I privilegi di chi non vota (opinione personale)

Scrivo questo pezzo per log consapevole di aver creato un titolo controverso, quasi clickbait, come che l’opinione inserita all’interno di queste parole va contro quello che è il pensiero di molte persone all’interno della community. Vi dico però subito che non sono qui per proporvi un candidato X (anche se unƏ ci sarebbe, ma ne parlerò con un toot solo dopo aver pubblicato questo pezzo), nè per chiedervi di dare fiducia a un sistema in cui avete i vostri motivi per non credere. Vorrei però suscitare in voi una forma di riflessione e, nel caso, suggerirvi come rendere attivi i vostri non voti. Nel corso della vostra lettura, non leggerete nomi politici. Inoltre, poiché ho inserito nel titolo la parola “privilegi”, mi sembra giusto elencarne quelli che penso siano due che possiedo: il primo è l’essere stata per quasi tre anni scrutatrice di seggio, in un periodo in cui le elezioni erano molto frequenti (da fine 2015 a inizio 2018); lavorare lì mi ha aiutato a capire tante cose sul voto e sulle false credenze che girano attorno allo stesso; ho avuto inoltre la fortuna, durante i miei turni, di avere un presidente di seggio molto molto bravo, sia nell’eseguire il lavoro e spiegare le regole, sia nell’aiutare noi scrutatori a sopportare le nottate. Il secondo privilegio, non banale poiché giustifica in qualche modo questo pezzo è il fatto che ho una persona per cui votare nelle elezioni europee che si svolgeranno questo weekend, nei giorni 8 e 9 giugno 2024, insieme con diverse elezioni comunali e una regionale (quella del Piemonte). La candidata che voglio appoggiare è una persona di fiducia, da anni interna alla politica, che ha dedicato le sue battaglie alla causa dell’handicap. Se oggi nel mio municipio molti portatori di handicap hanno dei buoni servizi, lo si deve proprio a questa signora. Chi conosce la mia situazione personale, può capire perché voterò per lei. Mi trovo quindi ad avere un vantaggio notevole rispetto a tanti elettori: ho qualcuno che so essere capace e veritiero nel suo lavoro da votare e conosco abbastanza le regole da non cadere vittima delle fake news, una su tutte quella che vedrebbe i voti in bianco buttati nel cassonetto. Allora perché parlo del privilegio di chi non vota? E perché secondo me, anche per non votare, sarebbe importante recarsi in cabina elettorale? Partiamo dal principio: il sistema elettorale, che varia da paese a paese e la cui legislazione è soggetta a cambiamenti continui, è il sistema con cui, attraverso l’espressione segreta di un voto, viene data a tutti i cittadini di una certa età (a noi donne è arrivata questa possibilità con un decreto legislativo del 1945, mentre per votare il senato bisogna ancora compiere 25 anni) di scegliere i loro rappresentanti nei palazzi del potere. Questo sistema, che è il primo a cui si pensa quando si nomina la “democrazia”, non è perfetto. Anzi, ha molti problemi: brogli e compravendite di voti sono sfortunatamente altamente possibili. Per il primo, una soluzione che si è trovata, è proprio nell’assunzione degli scrutatori: non devono essere iscritti ad alcun partito né avere condanne penali o civili pendenti; vengono spesso cambiati e a volte convocati solo il giorno prima da una figura giudiziaria (nel mio caso mi è venuto a citofonare un vigile); hanno l’obbligo di restare chiusi all’interno dei seggi finchè tutti i verbali non sono stati firmati e controfirmati, mentre i carabinieri pattugliano i corridoi; e se una scheda, UNA, anche di quelle che non sono state utilizzate per votare (perché vengono sempre consegnate almeno un terzo in più delle schede necessarie) dovesse non risultare nel conteggio finale, il seggio viene posto sotto sequestro e tutti gli scrutatori presenti rischiano una denuncia penale. Nella mia “carriera” ho assistito a uno di questi sequestri, quando gli scrutatori, tutti giovanissimi, hanno abbandonato il seggio lasciando le schede sparse in giro. Non so come siano andata la procedura ma è stato comunque meno interessante di quando due rappresentanti di lista (figure più piantonate di noi) hanno cercato di menarsi. Posso comunque dirvi che oggigiorno i brogli sono fortunatamente più difficili di un tempo, e qualora succedessero, sarebbero in realtà abbastanza facili da beccare. Diversa è la questione del voto di scambio, o compravendita di voto che dir si voglia. Questo tipo di problema affligge molto di più gli Stati Uniti, dove è il candidato con più fondi a riuscire meglio nella sua campagna elettorale. Ma in questo caso, l’antidoto potrebbe essere proprio la non astensione: i soldi non sono infiniti, non sono per tutti. Si può corrompere un numero limitato di persone. Sia chiaro: il voto non garantisce in assoluto la non vittoria del corruttore. Ma anche la presenza di un’opposizione rafforzata, per quanto minoritaria, all’interno del palazzo occupato dal vincitore scorretto, può aiutare nel contenimento dei danni che lo stesso può causare. I due problemi illustrati sono i più famosi, ovviamente ce ne sono molti altri. Il voto non deve essere l’unica espressione democratica, né deve essere visto come la soluzione di tutti i problemi; rimane tuttavia uno strumento da non sottovalutare. La situazione in cui il nostro paese versa attualmente, con una maggioranza eletta con un alto tasso di astensione, sia degli italiani in patria sia di quelli all’estero, ne è la prova.

