il conflitto
il conflitto è la logica del nostro tempo, nelle parole, nei modi e nelle intenzioni...
Affermo questo con il cuore pieno di rammarico, come padre, uomo ed essere umano, non vedo alcuna via d'uscita praticabile al momento, si parla di integrità delle intenzioni e la questione è complessa oltre che per lo più davvero davvero disgustosa, il capitalismo che per sopravvivere necessità di bruciare se stesso, di incarna in questa nuova fenice digitale, tuttavia questa nuova fenice 2.0 ha sembianze gasteropodi, si appiccica ai luoghi alle persone, e mentre le distrugge le lusinga con false promesse di nuovi modelli di vite più intelligenti ideali per individui sempre più "soli", la frase si sarebbe conclusa forse meglio con la parola "stupidi", ma ho deliberatamente deciso di sacrificare l'effetto in considerazione della "considerazione" che voglio e che devo riservare al mio prossimo, perché, le scelte sono e restano, individuali, fare la cosa giusta, dire la cosa giusta è responsabilità del parlante non del committente per remota iniezione.
La pratica ormai rodata ed adottata ampiamente della particellizzazione delle decisioni è imperante e dopo una più o meno lunga battuta di arresto nel dopoguerra ha ripreso la sua vitalità, il suo vigore e lo vediamo lo respiriamo ogni giorno. Questa forma mentis è alle basi del successo, ad esempio, della Germania Nazista, che ha applicato il principio delle deresponsabilizzazione dell'individuo, la nascita del "piccolo" burocrate efficiente e puntuale. La logica sociale applicata tecnicamente, letteralmente come "tecnica" prevede, appunto, una deresponsabilizzazione degli organi decisionali, figurativamente, preposti, gli individui appartenenti a questi organi, in essi inquadrati, de facto non decidono, in quanto l'azione è scomposta in innumerevoli piccole adempienze, spesso di ordine burocratico, che gli individui sono chiamati a riscontrare in maniera più puntuale possibile. queste adempienze sono volutamente piccole e poco leggibili nel quadro globale. Piccoli individui che compiono piccole azioni percepiranno l'appartenenza ad un sistema complesso ed elitario, ma la realtà si mostrerà nel complesso differente, la realtà di questa "visione" ce la racconta Gùunter Anders, "allievo" di Martin Heidegger, aver la percezione di fare la cosa giusta, perché di adempie al proprio dovere, ma tradotto si obbedisce agli ordini, ecco spiegato il funzionamento e la non percezione da parte degli individui coinvolti, della macchina dello sterminio Nazista.
Quanto sopra ci viene spiegato dalla scrittrice e giornalista Gitta Sereny, nelle sue interviste agli operatori quadri dei campi di sterminio, nessuno percepiva davvero l'accadere di quei fatti atroci perché l'attenzione era posta sullo svolgimento del "lavoro" l'esecuzione ottimale delle funzioni assegnate. La vecchia e disgustosa lusinga "...Io obbedivo agli ordini..." non nasconde quindi un tentativo di fuga in molti casi, ma è davvero una non comprensione dell'insieme oltre ad un non comprensione della domanda stessa: "Lei sapeva, capiva, perché non ha agito per evitare ? "
Le meccaniche di cui sopra sono oggi collaudate ed efficienti per il nuovo nazismo commerciale, il quadro bancario che propone su ordine del "direttorissimo" investimenti su titoli deteriorati e piccoli risparmiatori per un misero tornaconto personale in benefit e, o gratifiche di qualsivoglia natura, lo fa perché gli è stato ordinato, lo fa perché è il suo lavoro, lo fa bene, ma oggettivamente dal nostro punto di vista non fa la cosa giusta, nemmeno per un attimo, idem l'operatore al telefono sottopagato dalla multinazionale dell'energia che vende contratti capestri a persone poco abili nel destreggiarsi e nel comprendere nella confusione di un'aggressione telefonica, le pieghe truffaldine e scorrete della strepitosa offerta. I medici che prescrivono farmaci su spinta delle case farmaceutiche, che pur curando e non facendo danno, anzi al contrario risolvendo la malattia in molti casi, operano nella condicio mentale del "fare la cosa giusta..." ma non è così. Vi invito alla lettura leggera ed irritante dei numerosi libri di denuncia scritti dall'amico Dott. Paolo Cornaglia Ferraris.
La decisione finale spetta a noi, a me, a (TU!) mio prossimo, io decido per me, per gli altri e viceversa. O riusciamo a comprendere questo meccanismo di comune interesse, di comunità, o inevitabilmente il nostro futuro sarà nuovamente e fortemente compromesso. Questa scelta giusta non potrà essere demandata in modo alcuno a classi dirigenti espresse da questo vecchi capitalismo, queste potranno solo, come sempre, costringerci a danzare come serpenti oscillando davanti alle lusinghe di un flauto che non sentiamo suonare. Il fare collettivo è il solo modo, agire nel giusto, le istruzioni non portano necessariamente alla migliore evidenza creativa, perché nella creatività tipica dell'individuo e nella sua condivisione con la collettività sta la via per la salvezza.