Il profumo dell'origano


Era il profumo dell'estate che finiva, con mio padre, quando ero piccolo.

La villeggiatura chiudeva l'estate, quando ancora a fine agosto il tempo cominciava a rinfrescare e nelle serate dei paesini di montagna spuntavano giubbini e maglioncini. Quando ad agosto si poteva dormire la notte, piuttosto che macerare in un bagno di sudore.

Andavamo in villeggiatura per due settimane o un mese. Due settimane in Abruzzo, perché due erano le sue settimane di ferie. Un mese, invece, quando andavamo più vicino e poteva lasciarci lì e raggiungerci nei fine settimana. Oppure, ci ospitavano degli zii in Toscana, per diversi giorni. E c'era sempre il profumo dell'origano, perché lo incontravamo selvatico, incustodito, libero ai margini della campagna.

Nei nostri giretti mattutini, ci fermavamo e ne raccoglievamo: a mio padre piaceva, più il semplice rituale dell'essiccazione che la spezia stessa. Lo facevamo seccare sulle stuoie e poi lo mettevamo nei barattoli di vetro, dove restava per tanto tempo. Quell'odore impregnava la casa.

Ora lui non c'è più, quel bambino che ero è morto da un pezzo, ma prendo l'origano del supermercato, riaffiorano quei momenti ed è una bella cosa.