“Non sono d’accordo, e comunque ancora non capisco come fai a dire che ci non vota è privilegiato!”

Come già detto, era un titolo provocatorio, ma proverò a spiegarti tutto partendo dalla mia situazione: sono tra le persone che non possono permettersi di non votare. La realtà familiare in cui vivo, dove l’handicap è parte della nostra quotidianità, mi permette di cogliere e vedere le differenze tra un governo e l’altro, che per una persona normale passano inosservate. Puoi fare tutto l’attivismo che vuoi (e te ne sono tanto grata), ma certe cose puoi percepirle solo quando sei immerso nella situazione, qualunque essa sia. Un cambio di seggio nel municipio ed ecco che il locale affittato per i laboratori dei sordociechi viene chiuso. Un cambio in regione ed ecco che le gite culturali per l’associazione dei ragazzi autistici vengono ridotte da cinque a due. Un nuovo governo e all’improvviso la sedia a rotelle non la puoi più chiedere gratuita alla ASL… E chissà quante altre situazioni ci sono, che anche gli “attivisti” e io sottoscritta ignoriamo beatamente; chissà quante realtà vengono colpite. Ma non perché siamo cattivi, o stupidi, o poco attenti. Ma solo perché certi panni sono impossibili da indossare anche nella finzione, anche con l’empatia. Per me, un voto fa la differenza. Eccome. E credo sia una cosa che sempre più persone stiano percependo (abbiamo avuto bisogno di questo governo per capirlo), perché tutti gli attivisti, gruppi o singoli, che seguo stanno iniziando a manifestare e condividere questa necessità di una votazione. Chi invece è più protetto, questa necessità non può sentirla. Non può vedere le differenze.

“Non sarò portatore di handicap, ma non mi sento certo un privilegiato!”

Probabilmente non lo sei su tanti fronti. Il pericolo di parlare del privilegio come concetto è proprio questo: quale è veramente un privilegio? Allora proviamo a lasciare il concetto di “privilegio” da parte e parlare del perché non si vota. Sicuramente non è perché l’ha chiesto il Papa. Perché sì, il Papa al momento dell’unità d’Italia, quando iniziarono le prime elezioni a suffragio limitato, invitò i cattolici al “non expedit”, ovvero al non esprimere un parere, poiché egli non riconosceva il Regno d’Italia come tale. Eppure è evidente che c’è una forma di non riconoscimento e soprattutto di mancanza di fiducia, e non è biasimabile: in questo mondo sono poche le persone, i partiti, le realtà istituzionali di qualsiasi tipo che sono degne di fiducia. Il sistema non ha costruito il mondo che ci era stato promesso e quindi ora non vogliamo più riconoscerlo. È umano, non è nulla di originale. È già capitato nella storia e ha sempre portato, in modi diversi, a dei cambiamenti.

“E allora io aspetto il cambiamento! È molto sciocco pensare che un cambiamento avvenga con un vecchio strumento è stupido!”

