Overthinking

A mind out of boundaries

In media, il 70% della popolazione mondiale soffre o ha sofferto della sindrome dell’impostore. Di questo, il 75% delle donne che lavorano come direttori o esecutivi ne soffre quotidianamente (puoi immaginare perché). Di preciso si inizia con un 9% in giovane età e si arriva a picchi dell’82% della popolazione mondiale ogni volta che si comincia una carriera lavorativa. Questo vuol dire che nella nostra società praticamente tutti o quasi, almeno una volta, ne hanno sofferto.

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Ci sono delle storie che mettono il sorriso, a prescindere dall’obiettivo demografico o dal genere. Ricordo di averne parlato nel log dedicato a Patapon ma mi si è ripresentata la stessa sensazione alcuni giorni fa giocando a Kid Dracula.

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È strano pensare che l’ultimo log che ho scritto due settimane fa mettesse radici nel concept sul caos. È strano pensare quante cose siano accadute in due settimane. Mi guardo intorno e lo vedo ovunque il caos. Passiamo da una guerra all’altra, da una strage all’altra, spettatori quasi inermi di un flusso di violenza globale. Non saprei se la scintilla sia stata il Covid ma se mi guardo indietro mi sembra individuare lì il punto d’inizio.

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Mi è capitata sotto gli occhi la locandina del prossimo tour della casa MBR. Dato che non ci sono date su Roma ho deciso di condividere con un'amica la data che si terrà nella sua città nonostante forse non sia propriamente nelle sue corde. Il genere su cui surfano è un po’ spinto in quanto è un tecno metal con suoni analogici dei dispositivi elettronici degli anni ‘80. Questo li rende molto cyberpunk e quindi, ovviamente, una delle mie case discografiche preferite.

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Ieri, mentre cercavo delle idee per un esercizio del master, mi è balenata un'intuizione che mi ha attraversato il cervello da parte a parte. Sul momento ho pensato fosse molto adatta, continuo a pensarlo tutt’ora, perché coglieva una sfera emozionale reale che sento vicina. Lo step successivo è stato passare in rassegna i dati e capire che avrebbe funzionato davvero. Il problema è: non avrei voluto che funzionasse. Di fatto mi sono reso conto di aver raggiunto l’obiettivo prefissato ma… A quale prezzo?

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Ottobre segna l’inizio dell’autunno, quello delle foglie che iniziano a seccarsi e cadere. Ricordo ancora la galleria di platani ad Avellino che di questi tempi diventava una pista di pattinaggio naturale per quanto fosse scivolosa. L’ottobre di oggi è diverso dall’ottobre di quando ero giovane ed è immensamente diverso dall’ottobre del 1917 ma in tutti c’è una cosa che ritorna (anzi due se inseriamo Halloween): le giornate si fanno “corte”.

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Come si evince dallo scorso log sto giocando a Death Stranding. Questo significa che tra una traversata e l’altra ho molto tempo per guardare il sole che non tramonta mai, i paesaggi con le fantastiche cascate che Iceland togliti e le C.A. che giocano a briscola con il morto. In quei 5-6 minuti di guida autostradale però mi lascio anche cullare da riflessioni un po’ più profonde e, questa volta, vivendo il tema del viaggio, mi sono chiesto: perché passeggiamo?

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La mattina, mentre sorseggio il caffè, scrollo sul telefono le notizie pubblicate durante la notte dalle altre parti del mondo, essenzialmente da loro era giorno. Notizie tech, la guerra, One Piece che supera i millemilioni di visual su Netflix… Insomma un giro di ronda per capire cosa sia cambiato nel mondo. Quante cose accadono quando non guardiamo?

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Le scuole hanno riaperto i battenti a fanciulli e insegnanti, gli universitari lottano con gli ultimi appelli della sessione e l’estate si appresta al suo decadimento inesorabile proprio come le foglie d’autunno. Cosa hanno in comune? Sono tappe obbligate della nostra esistenza.

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Il decimo log, chi ci avrebbe mai pensato? Dieci riflessioni sulla realtà che mi circonda, che ci circonda, in un modo o nell’altro. Non è una lacrimuccia quella che macchia questo foglio, anche perché come tutti abbiamo sperimentato almeno una volta, le lacrime non passano attraverso gli schermi (e meno male).

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