Vicini

I nostri vicini erano proprietari di una bella campagna, divisa in due zone non confinanti. L'una, quella lontana, si trovava fuori dal paese, anzi confinava con un altro comune. Non ho ricordi di quei campi. L'altra, quella più vicina a casa, era il mio mare quotidiano. Era la vacanza di tutti i giorni. Una distesa di onde verdi o gialle, a seconda della stagione: grano o foraggio per le “bestie”, un po' tutte: dalle galline alle vacche, dai tacchini ai maiali ai conigli. Tutti questi esseri viventi dovevano mangiare. Alcuni erano selettivi nei loro gusti, le mucche i polli, ma i maiali divoravano di tutto. Li allevavano, pochi e solo per uso familiare, in un recinto quasi confinante con la casa. Ogni avanzo, ogni scarto finiva nella broda e questi maiali mangiavano. Nel periodo della raccolta delle patate la festa si allargava a tutti i bambini del vicinato. La padrona di casa cuoceva in una tinozza ramata enorme una quantità incredibile di patate: tutte quelle tagliate da una vanga frettolosa, tutte le piccole, tutte le marce. Per noi era una sagra: il fuoco, all'aperto, bruciava legna dal mattino le patate nell'acqua bollente cuocevano lentamente, con la buccia. Mai ho mangiato patate più buone. In quelle occasioni ho imparato che era sempre meglio cuocerle con la buccia per conservare tutti i sapori, per preservare ogni proprietà. Che perizia nel cercarle nell'enorme “calderone” senza scottarsi troppo, che abilità a individuare quelle grosse non tagliate, non marce. Quante patate in quei giorni, nell'indifferenza attenta e gioiosa degli adulti. Tutt'ora se preparo patate ripenso a quei momenti, ancora una volta ho solo ricordi bellissimi che mi tornano alla memoria, attimi straordinariamente colorati con pastelli e tinte luminose. Poi si ritornava al gioco, talvolta a casa, era tardi, era primavera inoltrata.

Luigi