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Considerazioni, ricordi e altre cose inutili che si accumulano.


L'ANPI organizza una manifestazione in città, in giro per le strade della Liberazione. Diverse tappe nelle strade dedicate a momenti e eroi (perché questo sono) della lotta al fascinazismo, con una breve lettura sui fatti e la posa di una coccarda rossa. L'amministrazione locale, che patrocina, sul materiale promozionale ha vietato la frase, di purezza cristallina, “W l'Italia antifascista”.

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Non sono per il pensiero unico, saluterei con relativo, moderato sollievo l'esistenza di una destra sana (per quanto possibile), che nel mio paese non è mai esistita e mai esisterà, visti i trascorsi e il presente; un concetto assurdo, da riderne parossisticamente. All'estero, non so: ci sarà qualche eccezione virtuosa, probabilmente. Intanto, quanto deve essere più facile stare e votare a destra?

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Mi è capitato di fare le medie ai tempi del C64, quando ancora costava parecchio (sulle 400.000 lire scarse), pur non essendo più una roba esclusivamente da ricchi; per la mia famiglia, per tutti quelli che conoscevo, quella era una grossa somma.
Mi comprarono il C64C, nel 1987, solo in seguito a una piccola vincita al lotto, lo prendemmo in un negozio di elettronica alle spalle della Ferrovia, assieme a un orologio della Inno-Hit, questa fusione italo-giapponese tra Elektromarket Innovazione e la Hitachi. 370.000 lire il Commodore, 18.000 l'orologio che , imperterrito, come se il passaggio di alcune decine di anni non lo riguardasse, impegnatissimo contare i secondi, ancora svetta in cucina. Del C64C, invece, mi è rimasto solo il manuale. In olandese. Ah, pure una montagna di ricordi.

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Avete avuto un coniglio come animale da compagnia? Sicuramente il simpaticone di turno vi avrà posto la domanda, credendosi divertente, immaginandosi come un novello Woody Allen.

Lamù è stata la nostra seconda coniglia, arrivata all'improvviso. Stava per lasciarci ancor prima che la vedessimo, poi ha vissuto molto a lungo per un batuffolo della sua specie. Jack, battezzato così da mia sorella, all'epoca vittima delle smancerie di Titanic, l'avevamo voluto e ci ha lasciato molto presto, per un qualche problema intestiale, nel giro di poche ore, senza assolutamente nulla che lo desse a intendere.

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Mia zia nacque in uno dei paesini più o meno rasi al suolo dal sisma del 1980, di quei paesini poi in qualche modo ricostruiti e lasciati a morire di vecchiaia, un abitante alla volta. Nel 2003, circa, ci infiliamo in cinque macchina e torniamo a visitare questo paesino, dopo chissà quanti anni; siamo rimasti in tre, ora.

Classico paesino collinare del Sud: silenzioso, prevedibilmente lindo, vuoto, con un edificio importante posto in cima, in questo caso la chiesa; ci dirigiamo verso quella e, disappunto, è chiusa nonostante sia, probabilmente, la domenica mattina. Incontriamo un essere umano nei paraggi e chiediamo degli orari, la signora «Venite, ve la apro io.» Aveva la chiave.

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E, in genere, al paranormale? Per tutto quel che non si vede e non si tocca, sono tendenzialmente agnostico; l'idea che cose, fenomeni e esseri vari possano esistere su piani diversi dai nostri, però, mi affascina e un poco ci spero.

I settantenni, almeno, di oggi avranno di sicuro qualche storia del genere da raccontare: erano tempi più ingenui, in un certo senso, certi racconti giravano di paese in paese, mutando nel viaggio. La tradizione orale coinvolgeva e riuniva gente più semplice (nel senso puro del concetto), più disposta a risuonare con queste storie. Ne ho ascoltate alcune dai parenti e una, strana, l'ho vissuta.

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Del calcio me ne importa il giusto (nulla), non avrei mai versato lacrime per un mondiale o per qualsiasi altra competizione, a qualsiasi livello. Ai videogiochi di calcio, però, ci ho giocato e ci gioco ancora: gioco ancora a Mexico 86 (Kick and Run), SuperSidekick 2 e 3, Euro League (Tecmo World Cup). Le parentesi racchiudono i nomi dei giochi originali, ma da noi ne esistevano praticamente solo i bootleg. Ho giocato tantissimo pure a Sensible Soccer, ma ora non ci riesco proprio più: troppo difficile controllare i giocatori, col pallone che sguscia ovunque. All'epoca riuscivo a controllarlo benissimo, ma quanti anni sono passati?

