la tana di Belzebu

sono solo e ho paura, paura di non "essere", attesa per la fine, un prima ed un dopo che ho già vissuto nella tua presenza.

un giorno l'uno parlò con lo zero, e gli disse:

- Vedi come sono grande rispetto a te ? Non ci vuole molto, certo sono la metà rispetto al due, un terzo del tre, per non parlare del sette, dell'otto o del nove, ma rispetto a te! Zero, rispetto a te, sono immenso, perché tu non sei nulla... L'uno aggiunse poi: - Se quelli come te si mettono in fila, alla mia destra, ecco posso diventre dieci, cento, mille e anche un milione se mi impegno! - Posso diventare il più grande, posso diventare qualcuno, posso diventare il numero uno. ora questa soria è nota, e ve la riporto bonarimente, tuttavia il significato, semplice, di questa "favoletta" mi ha sempre fatto riflettere, ultimamente poi, diciamo anche negli ultimi anni, ho preso sempre più consapevolezza con la mia natura mediocre, e non fraintendetemi, non voglio usare la parola "mediocre" come una definizione totalmente negativa, per quanto possibile, potremmo dilungarci molto sulla questone del merito, questione trasformata in tempi recenti in "meritocrazia" cosa che è assolutamente antitetica al merito. Comunque, è indiscutibile che io sia partito con un notevole svantaggio, sia fisico che sociale, fisico perché essendo ipovedente anche le cose più semplici come prendere un autobus, un treno, leggere le indicazioni scritte in piccolo e poste su un cartella a due metri di altezza diventano ostacoli insormontabili, sociale perché essendo stato totalmente abbandonato dai miei genitori sono cresciuto con i miei nonni prma e solo con mia nonna da quando avevo nove anni, vittima di pregiudizio da parte di tutti i "congiunti" in quanto figlio di genitori insensati e separati, un ragazzino mezzo cecato, con tante tante difficoltà anche nella vita quotidiana, difficoltà da afftontare materialmente anche con i soli mezzi di una piccola pensione, quella della nonna, dalla quale far uscire: scarpe, penne, libri, qualche giocattolo e tutto il resto utile a non ridursi in uno stato miserendo, certi sogni erano per me insivisbili de facto grazie al mio visus ridotto, ed impossibili o comunque al limite dell'impossibile partendo dalle stanze di quell'ambiente decisamente popolare. Tuttavia deciso a fare il meglio con quello che avevo, pronto anche a rubarla la felicità se fosse stato possibile ho provato ad esprimere quello che avevo dentro, alcune volte riuscendoci, altre volte, il più delle volte, fallendo miseramente, mi sono avvicinato alla letteratura, leggendo letteralmente di tutto, quanto è bella l'espressione "leggendo letteralmente" ? Mettendo le mani su ogni occasione, ogni possibilità di cultura alla quale potessi accedere, mi appassionai alla muscia, feci di tutto per poter capire, imparare qualcosa, alla scrittura, al disegno, alla politica ed anche allo sport in qualche misura. Ma nonostante tutti i miei tentativi di promuovermi in qualcosa, correre al passo con gli altri non è mai stato semplice, anzi sono sempre rimasto molti passi indietro, sono sempre rimasto nelle retrovie, quelle dove stanno i mediocri, qualche luccichio di riflesso forse, ma nulla più, pezzetti di carta stagnola utili ad ingannare per breve tempo qualche ladruncolo uccellino. Quello che però posso testimoniare è che, a parte qualche veniale errore di gioventù, in termini politici, non sono mai stato uno zero, o meglio, nel momento in cui sono stato zero mi sono ben guardato dal pormi a destra di qualcosa di poco conto come un uno, se sono stato uno zero, e lo sono stato, sono rimasto al mio posto, a sinistra! to be continued...

cosa ho di te...

ho le tue fotografie, piene di sorrisi, piene di luce, piene di te, ho ancora in mente la muscia delle tue parole, il coro delle tue risate, le lunghe chiaccherate con la città che si accedenva dietro i vetri... ricordo in questo momento il tuo profumo, e poi il tuo odore, il tuo sapore, dolce buono, umido come piggia fresca su una foglia di menta...

