Una riflessione relativa

Le scuole hanno riaperto i battenti a fanciulli e insegnanti, gli universitari lottano con gli ultimi appelli della sessione e l’estate si appresta al suo decadimento inesorabile proprio come le foglie d’autunno. Cosa hanno in comune? Sono tappe obbligate della nostra esistenza.

Ieri ero sul limite di un dirupo. Ovviamente non avevo alcuna intenzione di scendere dalla moto ed ero fortemente tentato di buttarmi di sotto per evitare le scale e le funi. Sam Bridges ha però un problema con le moto (e attraverso di lui, anche io): quando frena e il terreno è scivoloso, la moto continua ad andare avanti per molti metri. Questa feature molto realistica mi ha fatto incastrare tra le rocce a pochi cm dal vuoto. Ecco, nel tentativo di sbloccare la situazione e fare la personcina che si fa il viaggio lungo, sono caduto di sotto.

Quante persone avevano fatto la stessa cosa?

In Italia e in molti paesi civilizzati, abbiamo la scuola dell’obbligo fino all’età di 18 anni. Questo significa che tutti i bambini sono uniti da un percorso obbligato che prosegue fino al final boss: il diploma superiore. Gamificando il concetto si può parlare di un lunghissimo RPG dove ogni giorno ti alleni per aumentare le caratteristiche e portarle alla media globale. É uguale per tutti, proprio come il testo di un libro, un videogioco o un film.

In Death Stranding bisogna consegnare pacchi, è un courier simulator positivista in cui bisogna arrivare da A a B cercando di non morire e di non far freddare la pizza. Il percorso che io faccio nell’andare da A a B è affar mio, sono libero di percorrere la strada che più mi aggrada per arrivarci o, se non ci sono limiti di tempo, fare cose nel frattempo come corse automobilistiche o un bagno alle terme. Il punto è raggiungere B perché B è la verifica di Italiano.

Sam Bridges alle terme
Niente regalo di natale, BB

Nella vita abbiamo molti step in comune con le altre persone. In questi frangenti dobbiamo fare qualcosa di preciso per avere qualcosa in cambio che sia una capacità, un voto alto o un metodo. Certo, ci mettiamo del nostro ma la ricetta per arrivare al risultato pieno resta più o meno identica per tutti. Punti comuni che si intrecciano tra loro in percorsi altrimenti personali: posso studiare un libro a memoria, per concetti, sul balcone, in spiaggia, con la musica (country, lo-fi, Dua Lipa, Enya…), a testa in giù o mentre faccio gli squat. Il modo per raggiungere B è relativo alle capacità, la creatività e ciò che è attinente al metodo di esistenza del singolo.

Riflettevo su quanto una storia, nonostante sia confezionata e abbia un percorso definito dall’autore, sia capace di essere vissuta pragmaticamente in modi differenti dal fruitore. Ora, non è niente che non sia già stato teorizzato con Peirce, Eco e co per quanto riguarda l’interpretazione, ma applicarlo ai videogiochi, in cui si muovono i personaggi in maniera diretta, mi ha fatto comprendere una cosa. Un personaggio non è mai lo stesso ma sempre se stesso.

Un diagramma che illustra 3 persone fare un percorso diverso per raggiungere un determinato punto
Ci sono troppe Side Quest in Death Stranding

Ai tempi degli studi universitari (ma in realtà anche prima) avevo sempre la sensazione che ci fosse un modo giusto di studiare e uno sbagliato. Che bisognasse studiare per mesi, sempre, tutti i giorni. Bisognasse imparare a memoria ogni nozione per poterla poi ripescare dai fantomatici “cassetti” al momento giusto.

Eppure c’erano persone che studiavano tutto una settimana prima (come facevo anche io percorrendo la via dell’ansia), magari in modo approssimativo, ma cogliendo qui e là i concetti basilari di ogni sezione. Magari non prendevano voti alti ma riuscivano a sfruttare tecniche diverse per raggiungere l’obiettivo che ci accomunava. Di fatto, sceglievano di buttarsi dal dirupo e rischiare di farsi male piuttosto che prendere la via lunga e sicura e impiegare più tempo.

Io sono Sam, percorro una strada che mi porterà all’obiettivo

Un tipo dai capelli eccentrici e ultimamente reinterpretato in meme imbronciati, aveva parlato di qualcosa del genere: la teoria della relatività. Insomma sto tipetto dice che non esiste un moto assoluto ma che ogni evento è relativo perché la natura è un po’ burlona. Da questo ha capito che anche il tempo e lo spazio hanno una componente casuale proprio come il vento che gli asciugava i capelli dandogli l’aspetto da maddoscientisto.

Per quanto quindi ogni italiano si ritrovi ad affrontare gli stessi eventi “canon”, questi punti di congiunzione vengono vissuti in modo personale. Anche se il personaggio è scritto, dirà sempre la stessa frase in quella precisa scena, non vuol dire che sia lo stesso personaggio. É il mio personaggio, forgiato dai percorsi astrusi e montanari dati dal modus vivendi che Ink sta dando a quell’esperienza. È un personaggio differente da quello di Bigio che, con la fame del completazionista, cercherà l’eccellenza del percorso breve con occhiali dorati e le lenti verde camaleonte. Il suo Sam Bridges non è salito su di una montagna cercando di capire quali fossero i limiti del level design e per traslazione Bigio non saprà mai cosa si prova a non poter né scendere né salire.

Doom guy di Doom Eternal con la skin da unicorno
È dura essere un unicorno all’inferno

Lo stesso vale per i libri e i film nonostante siano dei media più passivi (dal punto di vista dello spettatore) rispetto ai videogiochi. Quando chiudiamo fisicamente un libro in un punto cruciale come quello in cui un personaggio amato sta per tirare le cuoia o altri meno emotivi tipo dover portare il cane a fare la pipì, quella storia si arricchisce di una pausa che l’autore non aveva contemplato. Non una pausa di riflessione o una rilettura ma proprio una pausa pragmatica, un abbandono fisico che rientra in ogni caso nell’esperienza della storia e di come questa viene percepita.

Anche Barbie può essere un buon esempio di questo fenomeno. Di solito l’opinione pubblica si scinde nelle coppie dicotomiche bello/brutto, divertente/palloso. Con Barbie si hanno invece diatribe sulle tematiche trattate perché ognuno ha vissuto in modo diverso quel film, soprattutto quelle che non hanno avuto la possibilità di andare in bagno nella pausa. É possibile quindi vivere un'opera in modo personale sia a livello cognitivo che pratico? Si! Sarà la mia Barbie, il mio Sam Porter Bridges e il mio D'artagnan e questo non vuol dire che sto defraudando il personaggio della sua natura ma che quel personaggio vive in me e attraverso di me in modo diverso dal mio vicino di poltrona.

Che sia un esame, una deadline o la verifica di algebra, tutti ci troveremo al punto B come nei checkpoint della Dakar. L'importante è essere sinceri con le proprie attitudini e capacità per non avere niente da recriminare in futuro.

Se poi ti chiami Bigio e ti piace fare le side quest allora ci vorrà un po’ di più ma almeno avrai le skin fighe.


Grazie per essere arrivato fino alla fine di questo blog post. Se ti va possiamo discutere di questo log su Mastodon @MrInk, su Ig o sul canale Telegram

Mi raccomando, be gentle, siamo pianeti in una galassia lontana lontana.