Certo. C’è del vero. Ma in mancanza di uno strumento nuovo, rischiamo anche di perdere quel poco che abbiamo a disposizione. Immagina di essere costretto da qualcuno a scavare con un piccone rotto. Immagina di gettare quel piccone a terra e di dire che non scaverai finchè non avrai un piccone nuovo. Immagina che chi ti ha costretto a scavare raccolga il piccone e dica “ok, tornerò con un piccone nuovo.” E poi non torna più. Non mi stupirebbe se qualcuno della nostra attuale legislazione, vedendo l’alta astensione, se ne uscisse con la possibilità di togliere il voto a parte della popolazione. Se poi vogliamo citare la frase “se votare cambiasse qualcosa, non ce lo lascerebbero fare”, che purtroppo anch’io ho erroneamente attribuito a Mark Twain, ma in verità era di Lowell Sun, sappiate che ad esempio diversi stati repubblicani americani, stanno rendendo molto più difficile votare per tutti (ed era già capitato nelle elezioni precedenti; ecco un articolo che spiega le nuove restrizioni: https://fivethirtyeight.com/features/16-states-made-it-harder-to-vote-this-year-but-26-made-it-easier/ ). No, c’è una gran paura del voto. Ecco perché le campagne elettorali sono così feroci, ecco perché l’astensione non viene mai accennata da alcun politico vincitore.

“Comunque io non ho nessuno per cui votare!”

E allora va a non votare. Esprimi il tuo dissenso anche con la scheda elettorale annullata (o bianca, perché no, non le buttano nel cassonetto).

“Non cambierebbe nulla!”

Non lo sappiamo. Non lo sappiamo perché ancora non c’è stata un’elezione con una maggioranza di schede nulle. I commentatori amano affidarsi al “la gente se n’è andata al mare”. Se invece tutti andassero a non votare, i commenti probabilmente sarebbero diversi. Sarebbe come presentarsi alla festa di compleanno di una persona a noi antipatica, mangiare la torta, e dirle poi che non abbiamo portato il regalo. Oppure consegnare il compito del professore più odioso con la scritta “lei è uno stronzo”. Siete non-binary, a-gender, transgender ancora con i documenti del nome estinto e vi dà fastidio essere nella lista che non corrisponde al vostro genere di appartenenza e non avete nessuno che vi ha promesso un qualche cambiamento? Andate a scrivere sulla scheda la vostra protesta. Odiate questo governo ma non avete alternativa e non volete fare un voto “meno peggio”? Andate a scriverlo sulla scheda. Anche se io ho una candidata, suggerirei a tutti di provare questa operazione di presentarsi e non votare solo per vedere poi la faccia dei commentatori costretti a dire che il 90%-80%-60% delle schede sono nulle. Che la gente si è alzata, si è vestita, è andata in seggio e ha espresso il suo senso di schifo e sfiducia usando uno strumento. Non è andata al mare. È andata a non votare. Da scrutatrice ricordo con un certo affetto le schede annullate. Oltre a bestemmie (che noi dicevamo essere state scritte dalle suore del convento a cui era legato il nostro seggio) e alle parolacce, ho visto: – Una citazione di Socrate – Una citazione di Totò – Il disegno di un fiore – Il disegno di un orsetto Sappiate dunque che se lo farete renderete interessante l’esperienza anche per chi è lì a lavorare.

Questo che avete letto è un pezzo che ho scritto e pubblicato tra il 6 e il 7 giugno del 2024. È un’opinione personale, volta a creare una riflessione. Non è compito mio costringere qualcuno ad avere fiducia nelle istituzioni. E potrebbe darsi che un giorno, anch’io, possa prendere la decisione di non recarmi alle urne. Non lo escludo semplicemente perché nella vita mi sono capitate talmente tante cose contrastanti e sono stata portata o costretta a decisioni così diverse tra loro, che non voglio precludere questa probabilità. Però, credo che non succederà, perché a mie spese ho capito che anche quando ti viene dato uno strumento rotto, è bene usarlo. È meglio cercare di spaccare la pietra col piccone scassato, che smettere di lottare. Non ho ancora trovato qualcosa di alternativo al voto, o comunque non lo riconosco nel no expedit che molti vantano di esprimere fuori dalla cabina. E so che il voto non basta. La lotta è anche fuori dal periodo elettorale, giorno per giorno, nelle proteste fuori dal centro chiuso, nell’organizzazioni di gite con collette private e collettive, nell’inviare alla ASL 100 mail al giorno per chiedere almeno uno sconto sulla sedia a rotelle… Verrà un giorno in cui esisterà un metodo diverso. In cui il concetto di voto sarà obsoleto. Nell’attesa, invito tutti a usare questo piccone anche solo per colpire (METAFORA EH!) chi ce lo ha messo in mano sapendolo rotto. Buon voto a tutti.

Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)

Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo

Aneddoto personale = Storia reale ma con il punto di vista esclusivo della sottoscritta

Storia vera = storia vera esterna alla sottoscritta, che si limita a illustrare i fatti e le fonti

Autopromozione = Blogpost dedicato all'autopromozione di qualcosa di mio