Una riflessione su ciò in cui si crede

Qualche giorno fa ero andato a prendere il caffè in grani a una torrefazione, era una giornata ventilata con una buona temperatura e in realtà già mettere il naso fuori casa e fare un giro mi aveva messo di buon umore. Poi è successa una cosa che mi ha incupito.

Ho bisogno di mettere un cartello su questa riflessione perché il contenuto è particolare, racconta di una possibile violenza (tutte le violenze sono insensate, anche quelle immaginarie), affronta tematiche controverse e l’illusione che il mondo sia un posto migliore. In realtà sappiamo che non lo è, quindi non continuare a leggere se sei sensibile alle tematiche che ho sopra elencato o se sei minorenne. In ogni caso non ho perpetrato nulla di tutto ciò, la mia unica condanna è essere speranzoso.

Tornando a casa c’era il bus un po’ pieno. Lo spider senso, vedendo la tipologia di persone che c’erano a bordo, si era attivato: troppa gente, niente posti a sedere e come al solito tutti davanti alle porte che è un attimo che ti rubano anche l’anima. Vabbè in ogni caso decido di salire che tanto non ho niente con me e il telefono è sempre in tasca ben protetto.

Mi capita spesso di osservare le persone sui mezzi pubblici, cerco di capire la loro storia da come parlano, da come vestono e come si pongono rispetto l’esterno. Questa volta mi soffermo su di una coppia un po’ stramba (non nel Barbie stramba senso o Mercoledì Addams senso). Persone del posto, un ragazzo ingobbito molto magro e una donna estremamente magra in condizioni simili. Lui è molto estroverso, canta una mezza canzone romana e parla con una signora di quando era il meccanico “mejo da Majana”. Non sembrano terribili, cioè dall’estetica mi aspettavo mi potessero accoltellare da un momento all’altro ma questo non vuol dire che poi lo avrebbero fatto davvero. Era quello che pensavo fino a quando non ho notato un dettaglio specifico della donna:

aveva le braccia piene di bruciature di sigaretta. Alcune più vecchie, altre molto meno.

In quel momento mi sono incupito. É come quando tira vento e ti arriva un volantino in faccia che recita: “Stai vivendo un solipsismo” e allora ti svegli e capisci di aprire gli occhi per la prima volta. Mi sono ricordato che a volte l’estetica può essere marginale, che il modo in cui si interagisce rivela ciò che siamo ma può anche essere una maschera di gesso. Sono i dettagli che trasmettono gli elementi importanti, i dettagli delle persone non mentono: è nei dettagli che vive il diavolo.

Il secondo dettaglio che mi ha stranito è che quando è scesa dal bus ha estratto un pacchetto di sigarette. Il primo pensiero dopo lo shock al mio schema mentale da provinciale è stato quello che fosse lui a fare violenza su di lei ma, se fosse così, come riuscirebbe a fumare senza provare disgusto?

Proprio i dettagli, come quello di estrarre il pacchetto solo fuori dal bus, mi hanno generato ulteriori riflessioni riguardo la mia personale visione della situazione. Quello che ho creduto, in prima istanza, era che fosse stato lui a fare violenza su di lei: è una cosa che capita purtroppo molto spesso in Italia e per statistica poteva essere l'ipotesi più probabile. Il mio schema mentale aveva già giudicato e messo al rogo quell’uomo che era troppo estroverso, aveva un aspetto troppo trasandato, si muoveva come se non gli importasse delle conseguenze… Era troppo lontano da me e se io sono un esempio (per me) di Jedi, lui che era così lontano da me doveva essere un Sith.

Ciò che credo però non è detto che sia la realtà dei fatti. Ciò che per me è reale non vuol dire lo sia per un altro. Per poter giocare a scacchi bisogna attenersi alle stesse regole, con A che fa B. La vita però non ha le stesse regole per tutti, anzi.

Schematizzare in modo preciso la realtà è una delle basi di costruzione di un personaggio. Credere fortemente in qualcosa, anche se sbagliato o inverosimile, è ciò che rende un personaggio “umano”. Pensare che bruciarsi con una sigaretta possa espiare le colpe (immaginarie o reali) è un buon esempio di teoria del controllo della realtà.

