Il coniglio pauroso: Introduzione (Storia Vera)
ATTENZIONE, PER FAVORE: Le parole che state per leggere sono riprese in parte dalla mia tesi di laurea e in parte sono create ex novo per permettere una lettura più facile della stessa. L’idea di questa condivisione nasce da una necessità personale. Non sono stata consigliata da nessuno (anzi, c’è chi mi ha consigliato di tenermi le cose per me) e la mia tesi, consegnata mesi fa, non può essere consultata, ma mi appartiene comunque e posso curarla e condividerla come preferisco. I motivi della non condivisione nell’archivio delle tesi della mia università nasce da una necessità di “protezione”, non solo personale ma anche di terze parti (persone e organizzazioni) che qui saranno prontamente rimosse. Nella condivisione cercherò di essere più neutrale possibile e se verranno condivisi aneddoti o idee personali, il lettore verrà prontamente avvisato.
In questa introduzione vi racconterò per sommi capi cosa andremo a trattare.
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È estate, un’estate torrida. In una valle, dove l’erba è dello stesso colore della terra, solo un albero sempreverde sembra resistere ai raggi del sole e la sua chioma è folta. Un viandante, stremato, si siede sotto l’albero a prendere ombra. Mentre è seduto, arriva un uomo coperto da un ombrello parasole, che inizia a parlargli proprio dell’albero: è una bella pianta, un essere vivente e come tale, può morire e cadere; può succedere che un ramo si stacchi; oppure, se per esempio è un pino, può cadere una pigna... Di sicuro, prima o poi, qualcuno si farà male a stare sotto quella pianta. Il viandante inizia ad avere paura: prima si alza, per essere pronto a scappare nel caso l’albero iniziasse a scricchiolare; poi si sposta al sole; poi si sposta un po' più in là, anche perché non può sapere che traiettoria farà l’albero quando cadrà; poi gli viene in mente un’idea spaventosa: e se sotto quell’albero si sedesse un innocente e venisse travolto dalla sua caduta? Ne parla allo sconosciuto. “Dicono ci sia un’accetta abbandonata su un tronco tagliato qui vicino” risponde vago l’altro, tranquillo sotto il parasole. Il viandante esplora la valle e trova effettivamente una vecchia accetta. In fretta taglia l’albero, lo fa a pezzi per essere sicuro che non diventi un ostacolo insormontabile per chi passa. Mentre stramazza al suolo, l’uomo col parasole, raccoglie i pezzi di legno e si allontana fischiettando: oltre a essere protetto dal caldo, ora è protetto anche dal freddo dell’inverno. E tutto senza aver dovuto faticare. Questo racconto di pura fantasia, inventato ad hoc dalla sottoscritta, può essere il riassunto di quello che è l’obiettivo finale di molti diffusori del complottismo: l’instillare un dubbio nei propri ascoltatori per trarne un vantaggio personale. Il tutto attraverso l’uso di una comunicazione che parte da discorsi sensati ma che conduce in luoghi oscuri come le tane di un coniglio. Lì, ormai accecato e isolato, l’ascoltatore non può che affidarsi alle parole degli sconosciuti che sono con lui, a partire dai trascinatori; l’uscita sembra non esistere più, oppure il mondo esterno diventa troppo pauroso da affrontare: vi è derisione e aggressività da parte di chi è rimasto fuori. Ma, si racconta il complottista, un giorno anche loro vedranno la verità, magari saranno costretti a vederla e a risvegliarsi anche loro… oppure dovranno morire, perché in fondo non meritano il nuovo mondo di pace e libertà che così faticosamente dentro questa tana oscura cerchiamo di portare avanti. Ma se un trascinatore è facile da individuare, come si individua un “coniglio”? Molti possono sentirsi preparati a riconoscerli. La stessa cultura ci ha addestrati in tal senso. Per anni, con la complicità della narrativa cinematografica, letteraria e fumettistica, è circolata un immagine rassicurante del complottista medio: lo stereotipo lo mostra il più delle volte come un uomo, disadattato e auto-isolato, piuttosto ignorante, strano ma innocuo, molto solo, magari con un cappellino di stagnola sulla testa, spaventato dal mondo che lo circonda e al tempo stesso desideroso di condividere le sue teorie con qualsiasi estraneo che si trovi sulla sua strada; il complottista appare come un eccentrico, a volte seccante, a volte addirittura simpatico, che trasmette pietà e tristezza (Nominerò, giusto per rendere l’idea, alcuni personaggi che incarnano questo tipo di stereotipo: The Truth, personaggio secondario del videogioco “GTA: San Andreas”, un hippie che vive isolato e che tiene in testa una fascia di alluminio per non essere controllato dal governo; Ronaldo, personaggio secondario della serie a cartoni animati “Steven Universe”, ossessionato da tutto ciò che riguarda il sovrannaturale e i complotti riguardanti un dominio segreto del mondo da parte delle Gemme; il tassista Jerry Fletcher, protagonista del film del 1997 “Ipotesi di complotto”). Tale stereotipo, ormai si è capito, è molto lontano dalla realtà dei fatti: i complottisti reali non sono ignoranti, non sono auto-isolati (salvo alcuni casi eccezionali), non hanno un aspetto eccentrico… e non sono innocui, né tantomeno soli. Il complottismo è trasversale: chiunque può farne parte indipendentemente da genere, razza, idee politiche e credo religioso. Anche l’educazione non è più un punto di distinzione: tanti complottisti escono dalle università con laure, dottorati e master. Molti dei trascinatori, al di là dei loro interessi personali, probabilmente sono entrati nelle tane loro stessi come conigli