Un'altra storia di fantasmi: la sposa sulla scala


Prossimamente, scriverò dello zio Peppino, il primo evangelista del Catch in Italia. Non ora: è il momento di un fantasma. Non ricordo neanche, in verità, se la storiella che segue si sia compiuta sullo scalone dello zio Peppino o qualche altro prozio. Siamo ancora nei primi anni Cinquanta.

Mia nonna tiene per mano mia mamma, la più piccola delle figlie, poco dietro una mia zia. L'oscurità quasi totale di una scala senza finestre interrotta solo da un neon indeciso appollaiato sulla porta in cima, la loro meta.

Non l'ho mai sentito direttamente dalla mia nonna materna, perché ero troppo piccolo quando è morta, ma mia mamma e mia zia dicono la stessa cosa: a metà scala, spiccava un'apparizione evanescente, una figura umana lattiginosa, con quello che sembrava essere un abito da sposa. Mia nonna disse loro di non aver paura e di continuare a camminare, schiacciate contro il muro.

Si incrociano, la sposa dice “non dovete avere paura, non è voi che sto cercando”, poi la superano. Arrivate in cima, si voltano e non c'è più nessuno.

Non so se sia stata la fame anche stavolta, ma tant'è.