Perchè gli artisti sono “timidi”? (opinione personale)
Buonasera e buona vigilia di Natale. Poco tempo fa, su livello segreto, uno scambio di post partiti da un post lasciato da “lookacomics” (che potete trovare anche qui su log: https://log.livellosegreto.it/lookacomics/ ) mi ha portato a una riflessione che desidero condividere qui con voi, nella speranza sia di suscitarvi altri pensieri e magari portarvi a sperimentare una via a voi ancora ignota, sia di riuscire io stessa a chiarirmi le idee su questo problema che ho sempre trovato difficile e spinoso. Il problema è questo: come fa un artista a parlare di sé stesso e di quello che fa in modo corretto (se mai esista un modo corretto)? E perché a artist3 capita spesso di provare fastidio nel doversi fare pubblicità da sol3? Partirò dicendo che io sono una di quest3 “artist3”, anche se la mia situazione sta gradualmente migliorando. I motivi della mia “timidezza” sono radicati in diversi eventi del passato, come in elementi più generali nella quale forse qualcuno si riconoscerà. Partendo dal personale, così lo tolgo di mezzo in quanto elemento più “debole” per fare un discorso collettivo: non è un segreto che ho subito bullismo a scuola. Soprattutto a elementari e medie (del liceo ho anche dei bei ricordi), in piena età dello sviluppo. E poiché nel bullismo qualsiasi cosa si fa viene setacciata dagli occhi degli altri e costantemente presa in giro o umiliata (perché qualcosa da dire lo trovano sempre), ho sviluppato gradualmente un carattere dove tra l’essere osservata e boicottata e l’essere ignorata, preferisco la seconda strada. In un mondo di persone che pur di essere al centro dell’attenzione arrivano a commettere atti discutibili, a volte anche mortali, io nell’ombra ho prosperato: facevo quello che volevo senza coinvolgere i miei compagni di scuola, andavo ovunque in città (e fuori) da sola, per diversi anni ho fatto della solitudine la mia bandiera. Internet, almeno prima del predominio dei social, mi ha offerto la possibilità di condividere nell’anonimato: se non si conosceva la persona, potevi solo ammirare quello che faceva di artistico, fosse un disegno, una fanfiction, un’animazione amatoriale, un videogioco indie, un montaggio video… Lì ho scoperto altri tipi di tossicità, che però mi risultavano molto meno dolorosi di Chiara, la mia prima bulla, che cercava di spingermi giù per le scale “per scherzo”. Ora, questo lato solitario lo possiedo ancora; l’ho affinato e regolarizzato al punto giusto da non risultare comunque asociale. Questo però non ha cambiato il brutto rapporto che ho con i social, dove comunque sto imparando a stare. Nei social sembra tornare al centro la persona e come presenta ciò che fa, più che quello che fa. E basta poco perché diventino un’arma a doppio taglio. E senza scomodare Chiara Ferragni e i suoi recenti guai, anche perché per quanto brava come influencer non posso definirla un’artista, si può parlare di Gipi o di Giulia della Ciana, fumettisti che hanno subito delle pesanti shitstorm per motivi diversi e che hanno radicalmente cambiato il loro rapporto con questi strumenti. Gipi, a causa di quattro vignette pubblicate nel momento sbagliato, ha tagliato molti ponti e dato vita a una graphic novel, “Stacy”, che persino molti suoi critici stanno amando: https://www.coconinopress.it/prodotto/stacy/ . Giulia della Ciana, autrice dell’Euromanga “Butterfly effect”, che considero uno dei migliori Euromanga attualmente pubblicati in Italia, è stata invece violentemente criticata per la scelta di un finale realistico (cosa per me vergognosa, in quanto lo stesso era perfettamente coerente a tutto lo sviluppo della storia). Attualmente, Giulia della Ciana sta lavorando su una versione “Perfect” della storia, dove arriva ad approfondire personaggi ed eventi; sebbene programmata da tempo, poiché come spesso succede agli artisti si sente la necessità di migliorare anche ciò con cui si è già lavorato, la versione “Perfect” ha assunto per lei un'importanza ancora maggiore, in quanto non permette di generare “equivoci” creando false aspettative nei lettori (in verità, tali aspettative si sono create più per il target con cui la storia era stata pubblicizzata che per la struttura della stessa, ma su come viene abusata la questione del “target” nel mondo dell'editoria, parleremo un'altra volta): https://mangasenpai.it/product/28033124/butterfly-effect-perfect-edition-1 Osservare queste valanghe di odio collettive non incoraggia certo alla condivisione chi, come me, vede nell’arte un ponte per comunicare e non un gradino per mettersi al di sopra degli altri; se il ponte