spaventati, riconoscendo in teorie e narrazioni le giuste risposte ai loro dubbi e al loro malessere. E anche chi dice di non poterci cadere, molto spesso, si ritrova comunque a riconoscere delle “verità” nelle teorie che vengono portate avanti, come a individuare delle comunioni di sentimenti (sfiducia nelle autorità, ad esempio) e di intenti (“Bene” e “cambiamento”) con persone che affermano che la comunità LGBT+ è una farsa e che i morti di Sandy Hook non sono mai esistiti. Quando si studia il complottismo, la prima brutta notizia con cui si entra in contatto è proprio questa: i conigli siamo noi. Siamo tutti potenzialmente complottisti e non possiamo fare a meno di esserlo. Fa parte della nostra evoluzione: cercare di prevedere, comprendere e immaginare a priori qualcosa è ciò che ha permesso a singoli individui come a intere società di evolversi e rovesciare delle sorti avverse. Va inoltre notato che siamo anche dei cospiratori eccellenti: dalle trame di un gruppo di ragazzine che provano a far incontrare la loro amica timida con il ragazzo che le piace, agli accordi segreti prese tra potenze per un ritorno economico, la nostra vita è piena di piccole e grandi cospirazioni, in cui recitiamo ruoli diversi a seconda della nostra posizione in quel momento. A volte siamo protagonisti, altre volte complici, altre volte ancora vittime. E anche questo fa parte della nostra socialità, della nostra evoluzione, è insito nella natura umana. Per comodità separerò le cospirazioni reale e storiche dai complotti immaginari usando questi rispettivi termini. Questo perché nell’ottica complottista le “teorie del complotto” non sono “teorie”, ma “verità”. Verità nelle quali credono così fortemente da condizionare le loro azioni quotidiane, i loro rapporti interpersonali, i loro acquisti, i loro voti, i loro desideri e, come vedremo, persino le scelte sessuali. Non è così per tutti ovviamente: molti possono credere a una teoria del complotto e non basare la loro intera vita sulla stessa. Possiamo avere una vita perfettamente normale pur credendo al fatto che l’allunaggio non è mai avvenuto. Tuttavia, nulla ci impedisce, in un momento magari di sconforto, di partire da questa teoria per avventurarci su altri lidi. Con l’aiuto delle bolle social (che è comprovato hanno avuto un ruolo fondamentale nella diffusione delle Teorie del complotto e della radicalizzazione di molti suoi credenti, eccovi un primo articolo di riferimento: https://theconversation.com/conspiracy-theories-how-social-media-can-help-them-spread-and-even-spark-violence-209413), possiamo passare dall’allunaggio al pericolo dei rettiliani, dai rettiliani al complotto dei gesuiti, dai gesuiti agli ebrei, dagli ebrei a Soros, da Soros alla teoria gender, dalla teoria gender alla lobby gay... E magari all’improvviso il nostro vicino di casa omosessuale a cui la vita, ci sembra, stia andando molto meglio della nostra si trasforma nel nemico giurato della nostra serenità. Siamo tutti conigli, ma chi crede nelle teorie del complotto spesso si sente un coniglio migliore di altri, con diritto decisionale al di sopra delle parti. Anche quando la decisione riguarda la vita o la morte di qualcuno. Nel viaggio in cui voglio accompagnarvi con questi testi che condividerò, racconterò diversi lati della realtà complottista: il rapporto con la cultura pop, la psiche e il denaro. Tre realtà che trascendono qualsiasi tipo di personale connotazione apparente, come la politica, la razza, la religione (anche se nella psiche si parlerà del “conspiritualismo”, la forma di complottismo più pericolosa e pervasiva) e tante altre sovrastrutture che noi umani (o conigli) abbiamo costruito nel vano tentativo di migliorarci/controllarci. A questo proposito è bene dire che farò del mio meglio per non parlare dell’estrema destra. Anche se, come schieramento politico che ha avuto un ruolo fondamentale nell’uso e diffusione delle teorie del complotto (il partito Nazista ne è l’esempio più lampante), è bene specificare nuovamente che il complottismo è qualcosa di profondamente trasversale e che a modo suo resta distaccato dalla politica, continuando ad avere una vita propria e assumendo posizioni politiche specifiche solo quando ciò risulta funzionale rispetto ai suoi scopi. Come per molti elementi della società e della natura umana, il complottismo può diventare nelle mani di un politico uno strumento di propaganda molto utile e facile da utilizzare. L’abilità dei partiti di estrema destra attuali è quella di raccogliere il malcontento di tutte quelle fasce di popolazione che hanno trovato nelle teorie del complotto le sole risposte “logiche” al loro malessere. Se tale strategia fosse stata adottata anche da partiti di estrema sinistra, o dalle fasce più moderate dell’intero spettro, i risultati sarebbero uguali. I partiti estremisti si legano più facilmente alle teorie del complotto proprio per le polarizzazioni insite nelle stesse: buoni contro cattivi, noi contro loro, niente perdono né compromesso, niente redenzione né opinione; è nell’estremismo che l’uomo trova la sua sicurezza nel caos del pianeta terra… e non solo. Detto questo, iniziamo a scendere in questa tana.
Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)
Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo
Aneddoto personale = Storia reale ma con il punto di vista esclusivo della sottoscritta
Storia vera = storia vera esterna alla sottoscritta, che si limita a illustrare i fatti e le fonti
Autopromozione = Blogpost dedicato all'autopromozione di qualcosa di mio