Due articoli che vorrei condividere con voi (Opinione personale)

Sto portando avanti un piccolo fioretto del silenzio su Livello Segreto, nel quale ho preso l'impegno di non postare nulla di mio e limitarmi ai retoot. Lasciandomi però due piccole eccezioni: la “crush del mercoledì” (che si è trasformato per me in un viaggio nella storia degli adattamenti holmesoniani) e i blog di log. Dunque, avendo a disposizione questo strumento, poichè mi è capitato di leggere due articoli interessanti nella stessa giornata (cosa rara), voglio usarlo per riproporli a voi, prendendomi il giusto spazio per spiegare quello che mi ha colpito di questi due editoriali della testata “Domani”. Ad oggi una delle migliori che abbiamo in Italia.

Il primo è un articolo che parla della “banalizzazione” del male. https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/oggi-la-vera-questione-non-e-la-banalita-del-male-ma-la-sua-banalizzazione-ir1289rq

Riprendendo una delle opere della filosofa (da me anche studiata e amata) Hanna Arendt, Gabriele Segre propone una riflessione sulla banalizzazione del male di oggi intesa come “appiattimento” e “polarizzazione”. Una visione senza sfumature da parte di tutte le parti in causa, che conseguentemente toglie anche sfumature al bene. Il male, se semplificato, non può essere affrontato correttamente. Questo è quanto ho ripreso io da questo articolo. Si può essere d'accordo o no, ma rimane un articolo interessante, che a me personalmente ha fatto molto pensare. Da un pò di tempo mi sto ritrovando a guardare con occhio molto più critico di prima tutta la realtà che mi circonda. Tante cose che un tempo avrei desiderato per me, oggi non le toccherei neanche con la punta di un bastone. E altre che credevo fossero per me deleterie stanno diventando una fonte costante di gioia. Questo perchè i concetti stessi di “bene” e “male” sono comunque molto relativi e profondamente soggettivi. Salvo alcuni casi eccezionali, spesso legati a eventi collettivi (dove infatti le polarizzazioni sono più facili, complici anche i social), ognuno di noi porta dentro esperienze e idee che con il tempo possono anche cambiare, portando a un netto cambiamento di valori positivi e negativi. Un esempio personale: non ho mai nascosto di aver subito bullismo a scuola e l'esperienza vissuta ha per molto tempo condizionato la mia visione del giudizio altrui, che ho sempre osservato con diffidenza anche quando ricevevo dei complimenti. Con il passare degli anni, ho imparato a distinguere i complimenti “interessati” da quelli sinceri, merito anche dei rapporti e delle amicizie raccolte dopo essere uscita da quella gabbia mortifera che è la scuola. Tuttavia, in questo ultimo anno in particolare, la diffidenza è tornata insieme a un altro sentimento ancora più importante: l'indifferenza. Crescendo ho imparato che esiste qualcosa che vale molto di più delle parole, ovvero le azioni. Hanna Arendt diceva che la parola può essere un'azione (con la promessa ad esempio). Ma l'azione da sola, senza parole, rimane comunque più forte. Per farvi un esempio, vi dico di immaginarvi questa situazione, che è ai limiti dell'assurdo ma descrive perfettamente quello che voglio cercare di dire. Immaginate di incontrare una persona che si vanta con voi di avere un drago in casa, ma alla vostra richiesta di poter vedere la creatura inizia a comportarsi in modo strano: magari dice di sì e promette un appuntamento a casa sua che non arriverà mai, oppure spiega che non lo fa mai vedere perchè è un animale pericoloso, oppure semplicemente prova a cambiare discorso... Inutile dire che dopo un pò, probabilmente, non crederete più all'esistenza del drago. La fede così cieca la si può avere al massimo per una divinità e anche in quel caso, da che mondo è mondo, l'uomo cerca comunque dei segni dell'azione del divino per assicurarsi l'esistenza (esempio: i miracoli dei santi), quindi sarebbe più che normale pretendere questo dalle persone. Quando parliamo di “bene” e “male”, quando identifichiamo l'altro come nostro nemico, dovremmo anzitutto capire come e perchè quella sensazione spiacevole di inimicizia si è manifestata. E stabilito questo, capire quale strategia usare per costruire il “bene”. Nel mio caso, per quanto sia assolutamente convinta, avendolo vissuto in prima persona, quanto le parole siano importanti e quanto correttamente vadano usate, sto anche cercando di incorporare alle stesse le azioni e sto inziando a pretendere lo stesso da molto del mondo che mi circonda. Forse anche per questo il web mi sembra sempre più difficile da vivere: sul web le azioni si svolgono su un piano più sottile che sulla realtà e coinvolgono molto l'uso delle parole, creando una zona grigia molto difficile da comprendere. Se Hanna Arednt fosse ancora qui, penso che vedrebbe nel web la realizzazione perfetta della “parola-azione”, di cui parla in “Vitae Activa”, opera con un titolo meno vendibile della “Banalità del male”, ma sicuramente superiore in contenuto filosofico. Questa riflessione così personale, tuttavia, non è forse molto adatta per l'articolo di Gabriele Segre, che osserva il tutto da un punto di vista collettivo e conseguentemente appiattito e polarizzato. Piuttosto è perfetta per l'articolo di Letizia Pezzali, dedicato all'invidia.