in ritardo sul giorno della felicità

ieri era il giorno della felicità, ormai c'è un giorno per tutto, tra poco dovremo riformare il calendario per avere più giorni dei giorni, oppure inizieremo con le mezze giornate... Il mio giorno felice è stato il 31815, corrispondelte al mio giorno di vita 15057, il tuo giorno di vita 11367... Non ricordo la felicità mia e solo mia prima. Ricordo tanti giorni felici anche se dolorosi dopo... Oggi quei giorni sono fuggiti via, ed è rimasto il solo dolore, saperti lontano, saperti altrove, vicino all'indifferenza che mi circonda...

si desidera e si spreca...

avrei voluto avere più tempo, più tempo per capire più cose, ed invece il tempo l'ho buttato via inseguendo le rondini in un cielo abbagliante, ho trovato i tuoi occhi scuri e mi ci sono perduto dentro, ma anche nel tuo cielo non ho fatto altro che perdere tempo, sino a quando tutto si è compresso e le orecchie hanno iniziato a fischiare, tutti i demoni hanno iniziato ad urlare soffocati dallo spazio ridotto in cui li avevo confinati, sino all'ultimo, procrastinando il traguardo di quella felicità di cui ho avuto paura, perché della felicità quella vera io ho sempre avuto paura, perché non sono capace ad essere felice, perché io sono incapace di essere felice. Resto fermo, non sono più nel tuo cielo, e ne mio cielo le rondini ormai sono lontane, a rimandare la felicità ormai si è fatto tardi e nella notte che arriva spero di trovare una quiete, quest'ultima è sorella minore della felicità, un surrogato un antidolorifico di quel dolore cronico, che non passa mai, che si chiama vivere...

e il destino ?

il mio cuore accartocciato sanguina te la mia vita è un soldato morente che urla il tuo nome non ci sono più lettere da dedicarti per comporre parole che io conosca i sogni fatti di te si spaccano nel triste risveglio vorrei correrti addosso, abbracciarti e travolgeri come una tempesta cadere a terra in un eterno precipitare tra roccia e sogni, tra polvere e sogni... non più vie per i miei passi non c'è più destino per le mie lettere...

il tempo come Socrate...

il maestro Socrate non accettava, non riconosceva il tempo come assouto, il tempo è un'astrazione mentale che non esiste, il passato non è più, a volte purtroppo, il fuuro, per lo più spaventoso non è ancora... E alora, il presente come linea di separazione tra due cose che non esistono come fa esso stesso ad esistere ? Vi lascio con questa domandina da pococ in questa fresca giornata di prefazione alla primavera. Avremo modo di parlare del tempo e della sua percezione.... Avremo modo o avremo "tempo"

citazione strana

la guerrà è un infanticidio rinviato di vent'anni. Oriana Fallaci

il dolore senza la laurea

se un pescatore prova dolore e compassione per quei morti in mare, un pescatore, un "ignorante" con il sale nella pelle, con il pesce tra le pieghe delle mani, se un uomo che lotta ogni giorno con quell'immenso mostro azzurro e buio, se quest'uomo può comprendere e provare un dolore per una ingiustizia cosi grande e potente, come è possibile che un'altro uomo figlio dell'universalità, un uomo che ha conosciuto la filosofia del diritto, un uomo magister della nazione non conosca nemmeno la retorica del dolore... La mia nave è là il mio comandante un pescatore....

un amore piccolo

c'è un amore piccolo di una lacrima in un vicolo di un pensiero unico per un istante magico di uno sguardo identico fatto di magia ed erotico ti penso ad ogni attimo che diventa "issimo" come l'infinito cosmico

gli scacchi

un pedone bianco in fuga dal suo re una regina nera sta spettando me gli scacchi sono divisi in nero e bianco sai se il tempo fosse un gioco all'amore giocherei alte son le torri, alfieri come eroi corrono i cavalli ma è tardi ormai per noi per il pedone bianco regine non ce n'è ma oggi una regina ha guardato in me la vita è una scacchiera i pezzi siamo noi siamo anime di legno e non ci sono eroi a giocare in questa vita siamo rimasti in tre una regina nera, un pedone e un Re una regina nera in fuga dal suo Re un pedone bianco sta aspettando te gli schacchi son divisi tra nero e bianco sai se il tempo fosse un gioco all'amore giocherei