprio di quella chiesa. Ma ora lo immagino su una trave, sospesa, in legno, ma è la stessa situazione ritratta in una fortunata immagine, realizzata a New York.

Assomiglio al nonno. Era grasso e bonario, ma disponibile e taciturno, in questo non mi assomigliava. Quando si stancava di sentirmi argomentare mi rimproverava dicendomi che da grande avrei fatto “il poeta”. Che bello, quando mi diceva così ero contento, mi piaceva già da ragazzo la poesia. Il nonno, invece, conservava nel cassetto del comodino da notte le favole dei Fratelli Grimm. Teneva anche la dentiera, rosa, in un bicchiere d'acqua. Rivedo quella camera da letto, la mia camera e la loro, dormivo con loro. Ricordo, stranamente solo sole, mai momenti grigi, ricordi grigi, neppure quando dovevo chiare aiuto perché mi ero fatto la pipì addosso.

Com'era bello e piacevole sentire il caldo naturale della splendida trapunta imbottita della nonna. Come era bella quella coperta, anche quella ricordo perfettamente: losanghe trapuntate, era ancora il rosa il colore che dominava. Gli scuri erano in legno, quattro parti, verde scuro. Quando al mattino erano socchiusi entrava il sole, i raggi, invariabilmente, facevano brillare lunghe fasce di pulviscolo, animato.

Io mi coprivo anche d'estate, non amavo soffermarmi su quelle cose, vive e un po' paurose.

Luigi