https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/linvidia-e-brutta-come-una-cimice-ma-ci-racconta-qualcosa-di-noi-pne7s6m8

Questo articolo, se possibile, mi è piaciuto ancora più del primo, non solo per la riflessione sul ruolo positivo che hanno l'invidia e l'ansia (quando, se analizzati, diventano importantissimi campanelli d'allarme per il nostro sè), ma anche per le parole spese per analizzare come a volte certi personaggi del nostro tempo accusino gli altri di invidia nei loro confronti quando in realtà si è semplicemente preoccupati dell'influenza che questi personaggi hanno sulla comunità e quanto la stessa può essere per noi pericolosa. Mi sono ritrovata a riflettere sul concetto di invidia diverse volte nella vita, anche perchè anch'io accusata di invidiare personaggi di cui in realtà non mi importa nulla e anzi ho il terrore di fare la loro stessa fine. Dall'altro lato ammetto di essermi scoperta, non con poca vergogna, a provare un sentimento di invidia verso persone a me care. Un esempio è una mia carissima amica che ha la fortuna di avere una famiglia che ho giudicato molto migliore della mia e mi sono ritrovata, in alcune serate più tristi, a chiedermi: “Perchè non sono potuta nascere io in un ambiente sano?”. A posteriori, quel sentimento mi ha aiutato molto a capire cosa non mi piaceva del mio ambiente familiare e ad affrontare alcuni problemi in seno allo stesso, per poi scoprire, tempo dopo, che anche la mia amica non era felice della sua di famiglia. Perchè se nella mia idea di “bene”, la mia famiglia si trovava più in basso della sua, nella sua idea di “bene” era la mia a trovarsi più in alto. Credo che l'insegnamento che si può imparare da entrambi gli articoli sia proprio questo: qualsiasi giudizio noi diamo sulla vita altrui, sarà sempre “banale” e limitato. Noi saremo “l'uomo sazio che spiega la fame all'affamato” in alcune occasioni, mentre in altre copriremo il ruolo dell'affamato e proveremo esattamente lo stesso sentimento che abbiamo fatto provare ad altri; è vero che nella collettività personalizzare troppo le cose può creare forme di narcisismo ed esclusività, tuttavia è anche vero che l'appiattimento generale in nome dell'inclusività non ha funzionato. Da qualche parte c'è una via di mezzo, che però non sarà mai permanente, cambierà in base al tempo storico, alle necessità, agli strumenti. A livello collettivo diamo molta più importanza alle parole oggi perchè abbiamo il web. Tra qualche decennio, forse, diventerà più importante il linguaggio non verbale, nei video e nella realtà, perchè sarà da quello che si potrà capire se una persona ci sta effettivamente accettando o meno; nasceranno nuove etichette, nuovi codici di comportamento, nuovi insulti silenziosi. E magari, tra qualche decennio ancora, tornerà di moda l'odore, che per i nostri più antichi antenati come per gli animali è il modo migliore per capire se qualcuno ci piace oppure no. Così, a naso.

Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)

Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo

Aneddoto personale = Storia reale ma con il punto di vista esclusivo della sottoscritta

Storia vera = storia vera esterna alla sottoscritta, che si limita a illustrare i fatti e le fonti

Autopromozione = Blogpost dedicato all'autopromozione di qualcosa di mio