Distruggere ciò in cui crede il personaggio è faccenda dello scrittore che attraverso il racconto cerca di mirare al cuore del soggetto talmente in profondità da sradicare il suo ottuso schema mentale. Io credevo che in quella storia ci fosse un antagonista – l’uomo; un soggetto da salvare – la donna; un protagonista – tizi* che un giorno l’avrebbe salvata.

Pensavi che l'amore fosse abbastanza, e invece. Siamo sicuri che questa non sia una narrazione indotta dalle strutture fiabesche tanto amate da Propp, Frazer, Disney e compagnia? Ne offro una migliore: l’uomo la sta già salvando. Magari l’ha conosciuta proprio perché, al contrario di molti della grande capitale, non subisce l’alienamento dei dispositivi elettronici. Ha quindi fatto il passo avanti su quel bus e da quel momento stanno vivendo una storia di romantica sopravvivenza nella periferia romana, ognuno con i propri problemi ma sotto la stessa capanna. Un racconto pieno di speranza no? Questo non vuol dire però che sia reale ma solo che credo e spero possa essere un finale. Nonostante questo però c’è da rimarcare un fattore importante: nei miei schemi mentali ci sono oltre trent'anni di coercizione del patriarcato e del maschilismo tossico da uomo alfa tipico del sud Italia. Sapendolo, con sofferenza, sono costretto a fare un ulteriore passo. Lasciare la solarità di una storia romantica di sopravvivenza - “noi contro il mondo” - per inoltrarmi all'ombra del salice: le ferite se le potrebbe provocare da sola e magari lui manco se ne è mai accorto. torre di raperonzolo versione Grimm Questa versione della storia è la più terribile (Palahniuk sta gioendo) e non mi sento di escluderla al 100%, insieme alla possibilità per cui quelle ferite possa averle subite sul lavoro. Credere qualcosa, vedere la realtà sotto una precisa lente a dispetto di un’altra è un coltello senza impugnatura. Una lama che puoi tenere solo dal filo con estrema delicatezza e che con un minimo scossone ti trancia dieci anni di concezioni cognitive. Impieghi decenni a consolidare all’interno della tua mente: i cavalli sono simboli di maschilismo in America (grazie Marlboro), gli asini non volano ma spesso le madonne si, la luna si allontana dalla terra ogni anno, gli amici non sono per sempre ma gli amori invece… ancora meno. Poi in un attimo tutto crolla, come il quadro nel film "La leggenda del pianista sull’oceano".

Quando credi che qualcosa sia reale è molto difficile prendere la pillola rossa. Di solito a fartela andare di traverso è la vita che, proprio come le narrazioni che tanto spesso leggiamo o vediamo, viene a bussare con una palla demolitrice alla tua porta. Non credo sia completamente colpa della palla demolitrice, insomma lei ha 'sta sfera da 100 tonnellate che va avanti e indietro in giro per il mondo a colpire cose. Uno guardandola non penserebbe mai che ce ne sono più d'una e quindi mentre tiene d’occhio quella del vicino, boom, quel pilastro per cui “non bestemmierò mai nella vita” è andato giù.

Io non posso sapere cosa sia veramente successo a quella donna. Sono sicuro che la vita non le abbia lasciato molta libertà di movimento o calce per costruire delle credenze che non fossero dettate dal suo status. Una delle poche cose che so è che è molto importante, quando si subiscono violenze, parlarne con qualcuno. Comprendere che non si è soli nel dolore e nella vergogna e che denunciare è il primo passo per riuscire a sradicare la bestia dagli esseri umani.

Quando la struttura mentale composta dalla nostra libertà di vivere il corpo o l'emotività cade, si creano credenze deleterie che accettano la violenza come normalità. Non sarà mai normale violare il corpo o lo spirito di qualcun*, qualunque sia l’età o il ceto sociale. Vorrei poter ascoltare tutte le voci delle persone che soffrono di questo male, purtroppo immagino mi esploderebbe il cervello all’istante per la mole di informazioni. L’unica cosa che posso fare è essere gentile con le persone perché, come cerco di trasmettere ad amici e conoscenti:

Siamo pianeti che vagano in cerca di pace, lo scontro è inevitabile ma essere gentili quando accade è una scelta.

Spero che questa mia credenza non mi venga sgretolata nel tempo ma, come le cose più brutte che possono accadere nella vita, non mi sento di escluderlo al 100%.


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Mi raccomando, be gentle, siamo pianeti in una galassia lontana lontana.