L’uomo che non voleva curarsi (storia vera)

Mio padre non ha mai camminato. O meglio, io non l’ho mai visto camminare. A tre anni fu colpito dalla poliomielite, una malattia ancora molto diffusa nel mondo e probabilmente lo sarebbe anche in Italia se non vi fosse l’obbligo di esservi vaccinati dall’infanzia. Per tutta la sua vita, ad eccezione dei primi tre anni, non ha potuto usare le sue gambe. Quando mi veniva a prendere a scuola, poiché era evidente che non poteva camminare, i miei compagni lo scambiavano per un nonno. Imparai subito a spiegare la sua condizione. Non poteva prendermi in braccio come gli altri papà. Però mi portava volentieri a cavallo della sua sedia a rotelle in casa. Nonostante il suo handicap (o forse proprio per quello), mio padre odiava i medici. Da che ho iniziato a capire il linguaggio, ho sentito dire da lui solo peste e corna della medicina e dei dottori e ha sempre dimostrato una gran paura per gli ospedali, rifiutando i ricoveri anche quando necessari (se non fosse stato incosciente, probabilmente avrebbe rifiutato anche l’ultimo). Si era ritrovato, ben prima che diventasse un fenomeno di internet, radicalizzato in diverse credenze antiscientifiche inerenti la medicina. Ha sempre preferito l’omeopatico all’ufficiale e fosse stato per lui, salvo il vaccino anti-polio, probabilmente non ci avrebbe fatto altri vaccini. Fortunatamente, mamma non era di quel parere. E siccome era lei ad assolvere la maggior parte dei compiti di cura per me e per mio fratello, abbiamo sempre avuto i giusti vaccini e le giuste medicine. Mai eccessi, mai difetti. Mio padre però ha deciso di mantenere la sua testarda idea. Per anni non ha curato molti dei malanni che ha preso e ha rifiutato molti vaccini (incluso quello della polmonite). Ogni disturbo che ha avuto, per quanto evidente, come ad esempio le apnee notturne (potete leggere cosa sono qui: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/apnee-notturne-quali-rischi-si-corrono-se-non-si-curano ), è stato da lui ignorato, arrivando anche ad accusare apertamente chi di noi gli faceva notare che era evidente che qualcosa non andava di “stupidità”; una volta, a tavola, mi ha addirittura dato dell’imbecille davanti a mia madre, quando avevo detto che forse avrebbe dovuto prendersi delle medicine invece degli integratori allo zenzero. Negli ultimi dieci anni, neanche la lotta combattuta contro il tumore è riuscita a fargli cambiare idea sul prendersi cura di se stesso chiedendo aiuto e seguendo istruzioni adeguate. Finito il ciclo di cure regolari, il suo mantenimento sono stati integratori e gocce omeopatiche. E se non fosse stato costretto a dei controlli di rutine, probabilmente il risveglio della malattia, individuato mesi fa, non sarebbe stato scoperto. Quando lo abbiamo fatto ricoverare prima di pasqua, pensavamo che avesse preso quello che avevamo anche noi: questa specie di influenza che poi era degenerata in una forma di bronchite. Aveva iniziato (con molto ritardo) a prendere gli antibiotici e a fare un po' di fumenti classici. Ma in realtà, nel suo caso, il virus era quello della polmonite. Adesso è in terapia intensiva e comunque, almeno da quello che mi è stato raccontato, tratta male i medici e le infermiere che ha intorno. È costretto a curarsi, non può rifiutare le medicine come fa a casa. E forse è proprio questo il motivo per il quale odia gli ospedali: al loro interno non ha autorità. Può sembrare strano che una persona così legata a una problematica corporea odi la medicina, eppure sono molti nelle comunità sia di handicap fisici, sia nelle comunità neurodivergenti, sia tra coloro che hanno disturbi di salute mentale (depressione, disturbo bipolare, narcisismo) che odiano la medicina. I motivi sono molti: da una generale sfiducia del sistema, a una brutta esperienza personale che viene trasformata in generalizzazione. Lo stato della società in cui ci troviamo non aiuta certo a far cambiare idea. E così ci stanno persone che al posto di un aiuto psichiatrico, credono di poter curare la loro vita con lo yoga; gente come mio padre che ha uno stato tale di apnee notturne da dormire malissimo e addormentarsi durante il giorno rischiando di cadere dalla sedia a