... Portoni che si aprono
Capitolo precedente: Silenzi
A lavoro avevo una scrivania ricurva che seguiva la forma della parete Ovest dell'ufficio, con due grosse finestre che si trovavano esattamente ai bordi del tavolo. Il computer era riposto su di un lato in modo tale da poterci mettere un secondo schermo e ottimizzare gli spazi. Una tazza conteneva qualche matita, due penne rosse mai utilizzate e un lecca lecca, mentre sul tavolo c'era una papera di gomma, una Batmobile in miniatura e gli attrezzi da lavoro, ovvero tastiera e mouse. “Stanno bene?” Ero saltato sulla sedia. “Eh? Cosa?” Simone era spuntato da dietro, facendomi quasi prendere un infarto. “Le matite, stanno bene? Le fissavi intensamente” “No, io... Ero altrove. Con la testa, dico” “E...?” “E cosa?” “Devo farti altre domande o esponi il problema per conto tuo?” “È un discorso lungo, ne parliamo alla pausa” “Come vuoi, sai dove trovarmi” Intanto il sistema operativo era pronto ad eseguire ogni mio comando e, dopo che Simone se ne era andato, avevo cominciato a scrivere codice a mente libera. Non c'era una pausa per tutti, ma io e Simone avevamo degli orari precisi, così da regolare il nostro flusso di lavoro. “Alle 11:00 si smette di scrivere e ci si alza per prendere qualcosa da bere o mangiare, e così alle 16:00. Niente obiezioni”. Quindi alle 11:00 ero in piedi e mi stavo dirigendo verso l'angolo più bello dell'ufficio: quello con la macchinetta del caffè. “Ho comprato delle cialde aromatizzate al caffè, te ne lascio provare una se mi dici cosa ti turba”, mi aveva detto Simone mentre mi passava una cialda che emanava un profumo di caffè misto a cioccolato. L'acqua scorreva bollente nei tubi e si trasformava in delizioso caffè, sgorgando dalla bocca della macchinetta. “Ieri sera ho parlato con Maria” “Maria... Scusa, lo sai che non ti sto dietro con tutte le ragazze che hai” “Che non ho, vorrai dire. Comunque è quella che lavora a Milano per...” “Per la rivista di cucina, certo, mi ricordo. E cosa ha fatto 'sta volta?” La tazzina di caffè scottava come il Monte Fato. “Si è fidanzata, del tipo finché morte non li separi” Un sorso di caffè incandescente per lavare via il ricordo. “Ahi, ahi. Mi dispiace. Per lei ovviamente” “Ah, ah, ah. Comunque penso volesse dirmelo di persona, mi ha scritto lei per vederci” “Comprensibile, quanto tempo siete stati insieme?” “Non siamo mai stati insieme” “Giusto. C'è altro, Don Giovanni?” Nel frattempo c'eravamo seduti al tavolo e io avevo portato dei biscotti che probabilmente erano composti al 90% da burro e al 10% da cioccolato. “Hai presente il pacchetto di sigarette in macchina?” “Certo, sei l'unica persona che non fuma e ha un pacchetto sempre a disposizione” “È sempre lo stesso e non è neanche mio” “Lo so, è della tua amica... Com'è che si chiamava?” “Serena” “Serena! Che fine ha fatto?” “Non lo so, credo stia ancora lavorando per quel giornale locale” “E penfi che fia oa di pallacci?” Pezzi minuscoli di biscotti uscivano dalla sua bocca* e finivano sul tavolo. “Come?” “Scusa. Pensi che sia ora di parlarci?” “Cosa risolverei? Nessuno dei due dice niente all'altro da ormai qualche anno. E non mi va di riallacciare i rapporti con lei” “Allora metti da parte il passato” “Già, penso farò così” La pausa caffè era finita e io ero tornato alla mia scrivania, riprendendo a lavorare. La pausa pranzo era arrivata in fretta, le ore scorrevano veloci e il sole cominciava già a tramontare, creando sfumature arancioni e rosa in cielo. “Ciao Fra, a domani” Simone era uscito, seguito da qualche altra persona. Avevo ordinato al computer di spegnersi e nel frattempo preparavo le mie cose da riportare a casa. Fuori era umido e abbastanza caldo da togliermi il respiro. Il tragitto verso casa con l'aria condizionata, seppur breve, mi aveva rimesso in sesto. Spento il motore il pacchetto mi fissava con insistenza. La mia mano lo aveva afferrato, ero sceso dall'auto, messo lo zaino in spalla e al primo cestino della spazzatura il pacchetto se ne era andato. “A mai più rivederci” Casa era ancora lì, buia e accogliente, come sempre.
*Per ricreare al meglio la frase è stato mangiato un biscotto e recitata la battuta ad alta voce (n.d.r.)
Originally wrote in 2018-08-16T19:31:00.000+02:00