Palazzeschi, Pizzicheria

“Etto grammo chilo mezzochilo, cacio burro prosciutto salame, acciughe salacche baccalà...” Sono voci del gergo in questo untuoso reame. “Mi serve o non mi serve, diobonino, ho tanta fretta!” “Aspetti” “Mi dia retta” “Venga qua” “Mi mandi via”. S'infuria una servetta, una s'acqueta. “Il solito formaggio ma con poca corteccia”. E una sicura mano apre la breccia nel parmigiano. Molla e tira tira e molla poca corteccia e dimolta midolla. Aver fretta ed aspettare, pesare tagliare affettare, entrare andar via... sono le note costanti della quotidiana sinfonia in un'antica pizzicheria. “Mamma mia! E che poesia volete che ci sia dentro un negozio di pizzicheria? Se diceste di fiori o seteria... se aveste detto in quello dell'antichità, certo ce ne sarà, ma non in quello lì venite via, per carità! Mio caro, siatene persuaso, per la fretta che avete di giungere alla mèta questa volta siete evaso dal campo del poeta. Non ce n'è non ce n'è, restate franco”. Basta, miei cari, basta che ci vada il poeta dietro il banco. Le file dei formaggi l'un sull'altra ammassate, vi sembrano villaggi, borgate soleggiate, coi tetti di lavagna, le oscure cortecce, come paesini di montagna. E nei luoghi più vicini del panorama, non vi par di riposare sui morbidi cuscini dei pecorini? O se no di passeggiare pei verdeggianti viali, per i verdi giardini del gorgonzola? Di spiare ai suoi fronzuti finestrini? Non vi sembra di sognare dame medioevali affacciate alle superbe finestre tonde e ovali del palazzo dei granduchi: quello coi buchi? Tavole regali di mosaici fini, bizantini veneziani fiorentini: soprassate salami salamini, e la più bella, quella proprio del re: la mortadella! Agate alla portata di tutti vi sembrano i prosciutti; e le acciughe, le salacche dalle lucide corazze, nei barili allineate, inginocchiatevi: sono i guerrieri delle Crociate.

(da 'Tutte le opere', Mondadori, 1958)

Luigi