diventa un punto di accesso per chi vuole farti del male, allora è meglio toglierlo. Questi elementi personali, nelle quali alcuni si possono ritrovare e altri no, non sono il solo motivo per cui un artista può trovarsi in difficoltà a condividere le sue opere. Un altro motivo può trovarsi nel rapporto che l’autore ha con quello che crea. L’arte non è solo un veicolo di comunicazione con gli altri, è anche e soprattutto un veicolo di espressione del proprio inconscio. A volte quello che un’artista produce, è meglio che la luce non la veda. Nel film di Cronemberg “Crimes of the future” del 2022, il rapporto viscerale tra artista e opera d’arte viene analizzato molto bene con un espediente narrativo che lo rende letterale. Altra questione, molto più semplice e pratica: la comunicazione non è lavoro per tutti. Non è facile, non elementare, va fatta bene e anche studiando, anche imitando, non tutti riescono a esprimersi al meglio. L’aiuto di una terza persona, esterna e distaccata a sufficienza, sarebbe spesso necessario, in ambito editoriale come altrove, per poter coltivare davvero la riuscita della diffusione di un’opera. A volte però, questo aiuto non arriva, perché è un investimento che molti non se la sentono di compiere. Ma questo è un discorso che avrebbe bisogno di un altro log per essere affrontato. Ultimo motivo, non però meno importante: immaginate di creare qualcosa di vostro a livello artistico, di decidere di condividerla su pubblica piazza e di non ricevere alcun tipo di feedback. Immaginate allora di iniziare a “richiederlo” e comunque di ritrovarvi ad avere poca accoglienza. Anche da parte di persone che considerate amiche. Inutile dire che al di là della ferita personale, finisce anche per crearsi una situazione piuttosto imbarazzante che può andare ad impattare gravemente rapporti importanti. Detto ciò, è vero quello che era venuto fuori nella discussione sotto il post: se si crea qualcosa a cui si dà valore e la si vuole condividere con gli altri, la pubblicizzazione è una tappa necessaria. Si può riuscire a essere orgogliosi del proprio fare senza degenerare negli atteggiamenti seccanti o saccenti, si può riuscire a condividere il proprio fare senza risultare seccanti. Ora, anche a fronte degli ultimi eventi nostrani, sicuramente il mondo dei social verrà gradualmente rivalutato da utenti e fruitori; per quanto siano le “pubbliche piazze” meglio conosciute, non sono il solo modo per farsi pubblicità; per conto mio sto gradualmente imparando come pormi, ho osservato gli altri e ho capito quale potrebbe essere la strada per me. Ma questo non cambia il nodo della faccenda: è giusto fare pubblicità della propria attività, ma non tutti sanno o vogliono farla e qualunque sia il motivo, è un dato di fatto. Per questo rimane importantissimo il “passaparola”. Nessuno può aiutare un artista più di un sostenitore che parla di lui agli altri. Nessuno aiuta un libro più di chi lo consiglia agli altri (e no, non serve essere bookinfluencer o booktoker, basta anche parlane agli amici di persona). Anche per questo ho cercato di condividere in questo post le opere che ho nominato (e già che ci sono vi lascio anche la mia: https://www.amazon.it/cervo-Horn-Creek-9/dp/8832077655 ). Purtroppo viviamo ancora in un mondo dove come si comunicano le cose sembra più importante delle cose stesse. Il clima sta cambiando, ma ci vorrà molto tempo prima che l’essenza di una qualsiasi opera, sia essa un fumetto, un adattamento, un film, un videogioco, un libro o altro, torni al centro del giudizio altrui al posto dei reels o delle sponsorizzazioni. Nell’attesa, chi ha optato per questa strada, deve fare i conti con tutto, dalle shitstorm alla “schiavitù” delle visualizzazioni. O a scegliere di non restarci invischiato anche a rischio di non essere conosciuto dal resto della “comunità”. Quale che sia la scelta, il valore di un’opera artistica viene prima di tutto dall’autore della stessa. Se si è soddisfatti con quello che si è compiuto, la condivisione diventa solo un elemento e nemmeno il più importante. Come fruitori dobbiamo poi essere noi per primi a non fermarci ai più pubblicizzati tra gli artisti e cercare, scavare, indagare. A volte le pietre più preziose, sono nascoste in profondità.
Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)
Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo
Aneddoto personale = Storia reale ma con il punto di vista esclusivo della sottoscritta
Storia vera = storia vera esterna alla sottoscritta, che si limita a illustrare i fatti e le fonti
Autopromozione = Blogpost dedicato all'autopromozione di qualcosa di mio