rotelle che preferisce prendere lo zenzero per tenersi sveglio; e molti ragazzi autistici e non solo che spesso, purtroppo anche con il benestare di tutori e genitori, pensano di poter risolvere tutto con una dieta senza glutine e non vedono neanche l’ombra di uno psicologo specializzato che possa supportarli, se non magari una volta l’anno per rinnovare il diritto alla pensione (che non tutti fanno, perché dopotutto se il figlio può guarire mangiando mele, perché registrarlo come handicappato? – storia a cui abbiamo veramente assistito). Quanto ho annotato può essere uno strumento di supporto. Ovunque si possono trovare liste che annotano i benefici di strumenti come lo yoga, sostanze come lo zenzero, e di diete particolari come quella che esclude del tutto o solo in parte il glutine. Ma, come tutti gli strumenti, da sole non bastano. Perché vi sto raccontando questo? Nessun motivo in particolare. Anche questo racconto è solo uno strumento, un monito, che da solo non può bastare. Vi può dare un’idea su quello che ho passato da bambina e non solo. E vi può far capire quanto sia importante cercare l’aiuto di professionisti. Ma sta poi a voi attrezzarvi per decidere che fare del vostro corpo e della vostra testa. Mio padre ha rifiutato strenuamente di curare l’una e l’altra (sì, perché ha avuto anche dei disturbi psicologici, conseguenza delle lunghe degenze delle sue malattie) e ora è in ospedale e ci resterà, si pensa, almeno per due mesi, se non di più. Se infatti all’inizio i dottori ci avevano parlato di inizio maggio per una dimissione, ora preferiscono non sbilanciarsi. In più, il suo stato sta favorendo probabilmente il proliferare di cellule tumorali nel corpo. Quindi pure se esce, un futuro rientro è probabile in tempi brevi. E se lui è in ospedale, è perché comunque siamo stati noi a chiamare l’ambulanza. Molti non hanno neanche questo, non hanno qualcuno accanto che chiama i soccorsi per loro quando li trova con le labbra viola e incoscienti. E per molti altri, invece, qualcuno c’è, ma alla fine l’ambulanza non la chiama. Anche se il nostro sistema fa abbastanza schifo, per tutti i tagli che ha subito, cerchiamo di approfittarne: andiamo agli screening, memorizziamo le nostre asl e guardie mediche. Purtroppo la situazione non sembra in via di miglioramento e questo è uno dei motivi per il quale io ho ad esempio aperto una assicurazione sanitaria per me. So che non tutti possono farlo e che non è un sistema giusto. Ma in mancanza di meglio e dopo aver visto quanto è successo a mio padre ho preferito investire parte dei risparmi in quello. Non sto usufruendo di alcun servizio per mia fortuna, ma se dovesse capitarmi qualcosa c’è una strada in più. Mio padre avrebbe rifiutato anche quell’opzione e non sarebbe ricorso nemmeno alla fisioterapia necessaria alla sua condizione (per evitare cose come piaghe da decubito) se non fosse stato per mamma e per il merito che il nostro sistema ancora ha di fornire un minimo di servizio di questo tipo. Quindi per chiudere, cercate di fare attenzione a voi stessi. Cercate di mantenervi per quanto possibile e di non lasciarvi incantare troppo da chi vi dice che il sistema non funziona e quindi la sua soluzione è la migliore. Anche se ha ragione sulla prima parte della frase, la seconda dopo la congiunzione è una cavolata. Per quanto riguarda me, so che quanto sta succedendo a mio padre è soprattutto una sua responsabilità. Aveva gli strumenti, persino più strumenti degli altri, e ha deciso di non utilizzarli. Aveva un sistema (noi) di supporto che gli aveva fatto notare ciò che non andava e ha deciso di risponderci male e non darci ascolto. Aveva la possibilità di farsi anche il vaccino contro la polmonite a casa, perché il medico si era proposto di farlo, per aiutarlo. E non si è voluto fidare. Se questa storia finirà male, proverò un gran dispiacere, ma di sicuro nessun senso di colpa.

Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)

Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo

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Storia vera = storia vera esterna alla sottoscritta, che si limita a illustrare i fatti e le fonti

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