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E anche questo testo, recuperato casualmente, non è recentissimo.

Cielo come latte affumicato, quasi scozzese. Tra un balcone e l’altro, conversazioni di massaie in uniforme, quei loro vestitini dai colori e motivi assurdi. Fiori, cuori, azzurro quasi fluorescente. Anche qualche merletto. “Mi son svegliata presto per battere i tappeti e andare alla prima messa”. Sono le 9.30 passate da poco, in queste strade semivuote a quell’ora è ancora presto.

Un motorino tutto scassato, un vecchio 50, è appoggiato a un muro tutto crepato, si reggono a vicenda. La scocca in plastica è tutta rotta, nessuno si degna di rubarlo: dovrebbero spingerlo, probabilmente. Mentre il cielo inizia a tendere all’azzurro, in una traversa ancora più spettrale annuso quel che sembra essere una frittata di cipolle, la colazione dei campioni. Staranno preparando la genovese, penso sia questa l’ipotesi più plausibile Uno stupido volpino da guardia mi abbaia contro, la padrona esce da una panetteria con un sacchetto e mi rassicura, “non fa niente”. Buon per lui.

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Non so se fosse in prima o seconda visione, Alien, quando l'ho visto per la prima volta. Visto, comunque, sul solito televisore, chiaramente in bianco e nero e con una ricezione non esattamente ottimale.

La scena del viaggiatore spaziale (poi avrei saputo, anni dopo, che lo chiamavano space jockey), il facehugger che evolve in chestburster. Quel portello spalancato sullo spazio che pare non chiudersi mai.

Quella sera, mia mamma aveva un forte mal di denti e, il giorno dopo, andammo dal dentista. Mentre lei attendeva il suo turno, mio padre mi portò a perdere un po' di tempo in un piccolo supermercato a pochi passi, in cui lavorava tale [omissis], più grande di me di dieci anni e che molti anni dopo sarebbe diventato amico mio. Agli albori della nostra amicizia, mi chiamava “trumbettella”: in quel periodo bevevo un bel po' e reggevo spesso la birretta in posa da Miles Davis. Comunque, mi comprò un sacchetto di patatine e dentro c'era una di quelle pistoline di plastica caricate a elastici, che ne scagliano sei o sette, uno dopo l'altro premendo ripetutamente il grilletto. Era verde.

Trovammo anche una clessidra buttata in strada, una specie di blocco di resina giallastro, trasparente, ovalizzato. Tagliato in basso e in alto e lateralmente. Uno degli angoli era scheggiato. La sabbia dentro era di un rosa buio, oggi direi magenta con una piccola percentuale di ciano. Era un oggettino molto povero, ma oggi farebbe la sua bella figura in una stanza dal design Settanta. Mi piaceva molto veder scorrere quella sabbia. Ho visto quella clessidra ormai diversi anni fa, non so che fine abbia fatto.


Il primo film ad avermi folgorato, credo. Intanto, per chi ha una certa età, si chiama Guerre Stellari. Se siete giovani, o vi sentite tali, chiamatelo pure Star Wars. Come l’Uomo Ragno, anche se oggi si vuol chiamarlo Spiderman.

Dicevo. Era pomeriggio, l’immediato dopopranzo domenicale. Dovete sapere, i pomeriggi domenicali erano dedicati alla visita ai miei zii, mentre quelli del sabato li dedicavamo alla nonna, che abitava a Napoli. Su una rete locale, di quelle che avevano un concetto tutto loro dei diritti televisivi, stavano trasmettendo questo film. Astronavi. Un robot che sembrava d’oro, accompagnato da una specie di bidone a rotelle. Viaggi spaziali, deserto. Una spada laser, non so se rendo l’idea. Complessivamente, quanto può essere potente, per un bambino, un immaginario simile? Una vera e propria esplosione, roba mai vista prima. E volevano strapparmi a quella visione per andare da mia zia! Da mia zia ci andavamo ogni settimana, quante volte nella vita si vede Guerre Stellari per la prima volta?

Puntai i piedi: sarebbe servito un raggio traente, non disponevano di mezzi talmente potenti da staccarmi dal televisore: uno dei due 12” pollici, ovviamente in bianco e nero, lasciatici da nostro nonno. Uno era bianco, l’altro rosso: li facevamo girare, ne avevamo due da dividere per tre famiglie . Arrivammo a un compromesso: approfittare della pubblicità per sfrecciare a casa di mia zia, compiendo il viaggio in meno di 12 parsec.

E sull'altro televisore, credo quello rosso, per la prima volta ho visto esplodere la Morte Nera.